Bucarest, Bucureşti in lingua originale, appare agli occhi di noi (soprattutto giovani) Europei, come uno sperduto baluardo ai confini del continente, una capitale d’Europa di seconda classe, una meta poco ambita per un’esperienza all’estero, un luogo lontano di cui poco si conosce e poco si deve conoscere. Nel 2004 per ragioni di volontariato mi sono trovata su un pulmino a percorrere le strade Rumene, a visitarne le città, a scrutarne il paesaggio, e a entrare in contatto con i suoi abitanti e la sua cultura: il desiderio di approfondire le superficiali conoscenze è andato oltre. Ricordo chiaramente che oltre a ciò ho vissuto, visto e conosciuto, sin dall’inizio sono rimasta colpita dalla difficoltà di molti giovani coetanei di sentirsi tali e di vivere come tali: per molti di essi la mancanza di speranza di un futuro nelle loro terra oggi, come allora, è una questione quotidiana. L’assenza di vere e concrete prospettive rappresenta un fardello pesantissimo per un giovane da portare, e di conseguenza una perdita enorme per un popolo da arginare. Partendo da questa consapevolezza la presente tesi rappresenta un semplice tentativo d’indagine sulla reale situazione della città capitale della Romania, sulle necessità di comprendere le dinamiche della sua evoluzione, in un percorso sulle trasformazioni che hanno segnato il contesto urbano e di conseguenza la società che lo abita. Se durante l’ottocento la città ha rappresentato il luogo prediletto di esperimenti culturali e di innovazioni nei campi architettonico, artistico e culturale, e la sua struttura era quella di una città pienamente Europea, le generazioni di politici e urbanisti del novecento, hanno in gran parte contraddetto questa forte identità. Fuorviante è stato il processo attraverso il quale ad ogni nuova fase politica si è ricominciato da zero, e la negazione più evidente della città esistente è avvenuta dopo il 1947, con l’ascesa e l’affermazione della Repubblica Popolare Rumena e la successiva salita al potere del leader Nicolae Ceauşescu: durante un lasso di tempo di quarant’anni i piani urbanistici, generati da un’ideologia politica e da un’identità imposta, si sono insinuati sul tessuto urbano preesistente, ne hanno sconvolto la realtà e lasciato delle tracce e dei segni laceranti. Bucarest è somma di luoghi emblematici, luoghi che sono stati radicalmente alterati, luoghi che avrebbero dovuto essere veri e propri momenti di ricostruzione Lo svolgimento della presente tesi rivisita soprattutto il periodo socialista che la Romania ha visto affermarsi nella sua storia recente, e in particolare, gli aspetti relativi all’urbanistica e all’architettura di una città simbolo di quello che a tutti gli effetti è stato un regime. Provando a ripercorrere la sequenza della trasformazioni di Bucarest ci si trova nel cuore di un dibattito sulla memoria e sull’identità urbana, che per l’analisi si costituisce come un punto di partenza, e non di arrivo. E così scopre che è quasi come se gli anni del socialismo avessero cancellato la storia precedente, appiattendone le fasi in una sorta d’istantanea immobile: è quasi come se n un momento di totale distaccamento dall’accaduto, gli eventi avessero paralizzato e quasi interamente rimosso la volontà non solo di tornare indietro alla storia precedente, ma anche di immaginare un futuro. Marc Augé afferma che “Il luogo è necessariamente storico, dal momento in cui coniugando identità e relazione, esso si definisce a partire da una stabilità minima. Lo è nella misura in cui coloro che vi vivono possono riconoscervi dei riferimenti che non devono essere oggetto di conoscenza”. Cosa significa allora parlare di storia e di memoria a Bucarest se molti dei suoi luoghi rimangono muti per gran parte dei suoi abitanti? Se si pone innegabile che l’avvento del socialismo ha significato anche proiezione di un ideologia in un preciso spazio, quale senso ascrivere a questi spazi se il passato che li ha generati è quasi del tutto negato? Come riunificare una città fatta anche di frammenti incoerenti se la società stessa è frammentate e incoerente? Questo lavoro si propone di evidenziare le strette relazioni tra alcuni eventi che hanno avuto un ruolo indiscutibilmente significativo nel rapporto tra città e abitanti, durante e dopo l’età comunista; relazioni che dovrebbero diventare oggetto di attente analisi al fine di mettere in atto strategie progettuali adeguate alla complessità di una città odierna. Attraverso un personale viaggio compiuto nella città odierna, la tesi tratta le delicate interazioni quotidiane che intercorrono tra gli storici caratteri urbani, un processo di “evoluzione” forzata, la mancata capacità di rigenerazione, e l’immaginario di una riappropriazione. È immaginabile per gli abitanti di Bucarest una legittima riappropriazione di nuove prospettive?

