Within the collection of natural representations taking place in the gardens of Porta Venezia in Milano, the Museum of Natural History is the institution where representation becomes narrative. The museum was conceived in the wake of the great explorations of the 18th century, under the influence of the Enlightenment ideology and presents nature arranged in glass cabinets and dioramas. This classification, carried out according to the human will to dominate nature through rationality, is hardly neutral, but the didactic simplicity of the resulting narrative has led to the crystallisation of the Natural History model to this day. Due to the ‘broken’ relationship between humanity and nature and the focus on the current debate around environmental crisis, the museum has now the potential to gather parallel narratives and periodically convey the diverse meanings of nature. The addition of a new exhibition space explores a new spatial and perceptive dimension to depict an unmediated, immersive and experiential nature. The illusory wish to simulate the autonomy of nature, free from human control, results in simulations that through the formless, a matter from which man has not yet identified a form, depicts the entropic dimension of nature. This is the case of the ‘rocaille’, a conglomerate material that simulates rocks, of the decorative ‘rustico’ type and of the ‘grotto’, a reproduction of the ancestral space of a cave. All those representations stand on the boundary between a natural and an artificial act, between wilderness and civilisation. The demolition of the central section of the museum, allowed by the relocation of offices and research laboratories to the attic floor, combines the two small courtyards into a unified space surrounded by the existing exhibition loop. The ‘grotto’ and the rocky garden shaped on its exterior surface interpret the tradition of ‘rustico’. Through the manipulation of the materials, applying artificial processes such as corrugations, excavations, moulds and folds, an attempt is made to capture the imprint of formless nature and rebuild its image.

Nella collezione di rappresentazioni-di-natura all’interno dei giardini di Porta Venezia di Milano, il Museo di Storia Naturale si configura come il luogo in cui la rappresentazione diventa racconto. Il museo, nato a seguito delle grandi esplorazioni del ‘700 sotto l’influsso dell’ideologia illuministica, presenta una natura ordinata in teche e diorami. Questa classificazione, attuata secondo la volontà umana di dominare la natura attraverso la ragione, è una operazione tutt’altro che neutra, ma la semplicità didattica che ne consegue ha portato al cristallizzarsi del modello della Storia Naturale fino ad oggi. A fronte del mutato rapporto uomo-natura e della centralità del dibattito sulla crisi ambientale, il museo ha la potenzialità di integrare narrazioni parallele e restituire periodicamente la pluralità dei significati del concetto di natura. L’aggiunta di un nuovo spazio espositivo indaga così una nuova modalità spaziale e percettiva per raccontare una natura non mediata, meno idealizzata e maggiormente esperienziale. L’intenzione velleitaria di simulare l’autonomia della natura, libera dal controllo umano, porta a considerare processi che attraverso l’informe, materia dal quale l’uomo non ha ancora identificato una forma, mettano in scena la sua componente entropica. È il caso del rocaille, un materiale conglomerato che simula una natura rocciosa, del tipo decorativo rustico cui appartiene e del ‘grotto’, riproduzione dello spazio ancestrale di una grotta; tutte rappresentazioni al confine percettivo tra un atto naturale e un atto artificiale, tra selvatichezza e civiltà. La demolizione del corpo centrale del museo, rilocando uffici e laboratori di ricerca nel piano attico, permette di unificare le due piccole corti in un unico spazio inscritto nel percorso di visita esistente. Il ‘grotto’ e il giardino roccioso che prende forma sul suo estradosso reinterpretano la tradizione del rustico. Attraverso un lavoro di modifica della materia tramite processi artificiali quali increspature, scavi, calchi e piegature, si tenta di catturare l’impronta della natura informe e di ricostruirne l’immagine.

La rappresentazione della natura informe in architettura, un 'grotto' nel Museo di Storia Naturale di Milano

Musolino, Alessandro;Orsini, Riccardo
2020/2021

Abstract

Within the collection of natural representations taking place in the gardens of Porta Venezia in Milano, the Museum of Natural History is the institution where representation becomes narrative. The museum was conceived in the wake of the great explorations of the 18th century, under the influence of the Enlightenment ideology and presents nature arranged in glass cabinets and dioramas. This classification, carried out according to the human will to dominate nature through rationality, is hardly neutral, but the didactic simplicity of the resulting narrative has led to the crystallisation of the Natural History model to this day. Due to the ‘broken’ relationship between humanity and nature and the focus on the current debate around environmental crisis, the museum has now the potential to gather parallel narratives and periodically convey the diverse meanings of nature. The addition of a new exhibition space explores a new spatial and perceptive dimension to depict an unmediated, immersive and experiential nature. The illusory wish to simulate the autonomy of nature, free from human control, results in simulations that through the formless, a matter from which man has not yet identified a form, depicts the entropic dimension of nature. This is the case of the ‘rocaille’, a conglomerate material that simulates rocks, of the decorative ‘rustico’ type and of the ‘grotto’, a reproduction of the ancestral space of a cave. All those representations stand on the boundary between a natural and an artificial act, between wilderness and civilisation. The demolition of the central section of the museum, allowed by the relocation of offices and research laboratories to the attic floor, combines the two small courtyards into a unified space surrounded by the existing exhibition loop. The ‘grotto’ and the rocky garden shaped on its exterior surface interpret the tradition of ‘rustico’. Through the manipulation of the materials, applying artificial processes such as corrugations, excavations, moulds and folds, an attempt is made to capture the imprint of formless nature and rebuild its image.
JAKOB, MICHAEL FRANZ
RIGO, JOSEPH
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
28-apr-2022
2020/2021
Nella collezione di rappresentazioni-di-natura all’interno dei giardini di Porta Venezia di Milano, il Museo di Storia Naturale si configura come il luogo in cui la rappresentazione diventa racconto. Il museo, nato a seguito delle grandi esplorazioni del ‘700 sotto l’influsso dell’ideologia illuministica, presenta una natura ordinata in teche e diorami. Questa classificazione, attuata secondo la volontà umana di dominare la natura attraverso la ragione, è una operazione tutt’altro che neutra, ma la semplicità didattica che ne consegue ha portato al cristallizzarsi del modello della Storia Naturale fino ad oggi. A fronte del mutato rapporto uomo-natura e della centralità del dibattito sulla crisi ambientale, il museo ha la potenzialità di integrare narrazioni parallele e restituire periodicamente la pluralità dei significati del concetto di natura. L’aggiunta di un nuovo spazio espositivo indaga così una nuova modalità spaziale e percettiva per raccontare una natura non mediata, meno idealizzata e maggiormente esperienziale. L’intenzione velleitaria di simulare l’autonomia della natura, libera dal controllo umano, porta a considerare processi che attraverso l’informe, materia dal quale l’uomo non ha ancora identificato una forma, mettano in scena la sua componente entropica. È il caso del rocaille, un materiale conglomerato che simula una natura rocciosa, del tipo decorativo rustico cui appartiene e del ‘grotto’, riproduzione dello spazio ancestrale di una grotta; tutte rappresentazioni al confine percettivo tra un atto naturale e un atto artificiale, tra selvatichezza e civiltà. La demolizione del corpo centrale del museo, rilocando uffici e laboratori di ricerca nel piano attico, permette di unificare le due piccole corti in un unico spazio inscritto nel percorso di visita esistente. Il ‘grotto’ e il giardino roccioso che prende forma sul suo estradosso reinterpretano la tradizione del rustico. Attraverso un lavoro di modifica della materia tramite processi artificiali quali increspature, scavi, calchi e piegature, si tenta di catturare l’impronta della natura informe e di ricostruirne l’immagine.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/188187