The path of my thesis starts from a apparently distant topic (if not opposite) to the design: the pain; to then develop into a discourse on the contemporary meaning of the objects that surround us, and the study of a new possible way of doing design. In the initial research I have explored this intricate issue of pain and looked at the disciplines that treat it and its cultural manifestations. I became well aware that the pain has always been, is now and will always be part of human life. Than we can assume that the dimension of pain is inherently included in its nature. Moreover, man has always tried to represent it, more or less close to the reality, through the various cultural and artistic movements that have taken place over time. Today the pain is represented in a raw and direct way than ever. Based on these considerations, I then turned my attention to the perfect shapes and calming of the design objects, except that all convey the human dimension of pain. It seems that the contemporary design is made to deny the pain in the design,and as if the designer is “morally obligated” to a right and proper response, in a modern and rationalist way. The market is tending towards saturation and auto-feeding, where the only desires that takes into account are those of industry. Continuing my research I identified a number of designers who, with their attention and sensitivity of the subjects has been treated, in my opinion have the knowledge necessary to intervene in this situation. These designers work (and worked) not only designing new objects always beautiful, always perfect, always intelligent. These designers are not limited merely to design products to be consumed, instead trying to take care of messages and ideas to transmit to society. After analyze a cross-section of contemporary design very close to my research (called avant-garde or experimental design), I managed to isolate the key words, with which I have created a kind of dictionary of synonyms of pain. I tried to clear the bad and the painful objects, identifying new lines of design, where the error inherent in the design itself is voluntary. I also created a collection of materials (Inventory of the wrong materials) useful for the design in this sense, and I have made available to everyone’s attention (design students, designer) published on a website. Finally, as proof of my theory, I dare myself to devise some design concepts: these are objects that use Inventory of material to test and verify its validity.

Il percorso della mia tesi parte da un argomento apparentemente lontano (se non addirittura opposto) al design: il dolore; per poi però svilupparsi in un discorso sul significato degli oggetti contemporanei che ci circondano e sullo studio di un nuovo possibile modo di fare design. Nella ricerca iniziale ho sondato questo intricato tema del dolore, analizzando le discipline che lo trattano e le sue manifestazioni culturali. Mi sono resa così conto che la dimensione dolorosa ha sempre fatto, fa ora e farà sempre parte della vita dell’uomo. Possiamo ipotizzare quindi che il dolore sia intrinsecamente compreso nella sua natura stessa. Inoltre l’uomo ha da sempre tentato di rappresentarlo, in maniera più o meno fedele, attraverso le diverse manifestazioni culturali e artistiche che si sono susseguite nel tempo. Oggi il dolore viene rappresentato in maniera cruda e diretta più che mai. Partendo da queste considerazioni, ho poi volto la mia attenzione alle forme perfette e tranquillizzanti degli oggetti di design, che tutto trasmettono tranne la dimensione dolorosa dell’uomo. Sembra quasi che il design contemporaneo sia fatto per negare il dolore nel design stesso, e che il designer sia “moralmente obbligato” ad una risposta sempre giusta e corretta, in un’ottica modernista e razionalista. Il mercato sta tendendo verso la saturazione e l’autoalimentazione, in cui gli unici desideri di cui tiene conto sono quelli dell’industria. Proseguendo nella mia ricerca ho individuato alcuni designer che, con la loro attenzione e sensibilità riguardo agli argomenti appena trattati, possiedono secondo me le conoscenze necessarie per intervenire in questa situazione. Questi designer lavorano (e hanno lavorato) non solo progettando nuovi oggetti sempre belli, sempre perfetti, sempre intelligenti. Questi designer non si limitano solamente a disegnare meri prodotti da consumare, invece cercano di farsi carico di messaggi e di idee da trasmettere alla società. Analizzando uno spaccato del design contemporaneo molto vicino alle mie ricerche (denominato design d’avanguardia o sperimentale) sono riuscita ad isolare delle parole chiave, con cui mi sono creata una specie di vocabolario dei sinonimi del dolore. Ho cercato di sdoganare il brutto e il doloroso negli oggetti, individuando delle nuove linee progettuali, in cui l’errore volontario è insito nella progettazione stessa. Inoltre ho creato una raccolta di materiali (Inventario dei materiali sbagliati) utili per la progettazione in questo senso, e l’ho resa disponibile all’attenzione di tutti (designer in formazione, designer lavoratori) pubblicandola su un sito. Infine, come prova di questa mia teoria, mi sono permessa di ideare alcuni concept progettuali: si tratta di oggetti che utilizzano un materiale di Inventario per sperimentarlo e verificare la sua validità.