Bucarest : una città in bilico tra desiderio di passato e nostalgia di futuro

GHISOLFI, FRANCESCA ROMANA
2009/2010

Abstract

Bucarest, Bucureşti in lingua originale, appare agli occhi di noi (soprattutto giovani) Europei, come uno sperduto baluardo ai confini del continente, una capitale d’Europa di seconda classe, una meta poco ambita per un’esperienza all’estero, un luogo lontano di cui poco si conosce e poco si deve conoscere. Nel 2004 per ragioni di volontariato mi sono trovata su un pulmino a percorrere le strade Rumene, a visitarne le città, a scrutarne il paesaggio, e a entrare in contatto con i suoi abitanti e la sua cultura: il desiderio di approfondire le superficiali conoscenze è andato oltre. Ricordo chiaramente che oltre a ciò ho vissuto, visto e conosciuto, sin dall’inizio sono rimasta colpita dalla difficoltà di molti giovani coetanei di sentirsi tali e di vivere come tali: per molti di essi la mancanza di speranza di un futuro nelle loro terra oggi, come allora, è una questione quotidiana. L’assenza di vere e concrete prospettive rappresenta un fardello pesantissimo per un giovane da portare, e di conseguenza una perdita enorme per un popolo da arginare. Partendo da questa consapevolezza la presente tesi rappresenta un semplice tentativo d’indagine sulla reale situazione della città capitale della Romania, sulle necessità di comprendere le dinamiche della sua evoluzione, in un percorso sulle trasformazioni che hanno segnato il contesto urbano e di conseguenza la società che lo abita. Se durante l’ottocento la città ha rappresentato il luogo prediletto di esperimenti culturali e di innovazioni nei campi architettonico, artistico e culturale, e la sua struttura era quella di una città pienamente Europea, le generazioni di politici e urbanisti del novecento, hanno in gran parte contraddetto questa forte identità. Fuorviante è stato il processo attraverso il quale ad ogni nuova fase politica si è ricominciato da zero, e la negazione più evidente della città esistente è avvenuta dopo il 1947, con l’ascesa e l’affermazione della Repubblica Popolare Rumena e la successiva salita al potere del leader Nicolae Ceauşescu: durante un lasso di tempo di quarant’anni i piani urbanistici, generati da un’ideologia politica e da un’identità imposta, si sono insinuati sul tessuto urbano preesistente, ne hanno sconvolto la realtà e lasciato delle tracce e dei segni laceranti. Bucarest è somma di luoghi emblematici, luoghi che sono stati radicalmente alterati, luoghi che avrebbero dovuto essere veri e propri momenti di ricostruzione Lo svolgimento della presente tesi rivisita soprattutto il periodo socialista che la Romania ha visto affermarsi nella sua storia recente, e in particolare, gli aspetti relativi all’urbanistica e all’architettura di una città simbolo di quello che a tutti gli effetti è stato un regime. Provando a ripercorrere la sequenza della trasformazioni di Bucarest ci si trova nel cuore di un dibattito sulla memoria e sull’identità urbana, che per l’analisi si costituisce come un punto di partenza, e non di arrivo. E così scopre che è quasi come se gli anni del socialismo avessero cancellato la storia precedente, appiattendone le fasi in una sorta d’istantanea immobile: è quasi come se n un momento di totale distaccamento dall’accaduto, gli eventi avessero paralizzato e quasi interamente rimosso la volontà non solo di tornare indietro alla storia precedente, ma anche di immaginare un futuro. Marc Augé afferma che “Il luogo è necessariamente storico, dal momento in cui coniugando identità e relazione, esso si definisce a partire da una stabilità minima. Lo è nella misura in cui coloro che vi vivono possono riconoscervi dei riferimenti che non devono essere oggetto di conoscenza”. Cosa significa allora parlare di storia e di memoria a Bucarest se molti dei suoi luoghi rimangono muti per gran parte dei suoi abitanti? Se si pone innegabile che l’avvento del socialismo ha significato anche proiezione di un ideologia in un preciso spazio, quale senso ascrivere a questi spazi se il passato che li ha generati è quasi del tutto negato? Come riunificare una città fatta anche di frammenti incoerenti se la società stessa è frammentate e incoerente? Questo lavoro si propone di evidenziare le strette relazioni tra alcuni eventi che hanno avuto un ruolo indiscutibilmente significativo nel rapporto tra città e abitanti, durante e dopo l’età comunista; relazioni che dovrebbero diventare oggetto di attente analisi al fine di mettere in atto strategie progettuali adeguate alla complessità di una città odierna. Attraverso un personale viaggio compiuto nella città odierna, la tesi tratta le delicate interazioni quotidiane che intercorrono tra gli storici caratteri urbani, un processo di “evoluzione” forzata, la mancata capacità di rigenerazione, e l’immaginario di una riappropriazione. È immaginabile per gli abitanti di Bucarest una legittima riappropriazione di nuove prospettive?
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
1-apr-2011
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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