Migration to large urban centres began after World War II in the USA and Europe. This is the origin of the concept of megacity: an urban area with a population of at least 10 million people and with ever-growing outskirts. This trend has been affecting new geographic areas such as Sub-Saharan Africa since the 1960s. Demographic statistics foresee, between now and 2050, a rising trend towards the utopian concept of planetary urbanisation (Brenner and Schmid, 2015), a totally urbanised sphere deprived of its natural resources. It is interesting, but also worrying, that most of the future megacities are in developing countries, meaning territories that are under-planned and under-equipped to accommodate such a demographic increase. Therefore, African cities run the risk of falling into a condition of anarchy, which is reflected in the phenomenon of African Speculation (Arpa and Marcinkoski, 2015), the design of massive residential and tertiary complexes as a result of foreign investments “out of context”: they are skyscrapers and/or hyper-technological infrastructures that are economically inaccessible to average inhabitants. These projects frequently end up in abandonment or failure, becoming “ghost buildings”. Among the emerging megacity cases, one is Kinshasa (DRCongo), the third-largest city in the African continent, today in continuous expansion. Founded as a Belgian colonial city, it presents a dilapidated urban morphology, namely the houses of the locals, as well as a rising number of foreign style buildings: hence the epithet of “city of contrasts” (authors). The proliferation of skyscrapers in the European district clashes with the continuous horizontal expansion of indigenous cities; in addition, the poor planning of the road network leads to incessant traffic. Due to the tough political situation, the city needs a clear urban planning to ensure healthy and decent living conditions for its inhabitants. The outcome of the research, based on on-site experience, is the outlining of a masterplan for a selected area of the city, with a focus on the design of a residential neighbourhood. The in-depth housing typology model follows a hybrid development, halfway between the indigenous horizontal development and the innovative vertical proposal, as a possible alternative to Kinshasa’s incessant expansion.

La migrazione verso i grandi centri urbani inizia nel secondo dopoguerra in USA e Europa: ne deriva conseguentemente il concetto di megacity, un’area urbana con una popolazione di almeno 10 milioni di abitanti e con periferie in continua crescita. Dagli anni ‘60 questa tendenza interessa nuovi ambiti come l’Africa Sub-Sahariana. Le statistiche demografiche prevedono, da oggi al 2050, una traiettoria crescente verso il concetto utopico di planetary urbanization (Brenner e Schmid, 2015), una sfera terrestre totalmente urbanizzata e privata delle sue risorse naturali. È interessante, ma anche preoccupante, che la maggior parte delle future megalopoli si trovi in contesti emergenti, ovvero territori poco pianificati e non attrezzati ad ospitare un tale aumento demografico. Pertanto, la città africana rischia di cadere in una condizione di anarchia, a cui si rifà il fenomeno dell’African Speculation (Arpa e Marcinkoski, 2015), la progettazione di grandi complessi residenziali e terziari frutto di investimenti stranieri “out of context”: essi sono grattacieli e/o infrastrutture ipertecnologiche, economicamente inaccessibili all’abitante medio. Questi progetti scadono frequentemente nell’abbandono o nel fallimento, divenendo degli “edifici fantasma”. Tra i casi di megacity emergenti vi è Kinshasa (DRCongo), la terza città più grande del continente africano, oggi in continua espansione. Nata come città coloniale belga, essa è divisa tra una morfologia urbana fatiscente, ovvero le abitazioni dei locali, e da un’emersione di edifici di importazione stilistica straniera: da ciò deriva la denominazione “città dei contrasti” (autrici). La proliferazione di grattacieli nel quartiere europeo si scontra con la continua espansione in orizzontale delle città indigene; inoltre, la scarsa pianificazione della rete stradale porta a un traffico incessante. A causa della difficile situazione politica, la città necessita di una chiara pianificazione urbana per garantire condizioni di vita sane e dignitose agli abitanti. L’esito della ricerca, basato sull’esperienza in loco, è la delineazione di un masterplan per un’area selezionata della città, con focus sulla progettazione di un quartiere residenziale. Il modello tipologico abitativo approfondito segue uno sviluppo ibrido, a metà tra quello autoctono orizzontale e l’innovativa proposta in verticale, come possibile alternativa all’incessante espansione di Kinshasa.

