Thinking that the adequacy of urban structure depends on its continuous innovation has often led, in the last century in UK, and all over the Western World, to the adoption of new city models. In this way it was thought to be able to solve most of the problems, especially during the industrial age, present in the cities. Nevertheless most recent debates, at the heart of disciplines such as New Urbanism and Urban Design, more and more focused on sustainability matters, have shown the incapacity of these models, to adapt adequately to the dynamics of a developing city. In alternative, a compact city model has been proposed, characterized by medium-high densities, where smart transports, walkability, social mix, liveability, efficiency and, in general, quality of life are encouraged. Through our research, we want to highlight that this city model was already adopted in 19th century urban planning, from which we can still learn a lesson. Our case study concerns the city of Glasgow (UK), during Georgian and Victorian ages, in which the expansion structure was based on the realization of street networks organized along the main public transports routes, where density of the ordinary city fabric has concentrated. The derived city form was the result of the contribution given by the different actors involved in the Scottish Feuing System, of which we schematize here, through the direct study of the historical archival documents, the whole organization of land purchase, building, resale and control over time. Performance dispositions prescribed by landowners, professional practice of architects and surveyors, and the role of public authorities in controlling building activities and ‘city improvement’, have jointly contributed to laying down and applying ‘urban codes’, which constitute the structural elements that shape the city form. We present here, through the study of expansion and restoration plans of the city of Glasgow, the main features of these urban codes, their definition and their influence on the formal outcome in the city fabric. The integration of these form-based codes with the guidelines drawn by the Urban Design Compendium (2000) make available for planners a new tool for knowledge and investigation, addressed to quality pursuit in the strategies of city-making.

Pensare che l’adeguatezza della struttura urbana dipenda da una sua continua innovazione ha spesso condotto nell’ultimo secolo buona parte del Mondo Occidentale all’adozione di nuovi modelli di città, tra cui le “garden cities” a bassa densità o i padiglioni verticali isolati caratteristici di sobborghi e periferie. I più recenti dibattiti evidenziano che le discipline quali New Urbanism e Urban Design sono sempre più attente al tema della sostenibilità, sia essa ambientale, sociale, energetica o economica hanno dimostrato l’incapacità dei nuovi modelli urbani di funzionare adeguatamente e di adattarsi alle dinamiche di evoluzione delle città. In alternativa è stato proposto un modello di ‘città compatta’ caratterizzata da densità medio-alte in cui vengono favoriti i sistemi di trasporto intelligente, l’accessibilità pedonale, la diversità sociale, la vivibilità degli spazi pubblici, l’efficienza energetica e, in generale, la qualità della vita. La nostra ricerca vuole evidenziare come, questo modello di città proposto fosse già presente nella struttura delle città tradizionali e, in particolare, nei casi di pianificazione urbana caratteristici delle città Ottocentesche, da cui è ancora oggi possibile trarre degli insegnamenti. Contestualmente, cerchiamo di dimostrare, distinguendo il concetto di “alta densità” da quello di “sovraffollamento”, l’errore che è stato compiuto durante il 20° secolo e l’insostenibilità degli effetti derivati dall’abbandonare la struttura del modello tradizionale, considerata incapace di accogliere le esigenze di vita moderna all’alba del nuovo secolo. La nostra ricerca analizza i modelli di pianificazione attraverso un’analisi dello sviluppo urbano della città di Glagsow (UK) durante il 19° secolo studiando i fattori che hanno influenzato la sua crescita: il territorio, le esigenze dei cittadini, la cultura, le scelte dei pianificatori e dei soggetti coinvolti nel processo progettuale. La struttura di espansione di Glasgow in età georgiana e vittoriana si è basata sulla realizzazione di reti di strade organizzate sulle principali vie di trasporto pubblico, lungo le quali è stata organizzata e concentrata la densità del tessuto di edilizia ordinaria della città. La forma urbana che ne è derivata è stata il risultato dei contributi dei diversi attori coinvolti nello Scottish Feuing System. Lo Scottish Feuing System è il complesso processo che analizziamo nella nostra ricerca e che siamo riusciti a ricostruire attraverso lo studio diretto dei documenti storici (contratti, mappe, registri delle vendite, regolamenti, atti parlamentari, appunti) reperiti negli archivi della Mitchell Library di Glasgow, e delle fonti bibliografiche. Glasgow è una città la cui espansione è stata influenzata dallo sviluppo industriale e dai fenomeni di immigrazione ed inurbamento