Cities are both the most complex and the most important human invention. Much of the world as we know it would not exist if cities did not exist. Why do we know so little about the emotional effects of urban living when more than half of the planet’s population already resides there? Psychology, which deals most closely with human emotions, is basically absent from urban policy. This is astounding. Increasingly, researchers are looking into creating urban environments and cities where people feel a sense of complete well-being. On the one hand, it appears as if the design world must prepare itself to deal with a paradigm shift that incorporates psychological dictates into the study of public space, on the other hand psychology sees an opportunity to reposition itself at the centre of the debate over the health and form of cities, while also being aware that it must embrace other disciplines and develop new tools in order to deal with this paradigm shift. This thesis seeks to identify points of contact between the design culture of urban spaces, particularly those defined as Urban Interiors, and the psychological disciplines, exploring their implications for the development of a design culture that aims to improve the psychological health of city dwellers. The main objective is to broaden the knowledge on this topic to outline new and better urban landscapes that aim to recreate the conditions for inhabiting city spaces more healthily. Urban Mindscapes, as a neologism, is inspired by the homonym defined by Vittorio Lingiardi1 to “evoke the relationship between psyche and landscape and place us halfway, where we need to be,” and is proposed as a transdisciplinary contribution to suggest a point of view still little explored in the field of urban design. It could be considered as the offspring of a tradition wherein, in the development of projects, the prevalence of formal and functionalist aspects is replaced by the adoption of a more gentle approach, which also takes into account immaterial components, the psychological dimension and the intrinsic and systemic relationship that exists between place and inhabitant. These statements form the core of the research and attempt to address the gap between two fields that , in terms of vocabulary and methodologies, have many common aspects but which often find themselves misunderstanding or ignoring each other on collaborative occasions. The research was inspired by the perception that the role of contemporary design is no longer to build spaces but to form places where the complex intangible system between human beings and the other material and immaterial components of the surroundings are joined. Furthermore, where man is part of this system with his body and psyche, influencing the space and letting himself be influenced. As in breathing, man and environment live in synergy; understanding how the surrounding space modifies our being seems today the only way to inhabit space in a sustainable way for us and for space itself. The aim is to trace the boundaries of a general common ground of communication, in which the culture of design can enter into dialogue with the knowledge of psychology, so that “the area of study that explores the dynamics of feelings and emotions”2 can be helpful in designing better places for the mental well-being of human beings and consequently for ecological well-being. To this end, the research tries to position itself as a filling agent to broaden knowledge about mental well-being in the urban context. It proposes a possible transdisciplinary approach that can connect the methods of the two disciplines and make them able to dialogue with other stakeholders involved in urban public life and generate new knowledge with renewed culture. It also aims to propose solutions to the everyday problems concerning those biases that do not promote the psychological well-being of urban dwellers. In conclusion, it is believed that the influence between the two disciplines, “with the psyche in the landscape and the landscape in the psyche”3, in the environment of contemporary Western culture, can open up designing paths to address the issue of inhabiting urban public space with a psychological lens. So that space design is more conscious of the influence between man and the environment, and is not only an installation action centred on functions and services but is also proactive in promoting the mental health of those who live in the city.

