La progettazione nei paesi in via di sviluppo è un tema tanto attuale quanto arduo da affrontare, a causa della complessità specifica e varia dei contesti in cui ci si trova ad intervenire. Questo è ancor più vero nell’ipotesi in cui all’esercizio progettuale si aggiunga la reale possibilità che un intervento richiesto sia successivamente realizzato, come nel caso di studio proposto da questa tesi. Lavorare in Sierra Leone ha richiesto una ricerca tecnologica che potesse rispondere alle richieste nel rispetto delle possibilità economiche limitate. L’impegno e la responsabilità necessari per affrontare il tema, competono alla figura professionale dell’architetto, riscoperta nella sua dimensione originale di risposta a bisogni funzionali concreti nella piena coscienza di risorse e mezzi. È innanzitutto necessario, in Africa, un nuovo approccio metodologico per risolvere l’inevitabile rottura tra tecnologie indigene, tradizioni formali ed eredità coloniali, poiché entrambi i sistemi non sono più in grado di rispondere alle nuove realtà e ambizioni culturali o materiali delle persone. È anche opportuno porre l’accento sul fatto che i fenomeni di sviluppo sociale e culturale sono notevolmente più celeri nei paesi del terzo mondo, i quali, seguendo le orme degli imperi colonizzatori, hanno innescato e attuato in una ventina d’anni tutti i meccanismi di rivoluzione sociale svoltisi in più di mezzo secolo in Europa. L’ingente richiesta di abitazioni, scuole, ospedali e servizi, tipica degli stati Africani, nasce spesso dalle distruzioni della guerra; interi villaggi ed edifici bruciati, obbligano le persone a migrare in massa e iniziare una nuova vita in città lontane, senza possibilità di ritornare nei propri villaggi, stabilendosi in aree per questo motivo urbanizzate senza programma e coordinamento, prive di infrastrutture e di servizi necessari ad accogliere un imprevisto e improvviso flusso di nuovi abitanti. È così che spesso, campi profughi o improvvisate “baraccopoli” cittadine, vengono trasformate in soluzioni abitative permanenti, innescando un processo di diffusione delle architetture temporanee senza qualità e igiene che popolano in modo massiccio le nuove metropoli, nelle periferie o negli interstizi del tessuto urbano preesistente, rendendo impossibile intervenire sulla morfologia compromessa della città o sull’inserimento di importanti infrastrutture. Le possibilità d’intervento variano dall’invasività della distruzione, con conseguente ridistribuzione degli abitanti della zona da riqualificare, alla capillare ricerca di soluzioni alternative per garantire continuità al regolare svolgimento della vita della popolazione. Le soluzioni tecnologiche frequentemente utilizzate uniscono la semplicità di un sapiente uso dei materiali locali con l’impatto economico ridotto al minimo necessario. Entrambe sono abilità che durante il nostro lavoro abbiamo cercato di incrementare, anche grazie all’attivazione del processo di progettazione partecipata. La sfida lanciata dai vincoli economici e costruttivi è il limite entro cui si sono sviluppate le analisi e si è data forma agli spazi; le variabili legate alla facilità di realizzazione e alla qualità delle soluzioni generate con l’accostamento di materiali “poveri” è il tratto distintivo di questo lavoro, rispetto ai progetti che abbiamo realizzato fino ad ora nella carriera universitaria. La necessità primaria in Africa è l’istruzione. Questo è ancor più vero in Sierra Leone, un paese in cui il 40% della popolazione ha meno di 15 anni e vive la miseria causata guerra civile. L’allarme educativo è il dato per il quale si muovono interventi e donazioni di organizzazioni non governative e di molte associazioni di volontariato. Istruire ragazzi permette di aumentare il livello culturale, civile e conoscitivo che formerà lo spessore etico, morale ed umano di una futura classe dirigente sierraleonese, per creare una società sostenibile e un terreno solido su cui attuare il processo di sviluppo infrastrutturale e sociale che sta timidamente prendendo piede in molti paesi, tra cui la Sierra Leone. La tesi studia le possibilità materiche e funzionali di spazi dedicati all’ambito scolastico e l’opportunità che attraverso questi luoghi di vita comunitaria ed espressione personale, possa essere facilitato il cammino verso uno sviluppo locale e urbano.

