Decay and ruins are signs of the passage of time, of the natural cycles of life and death, of war, natural disasters, appropriation, neglect, abandonment, among others, and their influence over human beings differ from case to case, depending on their specific context, some signs of decay carry heavy negative associations whereas, some others are full of positive association and a provide a sense of belonging and identity. This research explores three dimensions of the aesthetics of decay and ruins, and their potential to be emancipatory. Firstly, its role in the aestheticization processes is understood as a process or series of processes that concern the reproduction of certain traits or aesthetic values that were not aesthetically relevant before. Secondly, the concept of Nostalgia and its link to decay, ruins, restoration, and the development of new technologies; specifically, the potential to use the past to build the future. And lastly, the appropriation of decay by subcultures and individuals and groups outside the mainstream to ensure their right to urban space. The purpose of this research is to recognize the potential of ruins and decay to be transcendental for human experience, specifically in terms of inclusive social practices, creativity, and freedom. Forte Prenestino was chosen as a case study due to its particular condition: an abandoned, decayed, and neglected historical building, that, far from the interest of the authorities in its restoration and revalorization, projected rather negative associations not only with war, but also with abandonment and crime, and was recontextualized after its occupation, shifting the negative associations to rather positive ones. As a final contribution, this research is an invitation to rethink the restoration and preservation practices that sustain the given and often imposed mainstream artistic and cultural values and consider an alternative use of heritage buildings that can serve different groups or individuals who resist and desire to live outside the mainstream and contribute to creating history, even when they are usually forgotten or ignored by the filters of historical narrative.

La decadenza e le rovine sono segni del passaggio del tempo, dei cicli naturali di vita e morte, della guerra, dei disastri naturali, dell’appropriazione, dell’incuria, dell’abbandono, tra altri, e la sua influenza sugli esseri umani varia da caso a caso. A seconda del loro contesto specifico, alcuni segni di decadenza portano pesanti associazioni negative mentre altri sono pieni di associazioni positive e forniscono un senso di appartenenza e identità. Questa ricerca esplora tre dimensioni dell’estetica del degrado e delle rovine e il loro potenziale come agenti di emancipazione. In primo luogo, il suo ruolo nei processi di estetizzazione, intesi come un processo o una serie di processi che riguardano la riproduzione di certi tratti o valori estetici che prima non erano esteticamente rilevanti. In secondo luogo, il concetto di Nostalgia e il suo legame con la decadenza, le rovine, il restauro e lo sviluppo di nuove tecnologie; in particolare, il suo potenziale di utilizzare il passato per costruire il futuro. E infine, l’appropriazione del degrado da parte delle sottoculture e di individui e gruppi al di fuori del mainstream, al fine di garantire il loro diritto allo spazio urbano. Lo scopo di questa ricerca è quello di riconoscere il potenziale delle rovine e del degrado di essere trascendentale per l’esperienza umana, in particolare in termini di pratiche sociali inclusive, creatività, e libertà. Forte Prenestino è stato scelto come caso di studio a causa della sua particolare condizione: un edificio storico abbandonato, decaduto e trascurato, che, lontano dall’interesse delle autorità nel suo restauro e rivalorizzazione, proiettava associazioni piuttosto negative non solo con la guerra, ma anche con l’abbandono e il crimine, ed è stato ricontestualizzato dopo la sua occupazione, spostando le associazioni negative in quelle positive. Come contributo finale, questa ricerca è un invito a ripensare le pratiche di restauro e conservazione che sostengono i valori artistici e culturali mainstream dati e spesso imposti, e a considerare un uso alternativo degli edifici del patrimonio che può servire a diversi gruppi o individui che resistono e desiderano vivere fuori dal mainstream e contribuire a creare la storia, anche quando sono solitamente dimenticati o ignorati dai filtri della narrativa storica.

