‘Urbanising discontinuities’ represents the operation of returning an order in a fragmented reality - here declined on the level of a post-industrial scenario, in the case study of the former cement factory of Catania, Italy. The project is configured as the device to produce transformations and regenerations of industrial landscapes, which has inevitably generated a vacuum within the urban fabric itself, not only from a physical perspective but as an emptiness of meaning. The entity of the former cement factory is immersed in a complex mosaic of relations and urban landscapes - of relationship with the port system, with the historic city and above all with Catania’s waterfront. Over the years, several approaches both on a territorial and urban scale, lacking a long-term vision, have progressively precluded the possibility of enjoying the relationship with the seascape, increasing the separation between the city and coastal landscape. Working on the blueprint of the existing, it is possible to undertake experiments for the reactivation of these urban gaps, through different devices and tools - operating for substitution, addition-removal and integration of both volumetric and public spaces. Due to the need to expand port structures, some of the buildings return to being productive spaces, while others are dedicated to places that promote culture, business, residences and open spaces, restoring value on a larger scale. The guiding principle is therefore to create order in the multiplicity of elements, to establish the incipit of something new, since starting means to order, and order becomes the principle (Archè) of the design gesture that overwrites the existing one. Putting the functional program in a system with the architectural composition, the project aims to urbanise a vacuum, reconstituting a fragment of the coast - which combined with other urban stitching interventions, are both able to return the lost relationship with the coastal landscape - and to sew a part of the urban fabric with the ambition to have a role as a social activator.

“Urbanizzare le discontinuità” rappresenta l’operazione di restituire un ordine in una realtà frammentata - qui declinata sul piano di uno scenario post-industriale, nel caso studio dell’ex cementificio di Catania. Il progetto si configura come il dispositivo con il quale poter produrre trasformazioni e rigenerazioni dei paesaggi industriali, la cui dismissione ha inevitabilmente generato un vuoto all’interno del tessuto urbano stesso, un’intercapedine non solo fisica, ma soprattutto di significato. Il tassello dell’ex cementificio si inserisce all’interno di un complesso mosaico di relazioni e paesaggi urbani - di rapporto con il sistema portuale, con la città storica e soprattutto con il waterfront catanese. Nel corso degli anni, diversi interventi sia a scala territoriale che urbana, acerbi di una visione a lungo termine, hanno progressivamente precluso la possibilità di fruire direttamente del rapporto con il mare, inasprendo la separazione tra città e paesaggio costiero. Lavorando sulle tracce dell’esistente, è possibile intraprendere sperimentazioni per la riattivazione di questi vuoti urbani, tramite differenti dispositivi e strumenti, operando per sostituzione, addizione-rimozione e integrazione sia volumetrica che di spazio pubblico. Data l’esigenza di ampliamento delle strutture portuali, parte degli edifici può ritornare ad essere tessuto produttivo, mentre altre vengono dedicate a luoghi promotori della cultura, al commercio, a residenze e spazi aperti, restituendo valore ad una scala più ampia. Il principio guida è quindi creare ordine nella moltitudine di elementi, stabilire l’incipit di qualcosa di nuovo, poiché iniziare vuol dire ordinare, e l’ordine diventa il principio (Archè) del gesto progettuale che si sovrascrive all’esistente. Mettendo a sistema il programma funzionale con la composizione architettonica, il progetto si pone come obiettivo quello di urbanizzare un vuoto, ricostituendo un frammento della costa - che affiancato ad altri interventi di agopuntura urbana, sia in grado di restituire il rapporto smarrito con il paesaggio costiero - nonché di ricucire una parte di tessuto urbano con l’ambizione di avere un ruolo di attivatore sociale.

Urbanizzare le discontinuità : il caso studio dell'ex cementificio di Catania

Centoducati, Chiara;VILLA, FRANCESCA LINDA
2021/2022

Abstract

‘Urbanising discontinuities’ represents the operation of returning an order in a fragmented reality - here declined on the level of a post-industrial scenario, in the case study of the former cement factory of Catania, Italy. The project is configured as the device to produce transformations and regenerations of industrial landscapes, which has inevitably generated a vacuum within the urban fabric itself, not only from a physical perspective but as an emptiness of meaning. The entity of the former cement factory is immersed in a complex mosaic of relations and urban landscapes - of relationship with the port system, with the historic city and above all with Catania’s waterfront. Over the years, several approaches both on a territorial and urban scale, lacking a long-term vision, have progressively precluded the possibility of enjoying the relationship with the seascape, increasing the separation between the city and coastal landscape. Working on the blueprint of the existing, it is possible to undertake experiments for the reactivation of these urban gaps, through different devices and tools - operating for substitution, addition-removal and integration of both volumetric and public spaces. Due to the need to expand port structures, some of the buildings return to being productive spaces, while others are dedicated to places that promote culture, business, residences and open spaces, restoring value on a larger scale. The guiding principle is therefore to create order in the multiplicity of elements, to establish the incipit of something new, since starting means to order, and order becomes the principle (Archè) of the design gesture that overwrites the existing one. Putting the functional program in a system with the architectural composition, the project aims to urbanise a vacuum, reconstituting a fragment of the coast - which combined with other urban stitching interventions, are both able to return the lost relationship with the coastal landscape - and to sew a part of the urban fabric with the ambition to have a role as a social activator.
CHIERICHETTI, NICOLÒ
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
20-dic-2022
2021/2022
“Urbanizzare le discontinuità” rappresenta l’operazione di restituire un ordine in una realtà frammentata - qui declinata sul piano di uno scenario post-industriale, nel caso studio dell’ex cementificio di Catania. Il progetto si configura come il dispositivo con il quale poter produrre trasformazioni e rigenerazioni dei paesaggi industriali, la cui dismissione ha inevitabilmente generato un vuoto all’interno del tessuto urbano stesso, un’intercapedine non solo fisica, ma soprattutto di significato. Il tassello dell’ex cementificio si inserisce all’interno di un complesso mosaico di relazioni e paesaggi urbani - di rapporto con il sistema portuale, con la città storica e soprattutto con il waterfront catanese. Nel corso degli anni, diversi interventi sia a scala territoriale che urbana, acerbi di una visione a lungo termine, hanno progressivamente precluso la possibilità di fruire direttamente del rapporto con il mare, inasprendo la separazione tra città e paesaggio costiero. Lavorando sulle tracce dell’esistente, è possibile intraprendere sperimentazioni per la riattivazione di questi vuoti urbani, tramite differenti dispositivi e strumenti, operando per sostituzione, addizione-rimozione e integrazione sia volumetrica che di spazio pubblico. Data l’esigenza di ampliamento delle strutture portuali, parte degli edifici può ritornare ad essere tessuto produttivo, mentre altre vengono dedicate a luoghi promotori della cultura, al commercio, a residenze e spazi aperti, restituendo valore ad una scala più ampia. Il principio guida è quindi creare ordine nella moltitudine di elementi, stabilire l’incipit di qualcosa di nuovo, poiché iniziare vuol dire ordinare, e l’ordine diventa il principio (Archè) del gesto progettuale che si sovrascrive all’esistente. Mettendo a sistema il programma funzionale con la composizione architettonica, il progetto si pone come obiettivo quello di urbanizzare un vuoto, ricostituendo un frammento della costa - che affiancato ad altri interventi di agopuntura urbana, sia in grado di restituire il rapporto smarrito con il paesaggio costiero - nonché di ricucire una parte di tessuto urbano con l’ambizione di avere un ruolo di attivatore sociale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/198679