Le città sono, allo stesso tempo, la più complessa e la più importante intuizione umana. Gran parte del mondo come lo conosciamo non esisterebbe se non esistessero le città. Nonostante ciò, sappiamo poco degli effetti psicologici della vita urbana, anche se più della metà della popolazione del pianeta vi risiede già. La psicologia, che si occupa più da vicino delle emozioni umane, è sostanzialmente assente dalla politica urbana. Sempre più spesso i ricercatori cercano di creare ambienti urbani e città in cui le persone provino un senso di completo benessere. Laddove sembra che il mondo del design sia impreparato ad affrontare un cambio di paradigma che proietti i dettami psicologici nello studio dello spazio pubblico, la psicologia vede un’opportunità per riposizionarsi al centro del dibattito sulla salute e la forma delle città, pur essendo consapevole della necessità di dover abbracciare altre discipline e sviluppare nuovi strumenti. Questa tesi cerca di identificare i punti di contatto tra la cultura del design degli spazi urbani, in particolare quelli definiti Urban Interiors, e le discipline psicologiche, esplorando le loro implicazioni per lo sviluppo di progetti che mirino a migliorare la salute psicologica degli abitanti delle città. L’obiettivo principale è quello di ampliare la conoscenza su questo tema al fine di delineare nuovi e migliori paesaggi urbani per ricreare le condizioni in cui gli spazi cittadini possano essere abitati in maniera più sana. Urban Mindscapes, è un neologismo, e si ispira all’omonimo definito da Vittorio Lingiardi1 per “evocare la relazione tra psiche e paesaggio e collocarci a metà strada, dove dobbiamo essere”, proponendosi come contributo di analisi transdisciplinare per suggerire un punto di vista ancora poco esplorato nel campo del design urbano. Si potrebbe considerare come la conseguenza di una tradizione in cui, nello sviluppo di progetti, la prevalenza di aspetti formali e funzionalisti venga sostituita dall’adozione di un approccio più gentile, che tenga conto delle componenti immateriali, della dimensione psicologica e della relazione intrinseca e sistemica che esiste tra luogo e abitante. Queste affermazioni costituiscono il nucleo della ricerca e tentano di affrontare il divario tra due campi che, in termini di vocabolario e metodologie, hanno molti aspetti comuni, ma spesso si trovano a fraintendersi o ignorarsi nelle occasioni di collaborazione. La ricerca è stata ispirata dalla percezione che il ruolo del design contemporaneo non sia più quello di costruire spazi ma di formare luoghi dove il complesso sistema intangibile tra gli esseri umani e le altre componenti materiali e immateriali dell’ambiente circostante possa finalmente comunicare. L’uomo, di fatti, fa parte di questo sistema con il suo corpo e la sua psiche, influenzando lo spazio e lasciandosi influenzare da esso. vivendo in sinergia; capire come lo spazio circostante modifica il nostro essere sembra oggi l’unico modo per rendere abitabile lo spazio in modo sostenibile, tanto per noi quanto per lo spazio stesso. L’obiettivo è tracciare i confini di un terreno comune di comunicazione, in cui la cultura del design possa entrare in dialogo con la cultura della psicologia, affinché “l’area di studio che esplora le dinamiche dei sentimenti e delle emozioni”2 possa essere utile per progettare luoghi migliori per il benessere mentale degli esseri umani e di conseguenza per un benessere inteso in senso ecologico. A tal fine, la ricerca cerca di posizionarsi come agente di riempimento per ampliare le conoscenze sul benessere mentale nel contesto urbano, proponendo un possibile approccio transdisciplinare che possa collegare i metodi delle due discipline e renderle capaci di dialogare con altre parti coinvolte nella vita pubblica urbana. Mira, inoltre, a proporre soluzioni ai problemi quotidiani riguardanti quei pregiudizi che non promuovono il benessere psicologico degli abitanti delle città. In conclusione, si ritiene che l’influenza tra le due discipline, “con la psiche nel paesaggio e il paesaggio nella psiche”3, nell’ambiente della cultura occidentale contemporanea, possa aprire percorsi di psico-design per affrontare la questione dell’abitare lo spazio pubblico urbano attraverso una lente psicologica, in modo che non si instauri un’influenza passiva tra l’uomo e l’ambiente, e che il design dello spazio non sia solo un’azione riabilitativa o installativa centrata su funzioni e servizi, ma sia anche un vettore proattivo nel promuovere la salute mentale di chi vive in città.

