Il sisma del 06 aprile 2009 colpisce violentemente il territorio aquilano, coinvolgendo 134.000 persone collocate su un’ area che comprende la città dell’Aquila e numerosi piccoli borghi. La gestione dell’emergenza viene affidata alla protezione civile, che attraverso tendopoli alberghi abitazioni private e caserme fronteggia la prima fase di soccorso. La gestione post sisma viene in genere caratterizzata da alloggi temporanei che si interpone tra la fase di prima emergenza e la ricostruzione; all’Aquila questa fase viene a mancare e le persone prolungano la permanenza nelle tendopoli in attesa della consegna delle abitazioni del progetto c.a.s.e. A quasi due anni dal sisma gli unici interventi di ricostruzione avvenuta sono quelli del progetto c.a.s.e. che danno alloggio a meno di un terzo della popolazione senzatetto. Le altre persone abitano ancora nei moduli abitativi provvisori, negli alberghi o beneficiando del contributo di autonoma sistemazione. Il progetto di tesi parte da questi presupposti per rispondere al problema della residenza, in quanto ad oggi non esistono progetti che prevedano la riappropriazione della città e del territorio da parte dei suoi vecchi abitanti. Partendo dall’analisi dei valori di rischio sismico, esiti di agibilità degli edifici e morfologia del territorio si individuano alcune aree maggiormente danneggiate: via XX Settembre, il quartiere di Pettino, il borgo di Onna e il centro storico de L’Aquila. All’interno di queste aree viene scelto il quartiere di Pettino, un’area di espansione residenziale degli anni settanta caratterizzata da una forte presenza di piani di edilizia economica popolare e posta sotto la faglia attiva più importante del territorio. Vengono individuate come ambito di progetto le aree p.e.e.p. su cui sono già partiti degli interventi di demolizione di alcuni edifici. Il progetto parte dal concetto di riequilibrare i rapporti tra spazio pubblico e privato, restituendo all’area dei servizi di base assenti già prima del sisma. La proposta si esplicita in due opzioni progettuali: la prima prevede la ricostruzione integrale ti tutte le unità abitative con particolare attenzione ai servizi e al verde pubblico. La seconda ipotesi prevede il trasferimento degli abitanti in altre zone e la realizzazione di un parco della memoria all’interno del territorio esistente. Il sisma del 06 aprile 2009 colpisce il territorio aquilano, convolgendo 134.000 persone collocate su un’ area che comprende la città dell’Aquila e numerosi altri borghi. La gestione dell’emergenza è affidata alla protezione civile, che attraverso tendopoli alberghi abitazioni private e caserme fronteggia la prima fase di soccorso. La gestione post sisma viene in genere caratterizzata da alloggi temporanei che si interpone tra la fase di prima emergenza e la ricostruzione; all’Aquila questa fase viene a mancare e le persone prolungano la permanenza nelle tendopoli in attesa della consegna delle abitazioni del progetto c.a.s.e. A due anni dal sisma gli unici interventi di ricostruzione avvenuta sono quelli del progetto c.a.s.e. che danno alloggio a meno di un terzo della popolazione senzatetto. Le altre persone abitano ancora nei m.a.p., negli alberghi o beneficiando del contributo di autonoma sistemazione. Il progetto di tesi tratta il problema della residenza, in quanto ad oggi non esistono progetti che prevedano la riappropriazione della città da parte dei vecchi abitanti. Partendo dall’analisi del rischio sismico, degli esiti sugli edifici e dalla morfologia del territorio si individuano alcune aree maggiormente danneggiate: via XX Settembre, Pettino, Onna e il centro storico. All’interno di queste aree viene scelto il quartiere di Pettino, un’area di espansione residenziale degli anni settanta caratterizzata da una forte presenza di piani di edilizia economica popolare e posta sotto la faglia attiva più importante del territorio. Vengono individuate come ambito di progetto le aree p.e.e.p. su cui sono già partiti degli interventi di demolizione di alcuni edifici. Il progetto parte dal concetto di riequilibrare i rapporti tra spazio pubblico e privato, restituendo all’area dei servizi di base assenti già prima del sisma. La proposta si esplicita in due opzioni progettuali: la prima prevede la ricostruzione integrale ti tutte le unità abitative con particolare attenzione ai servizi e al verde pubblico. La seconda ipotesi prevede il trasferimento degli abitanti in altre zone e la realizzazione di un parco della memoria all’interno del territorio esistente. terremoti del 1300 La città dell'Aquila sorge su uno dei territori a alta sismicità della penisola italiana e, fin dalla sua fondazione, è stata funestata molte volte da eventi tellurici. Il primo terremoto di cui si abbia notizia risale al 13 dicembre 1315. Un forte terremoto