Trovandosi costantemente a contatto con alcuni oggetti (specie per quanto riguarda l’arredamento, ma questo vale anche, a maggior ragione, per l’arredamento urbano) l’individuo impara ad accettare “for garanted” la presenza di tali oggetti e ne diventa succube. L’oggetto urbano visto con gli occhi di chi sa osservare si rivela come qualcosa di crudele e brutale, non in grado di tener conto delle esigenze della persona che quotidianamente lo vive, in una società che passa sempre più tempo fuori casa e ha bisogno di trovare all’esterno il calore domestico. Questa tesi nasce con l’intento di mostrare ciò che generalmente non viene preso in considerazione, facendo così emergere una categoria fatta di oggetti onnipresenti ma di cui il design raramente si occupa. Ho cominciato prendendo in considerazione la transenna. L’oggetto crudele per eccellenza, progettato contro l’uomo e soggetto, grazie alla sua funzione di barriera, ad una forsennata applicazione in ogni angolo delle città, in cui spesso viene dimenticato e abbandonato nell’attesa di adempiere ad un nuovo compito. Un oggetto in grado di degradare lo spazio in cui vene inserito. Attribuirgli un valore aggiunto sia esso estetico che funzionale, diventa l’obiettivo di questo percorso progettuale che in conclusione ha portato alla realizzazione di Transeat, un oggetto dalla doppia vita: transenna e panchina.
Sbarre senza prigionieri. Progetto di una transenna
CAREW, MARIA
2009/2010
Abstract
Trovandosi costantemente a contatto con alcuni oggetti (specie per quanto riguarda l’arredamento, ma questo vale anche, a maggior ragione, per l’arredamento urbano) l’individuo impara ad accettare “for garanted” la presenza di tali oggetti e ne diventa succube. L’oggetto urbano visto con gli occhi di chi sa osservare si rivela come qualcosa di crudele e brutale, non in grado di tener conto delle esigenze della persona che quotidianamente lo vive, in una società che passa sempre più tempo fuori casa e ha bisogno di trovare all’esterno il calore domestico. Questa tesi nasce con l’intento di mostrare ciò che generalmente non viene preso in considerazione, facendo così emergere una categoria fatta di oggetti onnipresenti ma di cui il design raramente si occupa. Ho cominciato prendendo in considerazione la transenna. L’oggetto crudele per eccellenza, progettato contro l’uomo e soggetto, grazie alla sua funzione di barriera, ad una forsennata applicazione in ogni angolo delle città, in cui spesso viene dimenticato e abbandonato nell’attesa di adempiere ad un nuovo compito. Un oggetto in grado di degradare lo spazio in cui vene inserito. Attribuirgli un valore aggiunto sia esso estetico che funzionale, diventa l’obiettivo di questo percorso progettuale che in conclusione ha portato alla realizzazione di Transeat, un oggetto dalla doppia vita: transenna e panchina.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/19321