Aesthetics of decay. Appropriation, nostalgia and creative rewriting of urban ruins

Guido Ochoa, Amanda
2020/2021

Abstract

Decay and ruins are signs of the passage of time, of the natural cycles of life and death, of war, natural disasters, appropriation, neglect, abandonment, among others, and their influence over human beings differ from case to case, depending on their specific context, some signs of decay carry heavy negative associations whereas, some others are full of positive association and a provide a sense of belonging and identity. This research explores three dimensions of the aesthetics of decay and ruins, and their potential to be emancipatory. Firstly, its role in the aestheticization processes is understood as a process or series of processes that concern the reproduction of certain traits or aesthetic values that were not aesthetically relevant before. Secondly, the concept of Nostalgia and its link to decay, ruins, restoration, and the development of new technologies; specifically, the potential to use the past to build the future. And lastly, the appropriation of decay by subcultures and individuals and groups outside the mainstream to ensure their right to urban space. The purpose of this research is to recognize the potential of ruins and decay to be transcendental for human experience, specifically in terms of inclusive social practices, creativity, and freedom. Forte Prenestino was chosen as a case study due to its particular condition: an abandoned, decayed, and neglected historical building, that, far from the interest of the authorities in its restoration and revalorization, projected rather negative associations not only with war, but also with abandonment and crime, and was recontextualized after its occupation, shifting the negative associations to rather positive ones. As a final contribution, this research is an invitation to rethink the restoration and preservation practices that sustain the given and often imposed mainstream artistic and cultural values and consider an alternative use of heritage buildings that can serve different groups or individuals who resist and desire to live outside the mainstream and contribute to creating history, even when they are usually forgotten or ignored by the filters of historical narrative.
IANNILLI, GIOIA LAURA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
27-apr-2022
2020/2021
La decadenza e le rovine sono segni del passaggio del tempo, dei cicli naturali di vita e morte, della guerra, dei disastri naturali, dell’appropriazione, dell’incuria, dell’abbandono, tra altri, e la sua influenza sugli esseri umani varia da caso a caso. A seconda del loro contesto specifico, alcuni segni di decadenza portano pesanti associazioni negative mentre altri sono pieni di associazioni positive e forniscono un senso di appartenenza e identità. Questa ricerca esplora tre dimensioni dell’estetica del degrado e delle rovine e il loro potenziale come agenti di emancipazione. In primo luogo, il suo ruolo nei processi di estetizzazione, intesi come un processo o una serie di processi che riguardano la riproduzione di certi tratti o valori estetici che prima non erano esteticamente rilevanti. In secondo luogo, il concetto di Nostalgia e il suo legame con la decadenza, le rovine, il restauro e lo sviluppo di nuove tecnologie; in particolare, il suo potenziale di utilizzare il passato per costruire il futuro. E infine, l’appropriazione del degrado da parte delle sottoculture e di individui e gruppi al di fuori del mainstream, al fine di garantire il loro diritto allo spazio urbano. Lo scopo di questa ricerca è quello di riconoscere il potenziale delle rovine e del degrado di essere trascendentale per l’esperienza umana, in particolare in termini di pratiche sociali inclusive, creatività, e libertà. Forte Prenestino è stato scelto come caso di studio a causa della sua particolare condizione: un edificio storico abbandonato, decaduto e trascurato, che, lontano dall’interesse delle autorità nel suo restauro e rivalorizzazione, proiettava associazioni piuttosto negative non solo con la guerra, ma anche con l’abbandono e il crimine, ed è stato ricontestualizzato dopo la sua occupazione, spostando le associazioni negative in quelle positive. Come contributo finale, questa ricerca è un invito a ripensare le pratiche di restauro e conservazione che sostengono i valori artistici e culturali mainstream dati e spesso imposti, e a considerare un uso alternativo degli edifici del patrimonio che può servire a diversi gruppi o individui che resistono e desiderano vivere fuori dal mainstream e contribuire a creare la storia, anche quando sono solitamente dimenticati o ignorati dai filtri della narrativa storica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/186067