Urban mindscapes. Design healthier public spaces

Lonardo, Emilio
2021/2022

Abstract

Cities are both the most complex and the most important human invention. Much of the world as we know it would not exist if cities did not exist. Why do we know so little about the emotional effects of urban living when more than half of the planet’s population already resides there? Psychology, which deals most closely with human emotions, is basically absent from urban policy. This is astounding. Increasingly, researchers are looking into creating urban environments and cities where people feel a sense of complete well-being. On the one hand, it appears as if the design world must prepare itself to deal with a paradigm shift that incorporates psychological dictates into the study of public space, on the other hand psychology sees an opportunity to reposition itself at the centre of the debate over the health and form of cities, while also being aware that it must embrace other disciplines and develop new tools in order to deal with this paradigm shift. This thesis seeks to identify points of contact between the design culture of urban spaces, particularly those defined as Urban Interiors, and the psychological disciplines, exploring their implications for the development of a design culture that aims to improve the psychological health of city dwellers. The main objective is to broaden the knowledge on this topic to outline new and better urban landscapes that aim to recreate the conditions for inhabiting city spaces more healthily. Urban Mindscapes, as a neologism, is inspired by the homonym defined by Vittorio Lingiardi1 to “evoke the relationship between psyche and landscape and place us halfway, where we need to be,” and is proposed as a transdisciplinary contribution to suggest a point of view still little explored in the field of urban design. It could be considered as the offspring of a tradition wherein, in the development of projects, the prevalence of formal and functionalist aspects is replaced by the adoption of a more gentle approach, which also takes into account immaterial components, the psychological dimension and the intrinsic and systemic relationship that exists between place and inhabitant. These statements form the core of the research and attempt to address the gap between two fields that , in terms of vocabulary and methodologies, have many common aspects but which often find themselves misunderstanding or ignoring each other on collaborative occasions. The research was inspired by the perception that the role of contemporary design is no longer to build spaces but to form places where the complex intangible system between human beings and the other material and immaterial components of the surroundings are joined. Furthermore, where man is part of this system with his body and psyche, influencing the space and letting himself be influenced. As in breathing, man and environment live in synergy; understanding how the surrounding space modifies our being seems today the only way to inhabit space in a sustainable way for us and for space itself. The aim is to trace the boundaries of a general common ground of communication, in which the culture of design can enter into dialogue with the knowledge of psychology, so that “the area of study that explores the dynamics of feelings and emotions”2 can be helpful in designing better places for the mental well-being of human beings and consequently for ecological well-being. To this end, the research tries to position itself as a filling agent to broaden knowledge about mental well-being in the urban context. It proposes a possible transdisciplinary approach that can connect the methods of the two disciplines and make them able to dialogue with other stakeholders involved in urban public life and generate new knowledge with renewed culture. It also aims to propose solutions to the everyday problems concerning those biases that do not promote the psychological well-being of urban dwellers. In conclusion, it is believed that the influence between the two disciplines, “with the psyche in the landscape and the landscape in the psyche”3, in the environment of contemporary Western culture, can open up designing paths to address the issue of inhabiting urban public space with a psychological lens. So that space design is more conscious of the influence between man and the environment, and is not only an installation action centred on functions and services but is also proactive in promoting the mental health of those who live in the city.
