Fluxus. An art incubator project. Versatile system architecture that connects Istanbul with the forgotten industrial heritage, to foster the local contemporary art scene

Istanbul is located in a unique geography where the continents Europe and Asia blend in one city. Today, there is a great threat in Istanbul by the destruction of historical industrial structures due to unconsciousness and wrong conservation efforts. The industrial buildings that had served for active production during the Industrialization era remain idle when the need changes or disappears, and are slowly omitted from the urban memory. A remarkable example in this context is Pasalimani Flour Factory, one of the first three factories of the Ottoman Empire. Located on the Asian shore of the Bosphorus, the building is a critical part of the seafront silhouette. Though, it has been dysfunctional since 1940 and became dilapidated over time. The factory, a cultural and historical heritage, is on a continuous extinction. Its roof and slabs have disappeared completely. The fact that no effort is made to preserve and reuse the historic factory is a part of the neglective attitude that undermines national values. For these reasons, this study is an alternative for repurposing Pasalimani Flour Factory. The building is positioned on an advan-tageous site to contribute to Istanbul’s progressive contemporary art scene. It has a panorama of the Bosphorus and is next to the State Opera Ballet Directorate and Theater stages. Thus, a collective and creative program can interact with adjacent features to enrich the arts-based community development. A motivational reference is Maciunas’s manifesto of the 1960s Fluxus art movement, not only about the creation of art that presents contemporary life but also making the art as pervasive with the local community. In this context, the proposal Fluxus Art Incubator is developed to reuse the left-idle landmark with a versatile architectural system that can recover the productive spirit. Inspired by the cross-cultural nature of Istanbul, a vital corridor of “flux” is introduced to connect the city with the forgotten factory. With the dynamic design strategies, the intention is to achieve an innovative, self-sustaining art incubator where emerging artists, professionals, and the public can exchange ideas, collaborate, and perform experimental works of art. The first milestone of the design process was the analogy method to make the industrial heritage visible and understandable. When developing the architectural language, the project draws inspiration from the phenomenal “Fun Palace” project by Cedric Price, which he proposed was not a building in any conventional sense, but was instead a socially interactive machine. Along with reading Price’s design language, the project adopts an industrial language by the exposed structural elements to revive the industrial identity. The secondary analogy is the pre-existed production process. Mills are usually multi-storey where each floor has a separate function, that there is vertical processing for flour production. In this case, the existing building with its whole-void interior is taken as a challenging opportunity. The proposal consists of alternative mobile spatial systems of vertical and lateral movement that can cooperate for various configurations. Art studios and multipurpose spaces are designed flexibly in a participatory manner to respond to users’ needs for different occasions. The circulation, mobile platform, and partition elements are applied to achieve optimal interplay of interior spaces with outdoors. Briefly, the thesis work presents an adaptive reuse proposal of an ever-changing creative hub that continually interacts and responds to the inhabitants.

Istanbul si trova in una geografia unica dove i continenti Europa e Asia si fondono in un'unica città. Oggi c'è una grande minaccia a Istanbul dalla distruzione di strutture industriali storiche a causa dell'incoscienza e degli sforzi di conservazione sbagliati. Gli edifici industriali che erano serviti per la produzione attiva durante l'era dell'industrializzazione rimangono inattivi quando il bisogno cambia o scompare e vengono lentamente omessi dalla memoria urbana. Un esempio notevole in questo contesto è la Pasalimani Flour Factory, una delle prime tre fabbriche dell'Impero Ottomano. Situato sulla sponda asiatica del Bosforo, l'edificio è una parte fondamentale della silhouette del lungomare. Tuttavia, è disfunzionale dal 1940 e nel tempo è diventato fatiscente. La fabbrica, patrimonio culturale e storico, è in continua estinzione. Il tetto e le lastre sono completamente scomparsi. Il fatto che non venga fatto alcuno sforzo per preservare e riutilizzare la fabbrica storica fa parte dell'atteggiamento negligente che mina i valori nazionali. Per questi motivi, questo studio è un'alternativa per riproporre la Pasalimani Flour Factory. L'edificio è posizionato in un luogo vantaggioso per contribuire alla scena artistica contemporanea progressista di Istanbul. Ha un panorama sul Bosforo ed è vicino alla Direzione del Balletto dell'Opera di Stato e ai palchi del Teatro. Pertanto, un programma collettivo e creativo può interagire con le caratteristiche adiacenti per arricchire lo sviluppo della comunità basata sull'arte. Un riferimento motivazionale è il manifesto di Maciunas del movimento artistico Fluxus degli anni '60, non solo sulla creazione di un'arte che presenta la vita contemporanea, ma anche rendendo l'arte pervasiva nella comunità locale. In questo contesto si sviluppa la proposta Fluxus Art Incubator per riutilizzare il landmark lasciato inattivo con un sistema architettonico versatile in grado di recuperare lo spirito produttivo. Ispirato dalla natura interculturale di Istanbul, viene introdotto un corridoio vitale di "flusso" per collegare la città con la fabbrica dimenticata. Con le strategie di progettazione dinamica, l'intenzione è quella di realizzare un incubatore artistico innovativo e autosufficiente in cui artisti emergenti, professionisti e pubblico possano scambiare idee, collaborare ed eseguire opere d'arte sperimentali. La prima pietra miliare del processo progettuale è stata il metodo dell'analogia per rendere visibile e comprensibile il patrimonio industriale. Nello sviluppo del linguaggio architettonico, il progetto trae ispirazione dal fenomenale progetto "Fun Palace" di Cedric Price, che ha proposto non fosse un edificio in alcun senso convenzionale, ma fosse invece una macchina socialmente interattiva. Insieme alla lettura del linguaggio progettuale di Price, il progetto adotta un linguaggio industriale dagli elementi strutturali esposti per far rivivere l'identità industriale. L'analogia secondaria è il processo di produzione preesistente. I mulini sono solitamente a più piani in cui ogni piano ha una funzione separata, cioè c'è una lavorazione verticale per la produzione di farina. In questo caso, l'edificio esistente con il suo interno completamente vuoto viene preso come un'opportunità sfidante. La proposta consiste in sistemi spaziali mobili alternativi di movimento verticale e laterale che possono cooperare per varie configurazioni. Gli studi d'arte e gli spazi polivalenti sono progettati in modo flessibile e partecipativo per rispondere alle esigenze degli utenti nelle diverse occasioni. La circolazione, la piattaforma mobile e gli elementi divisori vengono applicati per ottenere un'interazione ottimale tra gli spazi interni e quelli esterni. In breve, il lavoro di tesi presenta una proposta di riuso adattivo di un hub creativo in continua evoluzione che interagisce e risponde continuamente agli abitanti.