Il lavoro di tesi è incentrato sulla progettazione di una serie di strutture temporanee con lo scopo di favorire l’interazione tra le famiglie che vivono all’interno dei campi rom autorizzati della città di Milano e gli abitanti del quartiere dove sono collocati. Molto spesso, infatti, soprattutto per la mancanza di conoscenza reciproca, la convivenza genera incomprensioni, paure, e pregiudizi. Lo spazio tra il campo e il quartiere viene spesso lasciato ai margini, sia fisicamente che dalle politiche delle amministrazioni, finendo per diventare una “terra di nessuno”. Il progetto si sviluppa proprio a partire da questo spazio: lo studio della comunità rom e delle sue peculiarità nella concezione dello spazio, ha permesso di proporre soluzioni progettuali che portino beneficio non solo ai rom, ma anche a tutto il quartiere: configurazioni di uno stesso modulo creano layout spaziali applicabili a diversi contesti, dando vita ad una serie di funzioni. Motore trainante del progetto sono stati i bambini, che rappresentano circa il 60% degli abitanti dei campi autorizzati del comune milanese e vero punto di partenza per pensare ad un’integrazione con la città. I servizi forniti prevedono oltre all’informazione degli eventi promossi con e nel quartiere, la creazione di spazi gioco, oggi relegati in luoghi non adatti a dei bambini, ed infine il coinvolgimento intergenerazionale (scambio di saperi e di abilità). Così come un buon parassita, questi spazi si evolvono vivendo in simbiosi con il proprio ospite. Terminato il loro lavoro si spostano verso un altro campo lasciando le basi per un cambiamento nel quartiere: una parte della struttura rimane ad uso degli abitanti. La presenza del campo diventa così una risorsa agli occhi dell’abitante del quartiere e non solo un problema.

I rom e noi. Studio di spazi temporanei di interazione tra il campo rom ed il quartiere

VILLA, FABIO
2009/2010

Abstract

Il lavoro di tesi è incentrato sulla progettazione di una serie di strutture temporanee con lo scopo di favorire l’interazione tra le famiglie che vivono all’interno dei campi rom autorizzati della città di Milano e gli abitanti del quartiere dove sono collocati. Molto spesso, infatti, soprattutto per la mancanza di conoscenza reciproca, la convivenza genera incomprensioni, paure, e pregiudizi. Lo spazio tra il campo e il quartiere viene spesso lasciato ai margini, sia fisicamente che dalle politiche delle amministrazioni, finendo per diventare una “terra di nessuno”. Il progetto si sviluppa proprio a partire da questo spazio: lo studio della comunità rom e delle sue peculiarità nella concezione dello spazio, ha permesso di proporre soluzioni progettuali che portino beneficio non solo ai rom, ma anche a tutto il quartiere: configurazioni di uno stesso modulo creano layout spaziali applicabili a diversi contesti, dando vita ad una serie di funzioni. Motore trainante del progetto sono stati i bambini, che rappresentano circa il 60% degli abitanti dei campi autorizzati del comune milanese e vero punto di partenza per pensare ad un’integrazione con la città. I servizi forniti prevedono oltre all’informazione degli eventi promossi con e nel quartiere, la creazione di spazi gioco, oggi relegati in luoghi non adatti a dei bambini, ed infine il coinvolgimento intergenerazionale (scambio di saperi e di abilità). Così come un buon parassita, questi spazi si evolvono vivendo in simbiosi con il proprio ospite. Terminato il loro lavoro si spostano verso un altro campo lasciando le basi per un cambiamento nel quartiere: una parte della struttura rimane ad uso degli abitanti. La presenza del campo diventa così una risorsa agli occhi dell’abitante del quartiere e non solo un problema.
ARC III - Facolta' del Design
31-mar-2011
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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