Il food design non è soltanto finger food dall’architettura insolita, decorazioni sulle mini-porzioni o portate spettacolarizzate in generale. Tutto il cibo è considerabile come progettato o progettabile: in alcuni casi sono la cultura e il tempo a farlo, in altri casi sono le circostanze tecniche e ambientali. Anche il cibo a noi più familiare o che diamo per scontato è ormai diventato funzionale a esigenze produttive o di marketing. Il design della comunicazione, basato sul senso della vista, è stato ampiamente studiato sia dal punto di vista fisiologico, attraverso ricerche scientifiche, sia da quello semiologico, giungendo infine alla sua codifica (si pensi ai principi della Gestalt o ai principi di V. S. Ramachandran), permettendo la sua corretta applicazione a moltissimi settori, come la pubblicità, l’informazione, il marketing, ecc. Il design del cibo, per quanto profondamente sviluppato in ambito industriale è una disciplina poco approfondita nelle sue regole in ambito accademico e ancora troppo poco orientato verso il benessere dell’uomo e dell’ambiente. Il problema che affrontiamo con la nostra tesi è proprio questo, la mancanza di un metodo e degli strumenti adatti alla progettazione del food, partendo da un’analisi pratica degli elementi in gioco ed arrivando allo sviluppo di una teoria sulla percezione del cibo. Abbiamo scelto, quindi, il titolo Food Decoding perché abbiamo costruito un codice per il linguaggio del cibo e uno strumento di decodifica che consenta di analizzarlo e utilizzarlo. Decodificare significa “identificare e interpretare un messaggio affidato a un codice da parte del destinatario che è a conoscenza del codice”. Codificare è “esprimere informazioni e messaggi mediante le regole e i simboli di un sistema convenzionale (il codice) stabilito concordemente dall’emettitore e dal ricevitore dei messaggi allo scopo di trasmettere o elaborare automaticamente le informazioni”.
Food decoding. Il cibo dalla percezione al senso.
CISTINO, GABRIELA;FURLANI, SARA
2009/2010
Abstract
Il food design non è soltanto finger food dall’architettura insolita, decorazioni sulle mini-porzioni o portate spettacolarizzate in generale. Tutto il cibo è considerabile come progettato o progettabile: in alcuni casi sono la cultura e il tempo a farlo, in altri casi sono le circostanze tecniche e ambientali. Anche il cibo a noi più familiare o che diamo per scontato è ormai diventato funzionale a esigenze produttive o di marketing. Il design della comunicazione, basato sul senso della vista, è stato ampiamente studiato sia dal punto di vista fisiologico, attraverso ricerche scientifiche, sia da quello semiologico, giungendo infine alla sua codifica (si pensi ai principi della Gestalt o ai principi di V. S. Ramachandran), permettendo la sua corretta applicazione a moltissimi settori, come la pubblicità, l’informazione, il marketing, ecc. Il design del cibo, per quanto profondamente sviluppato in ambito industriale è una disciplina poco approfondita nelle sue regole in ambito accademico e ancora troppo poco orientato verso il benessere dell’uomo e dell’ambiente. Il problema che affrontiamo con la nostra tesi è proprio questo, la mancanza di un metodo e degli strumenti adatti alla progettazione del food, partendo da un’analisi pratica degli elementi in gioco ed arrivando allo sviluppo di una teoria sulla percezione del cibo. Abbiamo scelto, quindi, il titolo Food Decoding perché abbiamo costruito un codice per il linguaggio del cibo e uno strumento di decodifica che consenta di analizzarlo e utilizzarlo. Decodificare significa “identificare e interpretare un messaggio affidato a un codice da parte del destinatario che è a conoscenza del codice”. Codificare è “esprimere informazioni e messaggi mediante le regole e i simboli di un sistema convenzionale (il codice) stabilito concordemente dall’emettitore e dal ricevitore dei messaggi allo scopo di trasmettere o elaborare automaticamente le informazioni”.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/18524