e per far fronte a questi cambiamenti è stato indispensabile stabilire delle regole per la progettazione di estese nuove aree di espansione della città, fissando gli standard per il funzionamento, la vivibilità e il comfort dei nuovi interventi. Questi standard, prestazionali più che prescrittivi, erano contenuti nelle feuing conditions, allegate ai feuing plans, che venivano commissionati ai progettisti. Dalla II Rivoluzione Industriale il Regno Unito è stato il primo paese che ha dovuto fronteggiare l’espansione urbana derivata dall’inserimento delle nuove zone industriali e in seguito, con le teorie e i progetti di Garden Cities, ha tentato attraverso casi studio realizzati e analizzati in numerose pubblicazioni, di raggiungere una maggiore consapevolezza delle esigenze degli utenti per meglio rispondere e tradurre in progetti urbani le necessità dei fruitori finali. La scelta di analizzare un modello di progettazione impiegato in età Georgiana e Vittoriana è dettata dal fatto che questo costituisce l’ultimo erede della tradizionale idea di ‘città compatta’ in UK, idea su cui viene argomentato un dibattito ancora acceso, dopo che è stata stravolta nel 20° secolo dalle teorie moderniste e dalle proposte di nuovi modelli come quello delle Garden Cities. Si cerca di dimostrare l’errore che è stato compiuto e l’insostenibilità degli effetti derivati dall’abbandonare la struttura del modello tradizionale, considerata incapace di accogliere le esigenze di vita moderna all’alba del nuovo secolo. I piani prodotti nel periodo post Rivoluzione Industriale rispondono tuttora, a distanza di più di un secolo, alle esigenze della città contemporanea. Abbiamo quindi rivolto uno sguardo al passato per ritrovare le origini delle teorie di pianificazione più recenti. Il nostro lavoro di ricerca si conclude con l’identificazione dei codici per la progettazione urbana analizzando quelli usati tra la fine del 18° secolo e durante il 19°. In parte questi sono derivati dalle indicazioni delle autorità contenute negli atti e in parte nei contratti tra proprietari e speculatori, che sono i soggetti coinvolti nel Feuing System scozzese. Le disposizioni che conteneva il feu-contract si sono rivelate molto interessanti per capire cosa riguarda l’approccio a lungo termine dello sviluppo urbano all’interno del “feuing system” e, questo tipo di approccio, costituisce uno degli aspetti principali della corretta pianificazione urbana, indicando proporzioni, dettagli e prescrizioni che il pianificatore deve rispettare nella stesura del piano. Le informazioni inerenti la dimensione e la morfologia degli isolati, l’organizzazione dei lotti, i rapporti tra le altezze degli edifici, l’ampiezza delle strade e dei cortili, la scelta delle tipologie edilizie, la dotazione di spazi aperti, la densità dell’edificato, la definizione dei fronti stradali, l’accessibilità e la connettività sono alcuni dei “codici” ricavabili dallo studio comparato degli interventi pianificati e realizzati a Glasgow alla fine del 18° e durante il 19° secolo. La nostra ricerca intende mantenere un approccio critico al processo di pianificazione urbana, attraverso uno studio specifico del metodo e del linguaggio che porta a definire un piano per trovare la corretta identità, flessibilità, adattabilità e sicurezza che devono caratterizzare il progetto urbano sostenibile. Pensiamo che le scelte progettuali e sociologiche urbane influenzino l’approccio alla corretta progettazione sostenibile anche nella fase successiva a livello architettonico. Secondo noi esiste un unico processo che comprende la pianificazione a scala urbana e il progetto di scala architettonica, questi non sono altro che un prodotto di mercato che ha il preciso intento di incontrare e soddisfare le esigenze di tutti gli attori coinvolti e il risultato formale è il ripristino delle regole. La pianificazione urbana è un’espressione, un prodotto di mercato e come tale deve analizzare le necessità del fruitore finale per potergli offrire il prodotto che meglio risponde alle sue richieste. Le disposizioni sulle performance dettate dai proprietari terrieri nel Feuing System, la pratica delle figure professionali quali architetti e surveyors e il ruolo delle autorità pubbliche nel controllo dell’attività edilizia e negli interventi di “improvement” nelle aree di città da riqualificare, hanno contribuito alla stesura e all’applicazione dei ‘codici’ che costituiscono gli elementi strutturali della progettazione urbana. L’adattabilità della forma urbana dimostra l’importante ruolo che la morfologia del tessuto delle città ha nel contribuire alla loro vivibilità. Attraverso lo studio dei piani di espansione e riqualificazione della città di Glasgow siamo riusciti a definire i codici urbani, evidenziando i loro elementi caratterizzanti e la loro influenza nell’esito formale del tessuto urbano. L’integrazione di questi codici form-based con le linee guida dettate dall’Urban Design Compendium (2000) mette a disposizione dei pianificatori uno nuovo strumento di conoscenza e indagine, volto al perseguimento della qualità nelle strategie del city-making.

