Hybrid for Hybrids. Unfolding boundaries between research and display

Exhibiting science is a demanding task. It entails the clash of two different temporal lines: a sedimental one, typical of the preserving action of the museum, and a dynamic one, representing the constant fl ow of new discoveries that take place in the laboratories. The institutions that try to operate this effort, science museums, often follow only the conservative side of the task, taking care of historic tools and products of the past, but leaving out the present ones and those that investigates and constructs our future. These remain within the closed walls of laboratories, making the knowledge of nowadays science a topic reserved for insiders, unseen and not understandable by common people. The question asked by this thesis is whether it is possible to open to a certain degree the spatial confi nes of the museum and the laboratory: between exhibition, collections, and workspaces. The aim is to create a hybrid capable to initiate a dialogue on science, between those who work on it and those who are interested in it. To achieve this intent, the topic chosen are the genetic studies, a branch of science that has, and will even furthermore, shape our world, and that also already had a relatively long history in the sphere of visual arts, revealing the appeal of its hybrid productions and their aesthetics on the public. The place designated to host this building is Berlin, mainly for the lively cultural and artistic scene for which the city is known, and for the presence of the Max Planck Institute, one of the most recognized genetics research organizations in the world. Hybrid for Hybrids is therefore a building based on the merge of different programs, that tries to unfold the boundaries between scientifi c research and its display. The building is an assembly of a tower and of a suspended longitudinal building with a central court, around which develop spaces that offer openness and connection when possible, clarity and confi nement where necessary. The exhibiting halls of the museum are always linked to the laboratories, whether it be a visual connection or a physical one, thanks to the fl exible boundaries and areas of the latter, that allow them to extend and alter according to the program planned. The transparency of the exterior let the activities on the inside be the façade of the building, while its wideness, both horizontally and vertically, fulfi ls the emblematic and performative role of seeing and being seen. Hybrid for Hybrids is a cross-pollinating system, where research and its display cooperate one with each other.

Esporre la scienza è un compito impegnativo. Comporta lo scontro di due linee temporali diverse: una sedimentale, tipica dell’azione conservativa del museo, e una dinamica, che rappresenta il flusso costante delle nuove scoperte che avvengono nei laboratori. Le istituzioni che cercano di operare questo sforzo, i musei della scienza, spesso seguono solo il lato conservativo di questo compito, occupandosi degli strumenti storici e dei prodotti del passato, ma tralasciando quelli attuali e quelli che indagano e costruiscono il nostro futuro. Questi ultimi rimangono tra le mura chiuse dei laboratori, rendendo la conoscenza della scienza odierna un argomento riservato agli addetti ai lavori, non visibile e non comprensibile dal pubblico comune. La domanda che si pone questa tesi è se sia possibile aprire in una certa misura i confini spaziali del museo e del laboratorio: tra esposizione, collezioni e spazi di lavoro. L’obiettivo è quello di creare un ibrido capace di avviare un dialogo sulla scienza, tra chi ci lavora e chi ne è interessato. Per raggiungere questo intento, il tema scelto è quello dell’ingegneria genetica, una branca della scienza che ha dato forma e che plasmerà ulteriormente il nostro mondo e che ha già avuto una storia relativamente lunga nell’ambito delle arti visive, rivelando il fascino delle sue produzioni ibride e della loro estetica sul pubblico. Il luogo designato per ospitare questo edificio è Berlino, soprattutto per la vivace scena culturale e artistica per cui la città è nota, e per la presenza del Max Planck Institute, una delle organizzazioni di ricerca genetica più riconosciute al mondo. Hybrid for Hybrids è quindi un edificio basato sulla fusione di diversi programmi, che cerca di superare i confini tra la ricerca scientifica e la sua esposizione. L’edificio è un insieme di una torre e di un edificio longitudinale sospeso con una corte centrale, attorno alla quale si sviluppano spazi che offrono apertura e connessione quando possibile, chiarezza e separazione quando necessario. Le sale espositive del museo sono sempre collegate ai laboratori, sia questa una connessione visiva o una connessione fisica, grazie ai confini e alle aree flessibili di questi ultimi, che permettono di estendersi e modificarsi in base al programma previsto. La trasparenza dei prospetti lascia che le attività all’interno dell’edificio fungano da facciata dell’edificio, mentre la sua ampiezza, sia orizzontale che verticale, assolve al ruolo emblematico e performativo di vedere ed essere visti. Hybrid for Hybrids è un sistema di contaminazione incrociata, dove la ricerca e la sua esposizione cooperano l’una con l’altra.