si verificò il 9 settembre 1349: si stima che abbia avuto un'intensità pari a magnitudo 6,5 della Scala Richter e che abbia prodotto danni valutabili nel X grado della Scala Mercalli. Furono sbrecciati e atterrati ampi tratti delle mura cittadine e crollarono moltissime case e chiese. Le vittime furono ottocento e, poiché all'epoca gli abitanti dell'Aquila erano meno di diecimila, si trattò di quasi il 10% della popolazione. La gran polvere che si alzò gravò sulla città per molto tempo, impedendo il salvataggio repentino di coloro che erano stati travolti dalle macerie. La difficile e laboriosa ricostruzione scoraggiò una parte della popolazione, che preferì tornare ai villaggi e castelli dai quali erano venuti i loro avi. Di fronte all'esodo massiccio della popolazione e alla conseguente prospettiva di veder prematuramente cancellata L'Aquila dalle città del Regno, Camponeschi fece presidiare le mura cittadine e ne fece chiudere con tavoloni di legno le brecce. il terremoto del 1703 Nel settecento la città fu interessata da uno sciame sismico, che culminò con un violentissimo terremoto che, ancora una volta, la rase al suolo. La prima scossa della lunga sequenza si verificò il 14 ottobre 1702, ma la maggiore venne registrata il 2 febbraio del 1703 e si stima che abbia avuto una magnitudo 6,7 della Scala Richter causando devastazioni stimate nel X grado nella Scala Mercalli. Quasi tutte le chiese e gli edifici pubblici cittadini crollarono o riportarono gravissimi danni[13]. Si stima che nelle varie scosse che colpirono la città, quell'anno siano morte oltre 6.000 persone. Le chiese di San Bernardino, (rimase in piedi solo il coro, la facciata e le mura laterali), San Filippo, la Cattedrale di San Massimo, San Francesco, Sant'Agostino e tutti i palazzi della città risultarono rasi al suolo oppure pesantemente danneggiati La gente sopravvissuta abbandonò la città in quanto ritenuta troppo rischiosa. Fu ricostruita dalla tenace volontà dei pochi abitanti rimasti e ripopolata per volontà di papa Clemente XI, il quale, ritenendo che la città dovesse rinascere a tutti i costi, dispose che fossero inviati preti e suore spogliatisi del loro sacro vincolo a contribuire alla rinascita della città. Aquila, tuttavia, non riacquistò mai più l'antico splendore

L'Aquila : la ricostruzione dopo il terremoto

RUBINI, ANDREA;VALENTINI, BARBARA
2009/2010

Abstract

Il sisma del 06 aprile 2009 colpisce violentemente il territorio aquilano, coinvolgendo 134.000 persone collocate su un’ area che comprende la città dell’Aquila e numerosi piccoli borghi. La gestione dell’emergenza viene affidata alla protezione civile, che attraverso tendopoli alberghi abitazioni private e caserme fronteggia la prima fase di soccorso. La gestione post sisma viene in genere caratterizzata da alloggi temporanei che si interpone tra la fase di prima emergenza e la ricostruzione; all’Aquila questa fase viene a mancare e le persone prolungano la permanenza nelle tendopoli in attesa della consegna delle abitazioni del progetto c.a.s.e. A quasi due anni dal sisma gli unici interventi di ricostruzione avvenuta sono quelli del progetto c.a.s.e. che danno alloggio a meno di un terzo della popolazione senzatetto. Le altre persone abitano ancora nei moduli abitativi provvisori, negli alberghi o beneficiando del contributo di autonoma sistemazione. Il progetto di tesi parte da questi presupposti per rispondere al problema della residenza, in quanto ad oggi non esistono progetti che prevedano la riappropriazione della città e del territorio da parte dei suoi vecchi abitanti. Partendo dall’analisi dei valori di rischio sismico, esiti di agibilità degli edifici e morfologia del territorio si individuano alcune aree maggiormente danneggiate: via XX Settembre, il quartiere di Pettino, il borgo di Onna e il centro storico de L’Aquila. All’interno di queste aree viene scelto il quartiere di Pettino, un’area di espansione residenziale degli anni settanta caratterizzata da una forte presenza di piani di edilizia economica popolare e posta sotto la faglia attiva più importante del territorio. Vengono individuate come ambito di progetto le aree p.e.e.p. su cui sono già partiti degli interventi di demolizione di alcuni edifici. Il progetto parte dal concetto di riequilibrare i rapporti tra spazio pubblico e privato, restituendo all’area dei servizi di base assenti già prima del sisma. La proposta si esplicita in due opzioni progettuali: la prima prevede la ricostruzione integrale ti tutte le unità abitative con particolare attenzione ai servizi e al verde pubblico. La seconda ipotesi prevede il trasferimento degli abitanti in altre zone e la realizzazione di un parco della memoria all’interno del territorio esistente. Il sisma del 06 aprile 2009 colpisce il territorio aquilano, convolgendo 134.000 