Booming Kinshasa. Living an African megacity

Stefanelli, Laura;Sirtori, Giuditta
2021/2022

Abstract

Migration to large urban centres began after World War II in the USA and Europe. This is the origin of the concept of megacity: an urban area with a population of at least 10 million people and with ever-growing outskirts. This trend has been affecting new geographic areas such as Sub-Saharan Africa since the 1960s. Demographic statistics foresee, between now and 2050, a rising trend towards the utopian concept of planetary urbanisation (Brenner and Schmid, 2015), a totally urbanised sphere deprived of its natural resources. It is interesting, but also worrying, that most of the future megacities are in developing countries, meaning territories that are under-planned and under-equipped to accommodate such a demographic increase. Therefore, African cities run the risk of falling into a condition of anarchy, which is reflected in the phenomenon of African Speculation (Arpa and Marcinkoski, 2015), the design of massive residential and tertiary complexes as a result of foreign investments “out of context”: they are skyscrapers and/or hyper-technological infrastructures that are economically inaccessible to average inhabitants. These projects frequently end up in abandonment or failure, becoming “ghost buildings”. Among the emerging megacity cases, one is Kinshasa (DRCongo), the third-largest city in the African continent, today in continuous expansion. Founded as a Belgian colonial city, it presents a dilapidated urban morphology, namely the houses of the locals, as well as a rising number of foreign style buildings: hence the epithet of “city of contrasts” (authors). The proliferation of skyscrapers in the European district clashes with the continuous horizontal expansion of indigenous cities; in addition, the poor planning of the road network leads to incessant traffic. Due to the tough political situation, the city needs a clear urban planning to ensure healthy and decent living conditions for its inhabitants. The outcome of the research, based on on-site experience, is the outlining of a masterplan for a selected area of the city, with a focus on the design of a residential neighbourhood. The in-depth housing typology model follows a hybrid development, halfway between the indigenous horizontal development and the innovative vertical proposal, as a possible alternative to Kinshasa’s incessant expansion.
AMANI MUSHIZI, GULAIN
DEL BIANCO, CORINNA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
22-lug-2022
2021/2022
La migrazione verso i grandi centri urbani inizia nel secondo dopoguerra in USA e Europa: ne deriva conseguentemente il concetto di megacity, un’area urbana con una popolazione di almeno 10 milioni di abitanti e con periferie in continua crescita. Dagli anni ‘60 questa tendenza interessa nuovi ambiti come l’Africa Sub-Sahariana. Le statistiche demografiche prevedono, da oggi al 2050, una traiettoria crescente verso il concetto utopico di planetary urbanization (Brenner e Schmid, 2015), una sfera terrestre totalmente urbanizzata e privata delle sue risorse naturali. È interessante, ma anche preoccupante, che la maggior parte delle future megalopoli si trovi in contesti emergenti, ovvero territori poco pianificati e non attrezzati ad ospitare un tale aumento demografico. Pertanto, la città africana rischia di cadere in una condizione di anarchia, a cui si rifà il fenomeno dell’African Speculation (Arpa e Marcinkoski, 2015), la progettazione di grandi complessi residenziali e terziari frutto di investimenti stranieri “out of context”: essi sono grattacieli e/o infrastrutture ipertecnologiche, economicamente inaccessibili all’abitante medio. Questi progetti scadono frequentemente nell’abbandono o nel fallimento, divenendo degli “edifici fantasma”. Tra i casi di megacity emergenti vi è Kinshasa (DRCongo), la terza città più grande del continente africano, oggi in continua espansione. Nata come città coloniale belga, essa è divisa tra una morfologia urbana fatiscente, ovvero le abitazioni dei locali, e da un’emersione di edifici di importazione stilistica straniera: da ciò deriva la denominazione “città dei contrasti” (autrici). La proliferazione di grattacieli nel quartiere europeo si scontra con la continua espansione in orizzontale delle città indigene; inoltre, la scarsa pianificazione della rete stradale porta a un traffico incessante. A causa della difficile situazione politica, la città necessita di una chiara pianificazione urbana per garantire condizioni di vita sane e dignitose agli abitanti. L’esito della ricerca, basato sull’esperienza in loco, è la delineazione di un masterplan per un’area selezionata della città, con focus sulla progettazione di un quartiere residenziale. Il modello tipologico abitativo approfondito segue uno sviluppo ibrido, a metà tra quello autoctono orizzontale e l’innovativa proposta in verticale, come possibile alternativa all’incessante espansione di Kinshasa.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/190261