Phoenix is located in the Sonora Desert in central Arizona. During the so-called ‘misery days’, daily high temperatures regularly reach and exceed 43.3 degrees Celsius, threatening the health of citizens. For several reasons, poorer neighbourhoods are less well prepared to deal with the rising temperatures of heat waves. These neighbourhoods are covered by impervious terrain - expanses of asphalt roads and car parks - which, due to the scarcity of trees providing shade, absorb and release great heat. In addition, active environmental control systems, air conditioners, are either too expensive to use or contribute to increasing the temperature near the ground by emitting heat during operation. Trees are important in solving heat problems. As mentioned, they provide shade by protecting the ground and people from direct sunlight, and they contribute to evapotranspiration, through which water evaporates, cooling the air. Phoenix has recently committed to achieving “Tree equity” by 2030, under an agreement with the national tree organisation American Forests, to ensure a certain number of trees in all city neighbourhoods. Along with this important improvement policy, something can be done about people’s homes. The history of architecture is full of examples of buildings designed for warm climates. Through the study of these architectures and the climatic conditions in Phoenix, I will present a neighbourhood that uses only passive bioclimatic systems for environmental control, exploiting natural resources to ensure good living conditions in the houses. This would be possible by working mainly on the envelope of the architecture, using ancient techniques and elements to avoid overheating of the interior: wind towers, brise-soleil, shaded courtyards. The aspiration is to define an urban model that fuses the need to solve climate problems with a certain symbolism and which could influence future developments of the city towards a more harmonious integration of man with these extreme environments.

Phoenix sorge nel deserto di Sonora, nell’Arizona centrale. Durante i cosiddetti “misery days”, le temperature massime giornaliere raggiungono e superano regolarmente i 43,3 gradi Celsius, minacciando la salute dei cittadini. Per diverse ragioni, i quartieri più poveri sono meno preparati ad affrontare le temperature crescenti delle ondate di calore. Questi quartieri sono coperti da terreni impervi - distese d’asfalto di strade e parcheggi - che, a causa di scarsità d’alberi che forniscono ombra, assorbono e rilasciano grande calore. Inoltre, i sistemi attivi per il controllo dell’ambiente, i condizionatori d’aria, sono troppo costosi per essere utilizzati o contribuiscono ad aumentare la temperatura vicino al suolo emettendo calore durante il funzionamento. Gli alberi sono importanti per risolvere i problemi di calore. Come detto, forniscono ombra proteggendo il suolo e le persone dai raggi diretti del sole, e contribuiscono all’evapotraspirazione, attraverso la quale l’acqua evapora raffreddando l’aria. Phoenix si è recentemente impegnata a raggiungere “Tree equity” entro il 2030, in base a un accordo con l’organizzazione nazionale degli alberi American Forests, per garantire un certo numero di alberi in tutti i quartieri della città. Insieme a questa importante politica di miglioramento, si può fare qualcosa per le abitazioni delle persone. La storia dell’architettura è piena di esempi di edifici concepiti per climi caldi. Attraverso lo studio di queste architetture e delle condizioni climatiche di Phoenix, presenterò un quartiere che utilizza solo sistemi bioclimatici passivi per il controllo ambientale, sfruttando le risorse naturali per garantire buone condizioni di vita nella case. Questo sarebbe possibile lavorando principalmente sull’involucro dell’architettura, utilizzando tecniche ed elementi antichi per evitare il surriscaldamento degli interni: torri del vento, brise-soleil, corti ombreggiate. L’aspirazione è definire un modello urbano che fonde la necessità di risolvere i problemi climatici con un certo simbolismo e che potrebbe influenzare futuri sviluppi della città verso una più armoniosa integrazione dell’uomo con questo ambiente estremo.

Architettura nel deserto : un nuovo modello insediativo per Phoenix, Arizona

Galeotti, Pietro
2021/2022

Abstract

Phoenix is located in the Sonora Desert in central Arizona. During the so-called ‘misery days’, daily high temperatures regularly reach and exceed 43.3 degrees Celsius, threatening the health of citizens. For several reasons, poorer neighbourhoods are less well prepared to deal with the rising temperatures of heat waves. These neighbourhoods are covered by impervious terrain - expanses of asphalt roads and car parks - which, due to the scarcity of trees providing shade, absorb and release great heat. In addition, active environmental control systems, air conditioners, are either too expensive to use or contribute to increasing the temperature near the ground by emitting heat during operation. Trees are important in solving heat problems. As mentioned, they provide shade by protecting the ground and people from direct sunlight, and they contribute to evapotranspiration, through which water evaporates, cooling the air. Phoenix has recently committed to achieving “Tree equity” by 2030, under an agreement with the national tree organisation American Forests, to ensure a certain number of trees in all city neighbourhoods. Along with this important improvement policy, something can be done about people’s homes. The history of architecture is full of examples of buildings designed for warm climates. Through the study of these architectures and the climatic conditions in Phoenix, I will present a neighbourhood that uses only passive bioclimatic systems for environmental control, exploiting natural resources to ensure good living conditions in the houses. This would be possible by working mainly on the envelope of the architecture, using ancient techniques and elements to avoid overheating of the interior: wind towers, brise-soleil, shaded courtyards. The aspiration is to define an urban model that fuses the need to solve climate problems with a certain symbolism and which could influence future developments of the city towards a more harmonious integration of man with these extreme environments.
CROSET, PIERRE-ALAIN
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
22-lug-2022
2021/2022
Phoenix sorge nel deserto di Sonora, nell’Arizona centrale. Durante i cosiddetti “misery days”, le temperature massime giornaliere raggiungono e superano regolarmente i 43,3 gradi Celsius, minacciando la salute dei cittadini. Per diverse ragioni, i quartieri più poveri sono meno preparati ad affrontare le temperature crescenti delle ondate di calore. Questi quartieri sono coperti da terreni impervi - distese d’asfalto di strade e parcheggi - che, a causa di scarsità d’alberi che forniscono ombra, assorbono e rilasciano grande calore. Inoltre, i sistemi attivi per il controllo dell’ambiente, i condizionatori d’aria, sono troppo costosi per essere utilizzati o contribuiscono ad aumentare la temperatura vicino al suolo emettendo calore durante il funzionamento. Gli alberi sono importanti per risolvere i problemi di calore. Come detto, forniscono ombra proteggendo il suolo e le persone dai raggi diretti del sole, e contribuiscono all’evapotraspirazione, attraverso la quale l’acqua evapora raffreddando l’aria. Phoenix si è recentemente impegnata a raggiungere “Tree equity” entro il 2030, in base a un accordo con l’organizzazione nazionale degli alberi American Forests, per garantire un certo numero di alberi in tutti i quartieri della città. Insieme a questa importante politica di miglioramento, si può fare qualcosa per le abitazioni delle persone. La storia dell’architettura è piena di esempi di edifici concepiti per climi caldi. Attraverso lo studio di queste architetture e delle condizioni climatiche di Phoenix, presenterò un quartiere che utilizza solo sistemi bioclimatici passivi per il controllo ambientale, sfruttando le risorse naturali per garantire buone condizioni di vita nella case. Questo sarebbe possibile lavorando principalmente sull’involucro dell’architettura, utilizzando tecniche ed elementi antichi per evitare il surriscaldamento degli interni: torri del vento, brise-soleil, corti ombreggiate. L’aspirazione è definire un modello urbano che fonde la necessità di risolvere i problemi climatici con un certo simbolismo e che potrebbe influenzare futuri sviluppi della città verso una più armoniosa integrazione dell’uomo con questo ambiente estremo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/189880