Urban codes shape the city form. The case study of Glasgow in the 19th century

RISPOLI, SILVIO;GIORDANO, ELENA
2009/2010

Abstract

Thinking that the adequacy of urban structure depends on its continuous innovation has often led, in the last century in UK, and all over the Western World, to the adoption of new city models. In this way it was thought to be able to solve most of the problems, especially during the industrial age, present in the cities. Nevertheless most recent debates, at the heart of disciplines such as New Urbanism and Urban Design, more and more focused on sustainability matters, have shown the incapacity of these models, to adapt adequately to the dynamics of a developing city. In alternative, a compact city model has been proposed, characterized by medium-high densities, where smart transports, walkability, social mix, liveability, efficiency and, in general, quality of life are encouraged. Through our research, we want to highlight that this city model was already adopted in 19th century urban planning, from which we can still learn a lesson. Our case study concerns the city of Glasgow (UK), during Georgian and Victorian ages, in which the expansion structure was based on the realization of street networks organized along the main public transports routes, where density of the ordinary city fabric has concentrated. The derived city form was the result of the contribution given by the different actors involved in the Scottish Feuing System, of which we schematize here, through the direct study of the historical archival documents, the whole organization of land purchase, building, resale and control over time. Performance dispositions prescribed by landowners, professional practice of architects and surveyors, and the role of public authorities in controlling building activities and ‘city improvement’, have jointly contributed to laying down and applying ‘urban codes’, which constitute the structural elements that shape the city form. We present here, through the study of expansion and restoration plans of the city of Glasgow, the main features of these urban codes, their definition and their influence on the formal outcome in the city fabric. The integration of these form-based codes with the guidelines drawn by the Urban Design Compendium (2000) make available for planners a new tool for knowledge and investigation, addressed to quality pursuit in the strategies of city-making.
PORTA, SERGIO
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
1-apr-2011
2009/2010
Pensare che l’adeguatezza della struttura urbana dipenda da una sua continua innovazione ha spesso condotto nell’ultimo secolo buona parte del Mondo Occidentale all’adozione di nuovi modelli di città, tra cui le “garden cities” a bassa densità o i padiglioni verticali isolati caratteristici di sobborghi e periferie. I più recenti dibattiti evidenziano che le discipline quali New Urbanism e Urban Design sono sempre più attente al tema della sostenibilità, sia essa ambientale, sociale, energetica o economica hanno dimostrato l’incapacità dei nuovi modelli urbani di funzionare adeguatamente e di adattarsi alle dinamiche di evoluzione delle città. In alternativa è stato proposto un modello di ‘città compatta’ caratterizzata da densità medio-alte in cui vengono favoriti i sistemi di trasporto intelligente, l’accessibilità pedonale, la diversità sociale, la vivibilità degli spazi pubblici, l’efficienza energetica e, in generale, la qualità della vita. La nostra ricerca vuole evidenziare come, questo modello di città proposto fosse già presente nella struttura delle città tradizionali e, in particolare, nei casi di pianificazione urbana caratteristici delle città Ottocentesche, da cui è ancora oggi possibile trarre degli insegnamenti. Contestualmente, cerchiamo di dimostrare, distinguendo il concetto di “alta densità” da quello di “sovraffollamento”, l’errore che è stato compiuto durante il 20° secolo e l’insostenibilità degli effetti derivati dall’abbandonare la struttura del modello tradizionale, considerata incapace di accogliere le esigenze di vita moderna all’alba del nuovo secolo. La nostra ricerca analizza i modelli di pianificazione attraverso un’analisi dello sviluppo urbano della città di Glagsow (UK) durante il 19° secolo studiando i fattori che hanno influenzato la sua crescita: il territorio, le esigenze dei cittadini, la cultura, le scelte dei pianificatori e dei soggetti coinvolti nel processo progettuale. La struttura di espansione di Glasgow in età georgiana e vittoriana si è basata sulla realizzazione di reti di strade organizzate sulle principali vie di trasporto pubblico, lungo le quali è stata organizzata e concentrata la densità del tessuto di edilizia ordinaria della città. La forma urbana che ne è derivata è stata il risultato dei contributi dei diversi attori coinvolti nello Scottish Feuing System. Lo Scottish Feuing System è il complesso processo che analizziamo nella nostra ricerca e che siamo riusciti a ricostruire attraverso lo studio diretto dei documenti storici (contratti, mappe, registri delle vendite, regolamenti, atti parlamentari, appunti) reperiti negli archivi della Mitchell Library di Glasgow, e delle fonti bibliografiche. Glasgow è una città la cui espansione è stata influenzata