Drawing inspiration from the workshop "Necessary Architecture", this thesis work begins by examining the large body of existing academic work on refugee camps and migration phenomena globally - with a focus on the African continent - in order to better understand this complex phenomenon in continuous growth and expansion, while challenging the current narrative of migration and forced displacement. In particular, the South Sudanese crisis – the largest refugee crisis in Africa and the third largest in the world – is characterized as a children’s crisis. 83 percent of those fleeing South Sudan are women and children headed primarily toward refugee camps in northern Uganda. These refugee children – and even more refugee girls – are at the forefront of the educational emergency. Many schools in Greater Equatoria have been systematically targeted and destroyed over the years of conflict, and the school systems in host districts – which are among the least developed in Uganda – are themselves suffering from years of conflict, neglect and underinvestment. Most local schools lack basic infrastructure and are ill-prepared to receive the large influx of refugee students. Temporary school facilities have been set up to address this problem, and children and youth often learn in various makeshift classrooms, including outdoors, where they are exposed to the elements of weather and many safety issues. This situation fuels the real and present danger of depriving entire generations of a basic enabling right such as education. Consequently, crippling future opportunities for children and youth to be active members of society and hindering the achievement of lasting solutions and sustainable development in these areas, thus creating a vicious cycle of poverty and inequality. To stem this rampant reality, partners operating within these settlements have begun converting schools and health clinics into permanent buildings. The thesis research then continued with an in-depth study of the various refugee settlements in northern Uganda, followed by an analysis of the distribution of primary and secondary schools within the refugee settlements of Bidibidi and Rhino Camp – in the districts of Yumbe and Arua, respectively – which presented the highest number of children and women at-risk. Of these schools, primary schools that had not yet undergone renovation projects and had the highest number of students enrolled were examined to better address the most critical situations of overcrowding and gender disparity. Therefore, the main objective of this thesis research consists in the conversion and expansion of two primary schools in the Zone 2 of Bidibidi refugee settlement, in order to transform temporary precarious structures into sustainable, long-term solutions. Given the critical financial situation in which many districts of northern Uganda find themselves, the study of local building typologies, emerging construction methods, materials and resources present in the area, as well as optimal passive strategies for the local climate, has been essential to find the most appropriate solutions in order to obtain structures that are sustainable both culturally and environmentally. In addition, in this type of situation, the study of a modular school complex, based on prototype structures that are accessible and easy to build, becomes a practical imperative that allows for cooperative building by actively involving the local community. This approach not only reduces design and construction costs, but also provides training, education, and employment, and ensures that any future repairs can be undertaken by local people. Fundamentally, this system allows the project to expand incrementally according to its needs, adapting to the gradual availability of funds and the unique characteristics of different sites, thus defining school facilities of higher architectural quality, also replicable in neighboring villages and able to meet the need for "Education for All". The social impact of the project extends beyond the design of the learning spaces, and by stemming from the needs of the community, includes a system of community services that foresees the future construction of a clinic, a women's center, a vocational training, and a community hall. Thus, the project, beyond its practical function, aims to transform the community by becoming a source of inspiration and pride, a kind of landmark within the settlement where a variety of social, cultural and educational services agglomerate and can be found. Thus, in such circumstances, universal education, gender equality, and women's empowerment become critical means to foster growth and progress. The school, in its diffusion and architectural connotation, becomes a matrix of public and social space that reflects the needs of the community and, operating at the required levels, catalyzes progressive change aimed at the sustainable, long-term development of the refugee settlement.

Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.

STEPbySTEP ; BRICKbyBRICK. The school as a matrix of public and social space. Case-study project in Bidibidi refugee settlement, Uganda : towards sustainable and long-term development

