Il progetto affrontato nasce dopo un’attenta analisi della storia e dell’evoluzione di Milano ed in particolare dall’area di Bovisa: l’idea è venuta dopo aver partecipato, con un progetto per scalo Farini, al concorso bandito dal Comune stesso: “ Milano e i suoi scali ferroviari”. La proposta che si intende fare si caratterizza di uno studio a livello di plani volumetrico e di un progetto specifico che propone una soluzione di riutilizzo del gasometro più antico che sorge al centro del quartiere. Obiettivo: abbattere le barriere che da anni sembrano separare inesorabilmente il destino di Bovisa da quello della città limitrofa e trovare nuovi spunti per “riunirla” al tessuto milanese neoclassico. Oltre allo studio di carattere viabilistico, tuttavia, si è affrontato direttamente anche l’”avversario” più difficile: il gasometro. Come si può intervenire sul gasometro senza andare ad intaccare la sua valenza storica e la sua struttura degna di tutela come bene architettonico? Il gasometro è una gabbia, è una macchina ed è un sistema talmente affascinante e perfetto che non può essere “mummificato”: nonostante la sua inattività decennale, ha ancora molto da dire e da insegnare. E’ così che, dopo un meticoloso studio di ogni minimo dettaglio strutturale dell’”edificio” , è nato il progetto della “Biblioteca Del gasometro” nel quale si prevede espressamente di creare un insieme che unisca strettamente i due ambiti e che dia vita ad una biblioteca che può esistere se e solo se esiste il gasometro. L’impatto che si ha appena varcata la soglia, è quello di sentirsi in un’emulazione del Pantheon tutto metallico, dove la luce spiove solo dal foro centrale presso la cupola: la dimensione diventa impalpabile, paragonabile a quella che il gas riusciva a generare quando occupava lo spazio sotto le lamiere. Il metallo si oppone alla pesantezza dei libri e degli scaffali: è come se fosse un’unica grande macchina, dove ogni elemento svolge al meglio il suo compito. L’esperienza che tale studio ha permesso di vivere è e resterà unica nel tempo ed ha permesso di riflettere su una serie di aspetti che sono parte importante della città che viviamo, della sua architettura che, si sa, finché è vissuta , non muore mai.
Dalla goccia a un'idea di città. La riscoperta del gasometro : un nuova biblioteca
SALVINI, PAOLA;CIBIN, EVELINA;DE MARCHI, VANESSA
2009/2010
Abstract
Il progetto affrontato nasce dopo un’attenta analisi della storia e dell’evoluzione di Milano ed in particolare dall’area di Bovisa: l’idea è venuta dopo aver partecipato, con un progetto per scalo Farini, al concorso bandito dal Comune stesso: “ Milano e i suoi scali ferroviari”. La proposta che si intende fare si caratterizza di uno studio a livello di plani volumetrico e di un progetto specifico che propone una soluzione di riutilizzo del gasometro più antico che sorge al centro del quartiere. Obiettivo: abbattere le barriere che da anni sembrano separare inesorabilmente il destino di Bovisa da quello della città limitrofa e trovare nuovi spunti per “riunirla” al tessuto milanese neoclassico. Oltre allo studio di carattere viabilistico, tuttavia, si è affrontato direttamente anche l’”avversario” più difficile: il gasometro. Come si può intervenire sul gasometro senza andare ad intaccare la sua valenza storica e la sua struttura degna di tutela come bene architettonico? Il gasometro è una gabbia, è una macchina ed è un sistema talmente affascinante e perfetto che non può essere “mummificato”: nonostante la sua inattività decennale, ha ancora molto da dire e da insegnare. E’ così che, dopo un meticoloso studio di ogni minimo dettaglio strutturale dell’”edificio” , è nato il progetto della “Biblioteca Del gasometro” nel quale si prevede espressamente di creare un insieme che unisca strettamente i due ambiti e che dia vita ad una biblioteca che può esistere se e solo se esiste il gasometro. L’impatto che si ha appena varcata la soglia, è quello di sentirsi in un’emulazione del Pantheon tutto metallico, dove la luce spiove solo dal foro centrale presso la cupola: la dimensione diventa impalpabile, paragonabile a quella che il gas riusciva a generare quando occupava lo spazio sotto le lamiere. Il metallo si oppone alla pesantezza dei libri e degli scaffali: è come se fosse un’unica grande macchina, dove ogni elemento svolge al meglio il suo compito. L’esperienza che tale studio ha permesso di vivere è e resterà unica nel tempo ed ha permesso di riflettere su una serie di aspetti che sono parte importante della città che viviamo, della sua architettura che, si sa, finché è vissuta , non muore mai.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/19521