Africa e Architettura: l'esperienza di una sfida attuale. Progetto di uno spazio scolastico polifunzionale e riorganizzazione di un'area in Sierra Leone

BAIA, ESTER;PELLIGRO', VALENTINA
2010/2011

Abstract

La progettazione nei paesi in via di sviluppo è un tema tanto attuale quanto arduo da affrontare, a causa della complessità specifica e varia dei contesti in cui ci si trova ad intervenire. Questo è ancor più vero nell’ipotesi in cui all’esercizio progettuale si aggiunga la reale possibilità che un intervento richiesto sia successivamente realizzato, come nel caso di studio proposto da questa tesi. Lavorare in Sierra Leone ha richiesto una ricerca tecnologica che potesse rispondere alle richieste nel rispetto delle possibilità economiche limitate. L’impegno e la responsabilità necessari per affrontare il tema, competono alla figura professionale dell’architetto, riscoperta nella sua dimensione originale di risposta a bisogni funzionali concreti nella piena coscienza di risorse e mezzi. È innanzitutto necessario, in Africa, un nuovo approccio metodologico per risolvere l’inevitabile rottura tra tecnologie indigene, tradizioni formali ed eredità coloniali, poiché entrambi i sistemi non sono più in grado di rispondere alle nuove realtà e ambizioni culturali o materiali delle persone. È anche opportuno porre l’accento sul fatto che i fenomeni di sviluppo sociale e culturale sono notevolmente più celeri nei paesi del terzo mondo, i quali, seguendo le orme degli imperi colonizzatori, hanno innescato e attuato in una ventina d’anni tutti i meccanismi di rivoluzione sociale svoltisi in più di mezzo secolo in Europa. L’ingente richiesta di abitazioni, scuole, ospedali e servizi, tipica degli stati Africani, nasce spesso dalle distruzioni della guerra; interi villaggi ed edifici bruciati, obbligano le persone a migrare in massa e iniziare una nuova vita in città lontane, senza possibilità di ritornare nei propri villaggi, stabilendosi in aree per questo motivo urbanizzate senza programma e coordinamento, prive di infrastrutture e di servizi necessari ad accogliere un imprevisto e improvviso flusso di nuovi abitanti. È così che spesso, campi profughi o improvvisate “baraccopoli” cittadine, vengono trasformate in soluzioni abitative permanenti, innescando un processo di diffusione delle architetture temporanee senza qualità e igiene che popolano in modo massiccio le nuove metropoli, nelle periferie o negli interstizi del tessuto urbano preesistente, rendendo impossibile intervenire sulla morfologia compromessa della città o sull’inserimento di importanti infrastrutture. Le possibilità d’intervento variano dall’invasività della distruzione, con conseguente ridistribuzione degli abitanti della zona da riqualificare, alla capillare ricerca di soluzioni alternative per garantire continuità al regolare svolgimento della vita della popolazione. Le soluzioni tecnologiche frequentemente utilizzate uniscono la semplicità di un sapiente uso dei materiali locali con l’impatto economico ridotto al minimo necessario. Entrambe sono abilità che durante il nostro lavoro abbiamo cercato di incrementare, anche grazie all’attivazione del processo di progettazione partecipata. La sfida lanciata dai vincoli economici e costruttivi è il limite entro cui si sono sviluppate le analisi e si è data forma agli spazi; le variabili legate alla facilità di realizzazione e alla qualità delle soluzioni generate con l’accostamento di materiali “poveri” è il tratto distintivo di questo lavoro, rispetto ai progetti che abbiamo realizzato fino ad ora nella carriera universitaria. La necessità primaria in Africa è l’istruzione. Questo è ancor più vero in Sierra Leone, un paese in cui il 40% della popolazione ha meno di 15 anni e vive la miseria causata guerra civile. L’allarme educativo è il dato per il quale si muovono interventi e donazioni di organizzazioni non governative e di molte associazioni di volontariato. Istruire ragazzi permette di aumentare il livello culturale, civile e conoscitivo che formerà lo spessore etico, morale ed umano di una futura classe dirigente sierraleonese, per creare una società sostenibile e un terreno solido su cui attuare il processo di sviluppo infrastrutturale e sociale che sta timidamente prendendo piede in molti paesi, tra cui la Sierra Leone. La tesi studia le possibilità materiche e funzionali di spazi dedicati all’ambito scolastico e l’opportunità che attraverso questi luoghi di vita comunitaria ed espressione personale, possa essere facilitato il cammino verso uno sviluppo locale e urbano.
CIPULLO, FRANCESCA
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
1-apr-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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