Maino, Rachele
2021/2022

Abstract

Drawing inspiration from the workshop "Necessary Architecture", this thesis work begins by examining the large body of existing academic work on refugee camps and migration phenomena globally - with a focus on the African continent - in order to better understand this complex phenomenon in continuous growth and expansion, while challenging the current narrative of migration and forced displacement. In particular, the South Sudanese crisis – the largest refugee crisis in Africa and the third largest in the world – is characterized as a children’s crisis. 83 percent of those fleeing South Sudan are women and children headed primarily toward refugee camps in northern Uganda. These refugee children – and even more refugee girls – are at the forefront of the educational emergency. Many schools in Greater Equatoria have been systematically targeted and destroyed over the years of conflict, and the school systems in host districts – which are among the least developed in Uganda – are themselves suffering from years of conflict, neglect and underinvestment. Most local schools lack basic infrastructure and are ill-prepared to receive the large influx of refugee students. Temporary school facilities have been set up to address this problem, and children and youth often learn in various makeshift classrooms, including outdoors, where they are exposed to the elements of weather and many safety issues. This situation fuels the real and present danger of depriving entire generations of a basic enabling right such as education. Consequently, crippling future opportunities for children and youth to be active members of society and hindering the achievement of lasting solutions and sustainable development in these areas, thus creating a vicious cycle of poverty and inequality. To stem this rampant reality, partners operating within these settlements have begun converting schools and health clinics into permanent buildings. The thesis research then continued with an in-depth study of the various refugee settlements in northern Uganda, followed by an analysis of the distribution of primary and secondary schools within the refugee settlements of Bidibidi and Rhino Camp – in the districts of Yumbe and Arua, respectively – which presented the highest number of children and women at-risk. Of these schools, primary schools that had not yet undergone renovation projects and had the highest number of students enrolled were examined to better address the most critical situations of overcrowding and gender disparity. Therefore, the main objective of this thesis research consists in the conversion and expansion of two primary schools in the Zone 2 of Bidibidi refugee settlement, in order to transform temporary precarious structures into sustainable, long-term solutions. Given the critical financial situation in which many districts of northern Uganda find themselves, the study of local building typologies, emerging construction methods, materials and resources present in the area, as well as optimal passive strategies for the local climate, has been essential to find the most appropriate solutions in order to obtain structures that are sustainable both culturally and environmentally. In addition, in this type of situation, the study of a modular school complex, based on prototype structures that are accessible and easy to build, becomes a practical imperative that allows for cooperative building by actively involving the local community. This approach not only reduces design and construction costs, but also provides training, education, and employment, and ensures that any future repairs can be undertaken by local people. Fundamentally, this system allows the project to expand incrementally according to its needs, adapting to the gradual availability of funds and the unique characteristics of different sites, thus defining school facilities of higher architectural quality, also replicable in neighboring villages and able to meet the need for "Education for All". The social impact of the project extends beyond the design of the learning spaces, and by stemming from the needs of the community, includes a system of community services that foresees the future construction of a clinic, a women's center, a vocational training, and a community hall. Thus, the project, beyond its practical function, aims to transform the community by becoming a source of inspiration and pride, a kind of landmark within the settlement where a variety of social, cultural and educational services agglomerate and can be found. Thus, in such circumstances, universal education, gender equality, and women's empowerment become critical means to foster growth and progress. The school, in its diffusion and architectural connotation, becomes a matrix of public and social space that reflects the needs of the community and, operating at the required levels, catalyzes progressive change aimed at the sustainable, long-term development of the refugee settlement.
TOGNON, ALISIA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
22-lug-2022
2021/2022
Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.Traendo ispirazione dal workshop “Necessary Architecture”, questo lavoro di tesi inizia esaminando l’ampio corpo di lavori accademici esistenti in merito ai campi profughi e i fenomeni migratori a livello globale - con focus sul continente Africano - al fine di comprendere meglio questo complesso fenomeno in continua crescita ed espansione, e allo stesso tempo sfidare l’attuale narrazione della migrazione e dello spostamento forzato. In particolare, la crisi Sud Sudanese - la più grande crisi di rifugiati in Africa e la terza al mondo - si caratterizza come una crisi di bambini. L’83 per cento di coloro che fuggono dal Sud Sudan sono donne e bambini diretti principalmente nel campi profughi nel nord Uganda. Questi bambini rifugiati - e ancor più le bambine rifugiate - sono in prima linea nell'emergenza educativa. Molte scuole nella Grande Equatoria sono state sistematicamente prese di mira e distrutte nel corso degli anni di conflitto e il sistema scolastico presente nei distretti ospitanti - tra i meno sviluppati del’Uganda - soffre a sua volta di anni di anni di conflitto, abbandono e di sottoinvestimenti. La maggior parte delle scuole locali manca di infrastrutture di base ed è mal preparata a ricevere il grande afflusso di studenti rifugiati. Per far fronte a questo problema sono state create strutture scolastiche temporanee e i bambini e i giovani spesso imparano in diverse aule di fortuna, anche all'aperto, dove sono esposti agli elementi del tempo e a molti problemi di sicurezza. Questa situazione alimenta il reale e presente pericolo di privare intere generazioni di un diritto fondamentale abilitante quale l’educazione. Paralizzando di conseguenza le opportunità future di bambini e giovani di essere membri attivi della società e ostacolando il raggiungimento di soluzioni durature e lo sviluppo sostenibile di queste aree, creando così un circolo vizioso di povertà e diseguaglianze. Per arginare questa realtà dilagante, i partners che operano all’interno di questi insediamenti hanno iniziato a convertire scuole e cliniche sanitarie in edifici permanenti. La ricerca di tesi prosegue quindi con uno studio approfondito dei diversi insediamenti di rifugiati nel nord Uganda e l’analisi della distribuzione delle scuole primarie e secondarie all’interno degli insediamenti di rifugiati di Bidibidi e Rhino Camp - rispettivamente nei distretti di Yumbe e Arua - i quali presentavano il maggior numero di bambini e donne a rischio. Di queste queste scuole si sono prese in esame le scuole primarie non ancora sottoposte a interventi di ristrutturazione e con il maggior numero di studenti iscritti, per meglio affrontare le situazioni più critiche di sovraffollamento e disparità di genere. Pertanto, l’obiettivo principale di questo lavoro di tesi consiste nella conversione e ampliamento di due scuole primarie nella zona 2 del campo di Bidibidi, al fine di trasformare le strutture precarie temporanee in soluzioni sostenibili e a lungo termine. Data la precaria situazione finanziaria in cui riversano molti distretti del nord Uganda, lo studio delle tipologie costruttive locali, dei metodi di costruzione emergenti, dei materiali e delle risorse presenti in loco, così come strategie passive ottimali per il clima locale, si è rivelato fondamentale per trovare le soluzioni più consone al fine di ottenere strutture sostenibili sia culturalmente sia ambientalmente. Inoltre, in questo tipo di situazione, lo studio di un complesso scolastico modulare, basato su strutture prototipo accessibili e facili da realizzare diventa un imperativo pratico che consente di costruire in modo cooperativo coinvolgendo attivamente la comunità locale. Questo approccio non solo riduce i costi di progettazione e costruzione, ma anche fornisce formazione, istruzione e occupazione, e garantisce che qualsiasi riparazione futura possa essere intrapresa dalla gente locale. Fondamentalmente, questo sistema permette al progetto di espandersi in modo incrementale secondo le sue necessità, adattandosi alla graduale disponibilità di fondi e alle caratteristiche peculiari dei diversi siti, definendo così strutture scolastiche di maggiore qualità architettonica, replicabili anche nei villaggi limitrofi e in grado di rispondere all’esigenza di “educazione per tutti”. L’impatto sociale del progetto si estende al di là del design degli spazi di apprendimento, e prendendo vita dai bisogni della comunità, include un sistema di servizi comunitari che prevedono la costruzione futura di una clinica, un centro per le donne, un centro di formazione professionale e una sala comunitaria. Pertanto, il progetto, al di là della sua funzione pratica, mira a trasformare la comunità diventando una fonte di ispirazione e di orgoglio, una sorta di punto di riferimento all’interno dell'insediamento dove una varietà di servizi sociali, culturali ed educativi si agglomera e può essere trovata. Così, in tali circostanze, l’istruzione universale, l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne diventano mezzi critici per favorire la crescita e il progresso. La scuola, nella sua diffusione e connotazione architettonica, diventa matrice di spazio pubblico e sociale che riflette i bisogni della comunità e, operando ai livelli richiesti, catalizza un cambiamento progressivo finalizzato a uno sviluppo sostenibile e a lungo termine dell'insediamento di rifugiati.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/189821