Spazi indecisi : ripensare l'esistente per la comunità locale di Sondalo

Our thesis examines the Valtellina area, focusing on the town of Sondalo, known for hosting during the twentieth century one of the largest sanatoriums in Italy for tuberculosis patients. However, the subject of our research study is not linked to the hospital area, but to the urban center of Sondalo. This city is now sparsely populated and characterized by the presence of a skeleton construction started and never completed, that had to be the new parish center of the city. We have analyzed the territory, the history of the country and, following several on-site inspections, we have collected requests, comments and opinions of the community, of the municipal administration and the curie regarding the use of this center. Finally, we have tried to extend our theme focusing on the Italian national situation, understanding what the numbers of unfinished buildings are in the various territorial and regional realities and their trend over the years. The result of our studies and the comparison with case studies of redevelopment plans has allowed us to think about different architectural solutions. Our range of proposals has gradually decreased at number three, with a vision that It’s more congenial and that considers the requests and the needs of citizens. In conclusion with our thesis we want to emphasize that the design approaches to the unfinished in architecture can be different, but just with the respect for the environmental system you can create the perfect project.

Il tema della nostra tesi prende in esame il territorio valtellinese, focalizzando l’attenzione sul comune montano di Sondalo, conosciuto per aver ospitato durante il Novecento uno dei più grandi sanatori italiani per i malati di tubercolosi. L’oggetto del nostro studio di ricerca non è tuttavia legato alla zona ospedaliera, ma bensì al centro urbano di Sondalo, rimasto ad oggi poco popolato e caratterizzato dalla presenza di uno scheletro edilizio iniziato e mai ultimato, pensato in origine per diventare il nuovo centro parrocchiale della città. Abbiamo svolto delle analisi sul territorio, sulla storia del paese e, a seguito di diversi sopralluoghi svolti in loco, abbiamo raccolto richieste, osservazioni ed opinioni della comunità, dell’amministrazione comunale e della curia in merito all’utilizzo di questo centro. Si è mostrato altrettanto proficuo consultare l’archivio storico comunale, da cui abbiamo tratto numerose informazioni utili. Infine, abbiamo cercato di estendere il tema della nostra indagine al panorama nazionale, approfondendo la questione dei numeri italiani degli edifici non finiti nelle diverse realtà territoriali e regionali ed il loro andamento negli anni. Il risultato dei nostri studi e il confronto con casi studio di piani di riqualifica ci ha guidati nell’ ipotizzare diverse strategie di recupero dell’area in oggetto, tutte volte a sfruttare e valorizzarne la posizione di punto nevralgico nel contesto cittadino. La nostra rosa di proposte si è via via ridotta al numero di tre, concepite con una visione di progetto di base sostanzialmente uniforme, ma con l’apporto di variazioni mirate che ci hanno condotti alla scelta definitiva più congeniale, ovvero quella che tiene in massimo conto le richieste e le necessità dei cittadini. In conclusione, con la nostra tesi intendiamo sottolineare che gli approcci progettuali rispetto al non finito in sé si prestano a molteplici risultati validi da un punto di vista meramente architettonico, ma che solo attraverso il rispetto del sistema ambientale può scaturire il disegno ideale, quello che maggiormente si esplica in termini di estetica armonica nel contesto urbano paesaggistico e di etica storico sociale in funzione della comunità cittadina.