RAMPINO, LUCIA ROSA ELENA
ANZANI, ANNA
24-giu-2022
Urban mindscapes. Design healthier public spaces
Le città sono, allo stesso tempo, la più complessa e la più importante intuizione umana. Gran parte del mondo come lo conosciamo non esisterebbe se non esistessero le città. Nonostante ciò, sappiamo poco degli effetti psicologici della vita urbana, anche se più della metà della popolazione del pianeta vi risiede già. La psicologia, che si occupa più da vicino delle emozioni umane, è sostanzialmente assente dalla politica urbana. Sempre più spesso i ricercatori cercano di creare ambienti urbani e città in cui le persone provino un senso di completo benessere. Laddove sembra che il mondo del design sia impreparato ad affrontare un cambio di paradigma che proietti i dettami psicologici nello studio dello spazio pubblico, la psicologia vede un’opportunità per riposizionarsi al centro del dibattito sulla salute e la forma delle città, pur essendo consapevole della necessità di dover abbracciare altre discipline e sviluppare nuovi strumenti. Questa tesi cerca di identificare i punti di contatto tra la cultura del design degli spazi urbani, in particolare quelli definiti Urban Interiors, e le discipline psicologiche, esplorando le loro implicazioni per lo sviluppo di progetti che mirino a migliorare la salute psicologica degli abitanti delle città. L’obiettivo principale è quello di ampliare la conoscenza su questo tema al fine di delineare nuovi e migliori paesaggi urbani per ricreare le condizioni in cui gli spazi cittadini possano essere abitati in maniera più sana. Urban Mindscapes, è un neologismo, e si ispira all’omonimo definito da Vittorio Lingiardi1 per “evocare la relazione tra psiche e paesaggio e collocarci a metà strada, dove dobbiamo essere”, proponendosi come contributo di analisi transdisciplinare per suggerire un punto di vista ancora poco esplorato nel campo del design urbano. Si potrebbe considerare come la conseguenza di una tradizione in cui, nello sviluppo di progetti, la prevalenza di aspetti formali e funzionalisti venga sostituita dall’adozione di un approccio più gentile, che tenga conto delle componenti immateriali, della dimensione psicologica e della relazione intrinseca e sistemica che esiste tra luogo e abitante. Queste affermazioni costituiscono il nucleo della ricerca e tentano di affrontare il divario tra due campi che, in termini di vocabolario e metodologie, hanno molti aspetti comuni, ma spesso si trovano a fraintendersi o ignorarsi nelle occasioni di collaborazione. La ricerca è stata ispirata dalla percezione che il ruolo del design contemporaneo non sia più quello di costruire spazi ma di formare luoghi dove il complesso sistema intangibile tra gli esseri umani e le altre componenti materiali e immateriali dell’ambiente circostante possa finalmente comunicare. L’uomo, di fatti, fa parte di questo sistema con il suo corpo e la sua psiche, influenzando lo spazio e lasciandosi influenzare da esso. vivendo in sinergia; capire come lo spazio circostante modifica il nostro essere sembra oggi l’unico modo per rendere abitabile lo spazio in modo sostenibile, tanto per noi quanto per lo spazio stesso. L’obiettivo è tracciare i confini di un terreno comune di comunicazione, in cui la cultura del design possa entrare in dialogo con la cultura della psicologia, affinché “l’area di studio che esplora le dinamiche dei sentimenti e delle emozioni”2 possa essere utile per progettare luoghi migliori per il benessere mentale degli esseri umani e di conseguenza per un benessere inteso in senso ecologico. A tal fine, la ricerca cerca di posizionarsi come agente di riempimento per ampliare le conoscenze sul benessere mentale nel contesto urbano, proponendo un possibile approccio transdisciplinare che possa collegare i metodi delle due discipline e renderle capaci di dialogare con altre parti coinvolte nella vita pubblica urbana. Mira, inoltre, a proporre soluzioni ai problemi quotidiani riguardanti quei pregiudizi che non promuovono il benessere psicologico degli abitanti delle città. In conclusione, si ritiene che l’influenza tra le due discipline, “con la psiche nel paesaggio e il paesaggio nella psiche”3, nell’ambiente della cultura occidentale contemporanea, possa aprire percorsi di psico-design per affrontare la questione dell’abitare lo spazio pubblico urbano attraverso una lente psicologica, in modo che non si instauri un’influenza passiva tra l’uomo e l’ambiente, e che il design dello spazio non sia solo un’azione riabilitativa o installativa centrata su funzioni e servizi, ma sia anche un vettore proattivo nel promuovere la salute mentale di chi vive in città.
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