persone collocate su un’ area che comprende la città dell’Aquila e numerosi altri borghi. La gestione dell’emergenza è affidata alla protezione civile, che attraverso tendopoli alberghi abitazioni private e caserme fronteggia la prima fase di soccorso. La gestione post sisma viene in genere caratterizzata da alloggi temporanei che si interpone tra la fase di prima emergenza e la ricostruzione; all’Aquila questa fase viene a mancare e le persone prolungano la permanenza nelle tendopoli in attesa della consegna delle abitazioni del progetto c.a.s.e. A due anni dal sisma gli unici interventi di ricostruzione avvenuta sono quelli del progetto c.a.s.e. che danno alloggio a meno di un terzo della popolazione senzatetto. Le altre persone abitano ancora nei m.a.p., negli alberghi o beneficiando del contributo di autonoma sistemazione. Il progetto di tesi tratta il problema della residenza, in quanto ad oggi non esistono progetti che prevedano la riappropriazione della città da parte dei vecchi abitanti. Partendo dall’analisi del rischio sismico, degli esiti sugli edifici e dalla morfologia del territorio si individuano alcune aree maggiormente danneggiate: via XX Settembre, Pettino, Onna e il centro storico. All’interno di queste aree viene scelto il quartiere di Pettino, un’area di espansione residenziale degli anni settanta caratterizzata da una forte presenza di piani di edilizia economica popolare e posta sotto la faglia attiva più importante del territorio. Vengono individuate come ambito di progetto le aree p.e.e.p. su cui sono già partiti degli interventi di demolizione di alcuni edifici. Il progetto parte dal concetto di riequilibrare i rapporti tra spazio pubblico e privato, restituendo all’area dei servizi di base assenti già prima del sisma. La proposta si esplicita in due opzioni progettuali: la prima prevede la ricostruzione integrale ti tutte le unità abitative con particolare attenzione ai servizi e al verde pubblico. La seconda ipotesi prevede il trasferimento degli abitanti in altre zone e la realizzazione di un parco della memoria all’interno del territorio esistente. terremoti del 1300 La città dell'Aquila sorge su uno dei territori a alta sismicità della penisola italiana e, fin dalla sua fondazione, è stata funestata molte volte da eventi tellurici. Il primo terremoto di cui si abbia notizia risale al 13 dicembre 1315. Un forte terremoto si verificò il 9 settembre 1349: si stima che abbia avuto un'intensità pari a magnitudo 6,5 della Scala Richter e che abbia prodotto danni valutabili nel X grado della Scala Mercalli. Furono sbrecciati e atterrati ampi tratti delle mura cittadine e crollarono moltissime case e chiese. Le vittime furono ottocento e, poiché all'epoca gli abitanti dell'Aquila erano meno di diecimila, si trattò di quasi il 10% della popolazione. La gran polvere che si alzò gravò sulla città per molto tempo, impedendo il salvataggio repentino di coloro che erano stati travolti dalle macerie. La difficile e laboriosa ricostruzione scoraggiò una parte della popolazione, che preferì tornare ai villaggi e castelli dai quali erano venuti i loro avi. Di fronte all'esodo massiccio della popolazione e alla conseguente prospettiva di veder prematuramente cancellata L'Aquila dalle città del Regno, Camponeschi fece presidiare le mura cittadine e ne fece chiudere con tavoloni di legno le brecce. il terremoto del 1703 Nel settecento la città fu interessata da uno sciame sismico, che culminò con un violentissimo terremoto che, ancora una volta, la rase al suolo. La prima scossa della lunga sequenza si verificò il 14 ottobre 1702, ma la maggiore venne registrata il 2 febbraio del 1703 e si stima che abbia avuto una magnitudo 6,7 della Scala Richter causando devastazioni stimate nel X grado nella Scala Mercalli. Quasi tutte le chiese e gli edifici pubblici cittadini crollarono o riportarono gravissimi danni[13]. Si stima che nelle varie scosse che colpirono la città, quell'anno siano morte oltre 6.000 persone. Le chiese di San Bernardino, (rimase in piedi solo il coro, la facciata e le mura laterali), San Filippo, la Cattedrale di San Massimo, San Francesco, Sant'Agostino e tutti i palazzi della città risultarono rasi al suolo oppure pesantemente danneggiati La gente sopravvissuta abbandonò la città in quanto ritenuta troppo rischiosa. Fu ricostruita dalla tenace volontà dei pochi abitanti rimasti e ripopolata per volontà di papa Clemente XI, il quale, ritenendo che la città dovesse rinascere a tutti i costi, dispose che fossero inviati preti e suore spogliatisi del loro sacro vincolo a contribuire alla rinascita della città. Aquila, tuttavia, non riacquistò mai più l'antico splendore
PORCARO, SALVATORE
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
1-apr-2011
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/19781