dallo sviluppo industriale e dai fenomeni di immigrazione ed inurbamento e per far fronte a questi cambiamenti è stato indispensabile stabilire delle regole per la progettazione di estese nuove aree di espansione della città, fissando gli standard per il funzionamento, la vivibilità e il comfort dei nuovi interventi. Questi standard, prestazionali più che prescrittivi, erano contenuti nelle feuing conditions, allegate ai feuing plans, che venivano commissionati ai progettisti. Dalla II Rivoluzione Industriale il Regno Unito è stato il primo paese che ha dovuto fronteggiare l’espansione urbana derivata dall’inserimento delle nuove zone industriali e in seguito, con le teorie e i progetti di Garden Cities, ha tentato attraverso casi studio realizzati e analizzati in numerose pubblicazioni, di raggiungere una maggiore consapevolezza delle esigenze degli utenti per meglio rispondere e tradurre in progetti urbani le necessità dei fruitori finali. La scelta di analizzare un modello di progettazione impiegato in età Georgiana e Vittoriana è dettata dal fatto che questo costituisce l’ultimo erede della tradizionale idea di ‘città compatta’ in UK, idea su cui viene argomentato un dibattito ancora acceso, dopo che è stata stravolta nel 20° secolo dalle teorie moderniste e dalle proposte di nuovi modelli come quello delle Garden Cities. Si cerca di dimostrare l’errore che è stato compiuto e l’insostenibilità degli effetti derivati dall’abbandonare la struttura del modello tradizionale, considerata incapace di accogliere le esigenze di vita moderna all’alba del nuovo secolo. I piani prodotti nel periodo post Rivoluzione Industriale rispondono tuttora, a distanza di più di un secolo, alle esigenze della città contemporanea. Abbiamo quindi rivolto uno sguardo al passato per ritrovare le origini delle teorie di pianificazione più recenti. Il nostro lavoro di ricerca si conclude con l’identificazione dei codici per la progettazione urbana analizzando quelli usati tra la fine del 18° secolo e durante il 19°. In parte questi sono derivati dalle indicazioni delle autorità contenute negli atti e in parte nei contratti tra proprietari e speculatori, che sono i soggetti coinvolti nel Feuing System scozzese. Le disposizioni che conteneva il feu-contract si sono rivelate molto interessanti per capire cosa riguarda l’approccio a lungo termine dello sviluppo urbano all’interno del “feuing system” e, questo tipo di approccio, costituisce uno degli aspetti principali della corretta pianificazione urbana, indicando proporzioni, dettagli e prescrizioni che il pianificatore deve rispettare nella stesura del piano. Le informazioni inerenti la dimensione e la morfologia degli isolati, l’organizzazione dei lotti, i rapporti tra le altezze degli edifici, l’ampiezza delle strade e dei cortili, la scelta delle tipologie edilizie, la dotazione di spazi aperti, la densità dell’edificato, la definizione dei fronti stradali, l’accessibilità e la connettività sono alcuni dei “codici” ricavabili dallo studio comparato degli interventi pianificati e realizzati a Glasgow alla fine del 18° e durante il 19° secolo. La nostra ricerca intende mantenere un approccio critico al processo di pianificazione urbana, attraverso uno studio specifico del metodo e del linguaggio che porta a definire un piano per trovare la corretta identità, flessibilità, adattabilità e sicurezza che devono caratterizzare il progetto urbano sostenibile. Pensiamo che le scelte progettuali e sociologiche urbane influenzino l’approccio alla corretta progettazione sostenibile anche nella fase successiva a livello architettonico. Secondo noi esiste un unico processo che comprende la pianificazione a scala urbana e il progetto di scala architettonica, questi non sono altro che un prodotto di mercato che ha il preciso intento di incontrare e soddisfare le esigenze di tutti gli attori coinvolti e il risultato formale è il ripristino delle regole. La pianificazione urbana è un’espressione, un prodotto di mercato e come tale deve analizzare le necessità del fruitore finale per potergli offrire il prodotto che meglio risponde alle sue richieste. Le disposizioni sulle performance dettate dai proprietari terrieri nel Feuing System, la pratica delle figure professionali quali architetti e surveyors e il ruolo delle autorità pubbliche nel controllo dell’attività edilizia e negli interventi di “improvement” nelle aree di città da riqualificare, hanno contribuito alla stesura e all’applicazione dei ‘codici’ che costituiscono gli elementi strutturali della progettazione urbana. L’adattabilità della forma urbana dimostra l’importante ruolo che la morfologia del tessuto delle città ha nel contribuire alla loro vivibilità. Attraverso lo studio dei piani di espansione e riqualificazione della città di Glasgow siamo riusciti a definire i codici urbani, evidenziando i loro elementi caratterizzanti e la loro influenza nell’esito formale del tessuto urbano. L’integrazione di questi codici form-based con le linee guida dettate dall’Urban Design Compendium (2000) mette a disposizione dei pianificatori uno nuovo strumento di conoscenza e indagine, volto al perseguimento della qualità nelle strategie del city-making.
Tesi di laurea Magistrale
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