Le forme del dolore. L'errore, l'incompiuto, l'impreciso, il disordine, lo scarto e il brutto nel design contemporaneo

POLA, VALERIA
2009/2010

Abstract

The path of my thesis starts from a apparently distant topic (if not opposite) to the design: the pain; to then develop into a discourse on the contemporary meaning of the objects that surround us, and the study of a new possible way of doing design. In the initial research I have explored this intricate issue of pain and looked at the disciplines that treat it and its cultural manifestations. I became well aware that the pain has always been, is now and will always be part of human life. Than we can assume that the dimension of pain is inherently included in its nature. Moreover, man has always tried to represent it, more or less close to the reality, through the various cultural and artistic movements that have taken place over time. Today the pain is represented in a raw and direct way than ever. Based on these considerations, I then turned my attention to the perfect shapes and calming of the design objects, except that all convey the human dimension of pain. It seems that the contemporary design is made to deny the pain in the design,and as if the designer is “morally obligated” to a right and proper response, in a modern and rationalist way. The market is tending towards saturation and auto-feeding, where the only desires that takes into account are those of industry. Continuing my research I identified a number of designers who, with their attention and sensitivity of the subjects has been treated, in my opinion have the knowledge necessary to intervene in this situation. These designers work (and worked) not only designing new objects always beautiful, always perfect, always intelligent. These designers are not limited merely to design products to be consumed, instead trying to take care of messages and ideas to transmit to society. After analyze a cross-section of contemporary design very close to my research (called avant-garde or experimental design), I managed to isolate the key words, with which I have created a kind of dictionary of synonyms of pain. I tried to clear the bad and the painful objects, identifying new lines of design, where the error inherent in the design itself is voluntary. I also created a collection of materials (Inventory of the wrong materials) useful for the design in this sense, and I have made available to everyone’s attention (design students, designer) published on a website. Finally, as proof of my theory, I dare myself to devise some design concepts: these are objects that use Inventory of material to test and verify its validity.
ARC III - Facolta' del Design
31-mar-2011
2009/2010
Il percorso della mia tesi parte da un argomento apparentemente lontano (se non addirittura opposto) al design: il dolore; per poi però svilupparsi in un discorso sul significato degli oggetti contemporanei che ci circondano e sullo studio di un nuovo possibile modo di fare design. Nella ricerca iniziale ho sondato questo intricato tema del dolore, analizzando le discipline che lo trattano e le sue manifestazioni culturali. Mi sono resa così conto che la dimensione dolorosa ha sempre fatto, fa ora e farà sempre parte della vita dell’uomo. Possiamo ipotizzare quindi che il dolore sia intrinsecamente compreso nella sua natura stessa. Inoltre l’uomo ha da sempre tentato di rappresentarlo, in maniera più o meno fedele, attraverso le diverse manifestazioni culturali e artistiche che si sono susseguite nel tempo. Oggi il dolore viene rappresentato in maniera cruda e diretta più che mai. Partendo da queste considerazioni, ho poi volto la mia attenzione alle forme perfette e tranquillizzanti degli oggetti di design, che tutto trasmettono tranne la dimensione dolorosa dell’uomo. Sembra quasi che il design contemporaneo sia fatto per negare il dolore nel design stesso, e che il designer sia “moralmente obbligato” ad una risposta sempre giusta e corretta, in un’ottica modernista e razionalista. Il mercato sta tendendo verso la saturazione e l’autoalimentazione, in cui gli unici desideri di cui tiene conto sono quelli dell’industria. Proseguendo nella mia ricerca ho individuato alcuni designer che, con la loro attenzione e sensibilità riguardo agli argomenti appena trattati, possiedono secondo me le conoscenze necessarie per intervenire in questa situazione. Questi designer lavorano (e hanno lavorato) non solo progettando nuovi oggetti sempre belli, sempre perfetti, sempre intelligenti. Questi designer non si limitano solamente a disegnare meri prodotti da consumare, invece cercano di farsi carico di messaggi e di idee da trasmettere alla società. Analizzando uno spaccato del design contemporaneo molto vicino alle mie ricerche (denominato design d’avanguardia o sperimentale) sono riuscita ad isolare delle parole chiave, con cui mi sono creata una specie di vocabolario dei sinonimi del dolore. Ho cercato di sdoganare il brutto e il doloroso negli oggetti, individuando delle nuove linee progettuali, in cui l’errore volontario è insito nella progettazione stessa. Inoltre ho creato una raccolta di materiali (Inventario dei materiali sbagliati) utili per la progettazione in questo senso, e l’ho resa disponibile all’attenzione di tutti (designer in formazione, designer lavoratori) pubblicandola su un sito. Infine, come prova di questa mia teoria, mi sono permessa di ideare alcuni concept progettuali: si tratta di oggetti che utilizzano un materiale di Inventario per sperimentarlo e verificare la sua validità.
Tesi di laurea Magistrale
File allegati
File Dimensione Formato  
2011_03_Pola.pdf

accessibile in internet solo dagli utenti autorizzati

Descrizione: Testo della tesi
Dimensione 32.47 MB
Formato Adobe PDF
32.47 MB Adobe PDF   Visualizza/Apri

I documenti in POLITesi sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/18963