Homeless people are commonly depicted as middle-aged men who have been living on the streets for some time now, addicted to drugs or suffering from mental illness. The idea stems from stereotypes strongly rooted in Western culture, which do not take into account the different experiences that can lead to homelessness. These constructions are very binding and nullify any other characteristics of the subject; being "homeless" becomes a distinctive aspect of the individual, making homeless people objects of discourse rather than subjects of their own experience. The imposed identity , however, can be challenged and renegotiated. This paper analyzes how homeless people communicate through social media, in which they find a space to express with their own voice, without it being reported by others. The first part of the paper is intended to be a tool to approach the topic in an informed way, so it is entirely devoted to a reflection on the relevant literature; in addition, there is an in-depth analysis of thirty-two images of homeless people from popular culture. Next, an analysis is conducted on the use of social media by sixteen homeless people, taking into account their profiles on different platforms. The research is not based on quantitative values but refers to how these tools are used to renegotiate imposed identity. The analysis reveals an intense activity on social media that shows a very different reality than one might think based on the common idea of homelessness.

Le persone senza dimora vengono comunemente rappresentate come uomini di mezza età che vivono in strada ormai da tempo, dipendenti da sostanze stupefacenti o affetti da malattie mentali. L’idea nasce da stereotipi fortemente radicati nella cultura occidentale, che non tengono conto delle diverse esperienze che possono portare a perdere l’abitazione. Queste costruzioni sono molto vincolanti ed annullano qualsiasi altra caratteristica del soggetto, essere “senza dimora” diventa un aspetto distintivo dell'individuo, rendendo gli homeless oggetti del discorso piuttosto che soggetti della propria esperienza. L’identità imposta dall’esterno però, può essere contestata e rinegoziata. Il presente lavoro analizza come le persone senza dimora si comunichino attraverso l’utilizzo dei social media, in cui trovano uno spazio per esprimersi con la propria voce, senza che venga riportata da altri. La prima parte dell’elaborato vuole rappresentare uno strumento per affrontare il tema in modo consapevole, per questo è interamente dedicata ad una riflessione sulla letteratura di riferimento; inoltre è presente un approfondimento su trentadue immagini di persone senza dimora, tratte dalla cultura popolare. Successivamente viene svolta un’analisi sull’utilizzo dei social media da parte di sedici persone senza dimora, tenendo conto dei profili sulle diverse piattaforme. La ricerca non si basa su valori quantitativi ma fa riferimento al modo in cui tali strumenti vengono utilizzati per rinegoziare l’identità imposta dall’esterno. Dall’analisi emerge un’intensa attività sui social media che mostra una realtà ben diversa rispetto a quanto si potrebbe pensare basandosi sull’idea comune di homeless.

Profili dell'invisibile : come le persone senza dimora utilizzano i social media

Curati, Giulia Lucia
2021/2022

Abstract

Homeless people are commonly depicted as middle-aged men who have been living on the streets for some time now, addicted to drugs or suffering from mental illness. The idea stems from stereotypes strongly rooted in Western culture, which do not take into account the different experiences that can lead to homelessness. These constructions are very binding and nullify any other characteristics of the subject; being "homeless" becomes a distinctive aspect of the individual, making homeless people objects of discourse rather than subjects of their own experience. The imposed identity , however, can be challenged and renegotiated. This paper analyzes how homeless people communicate through social media, in which they find a space to express with their own voice, without it being reported by others. The first part of the paper is intended to be a tool to approach the topic in an informed way, so it is entirely devoted to a reflection on the relevant literature; in addition, there is an in-depth analysis of thirty-two images of homeless people from popular culture. Next, an analysis is conducted on the use of social media by sixteen homeless people, taking into account their profiles on different platforms. The research is not based on quantitative values but refers to how these tools are used to renegotiate imposed identity. The analysis reveals an intense activity on social media that shows a very different reality than one might think based on the common idea of homelessness.
ARC III - Scuola del Design
6-ott-2022
2021/2022
Le persone senza dimora vengono comunemente rappresentate come uomini di mezza età che vivono in strada ormai da tempo, dipendenti da sostanze stupefacenti o affetti da malattie mentali. L’idea nasce da stereotipi fortemente radicati nella cultura occidentale, che non tengono conto delle diverse esperienze che possono portare a perdere l’abitazione. Queste costruzioni sono molto vincolanti ed annullano qualsiasi altra caratteristica del soggetto, essere “senza dimora” diventa un aspetto distintivo dell'individuo, rendendo gli homeless oggetti del discorso piuttosto che soggetti della propria esperienza. L’identità imposta dall’esterno però, può essere contestata e rinegoziata. Il presente lavoro analizza come le persone senza dimora si comunichino attraverso l’utilizzo dei social media, in cui trovano uno spazio per esprimersi con la propria voce, senza che venga riportata da altri. La prima parte dell’elaborato vuole rappresentare uno strumento per affrontare il tema in modo consapevole, per questo è interamente dedicata ad una riflessione sulla letteratura di riferimento; inoltre è presente un approfondimento su trentadue immagini di persone senza dimora, tratte dalla cultura popolare. Successivamente viene svolta un’analisi sull’utilizzo dei social media da parte di sedici persone senza dimora, tenendo conto dei profili sulle diverse piattaforme. La ricerca non si basa su valori quantitativi ma fa riferimento al modo in cui tali strumenti vengono utilizzati per rinegoziare l’identità imposta dall’esterno. Dall’analisi emerge un’intensa attività sui social media che mostra una realtà ben diversa rispetto a quanto si potrebbe pensare basandosi sull’idea comune di homeless.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/195759