Sardinian inhabitant has historically had a visceral relationship with the underground world. Believed to be the abode of demons and divinities, the underground has long been perceived as a place of mystery and death, where the ‘threshold’ between the surface world and the underground world, which in this territory almost coincide, represents a sacred point venerated by the community. A story, this one, told on the border between below and above. The promiscuity between the soil and the subsoil means that the boundary is thin and feeble: it is crossed daily; the darkness of the depths is not frightening but is a safe harbour that preserves secrets, food, customs. And once again this territory, as if it were a treasure chest, is called upon to preserve a new object: the ET, which fits into this ‘underground’ extremely rich in deposits, stories and traditions. The rugged Sardinian hinterland, part of the historical Nuoro region, identifies the portion of land considered by the international scientific community to be among the most suitable in Europe to host an extraordinary scientific instrument of the highest level: the Einstein Telescope; the third-generation telescope capable of capturing gravitational waves from the most remote universe. And now, almost by chance, man, in Sardinia, is going back to work in the earth, where until half a century ago, miners were digging and exploiting the accessible material resources, cutting deep into the earth’s soil. Man will continue to cross the threshold of the surface, retracing that ritual descent into darkness. Descent and ascent that turn out to be relegated to a small portion of the chosen ones: the men of science. Within the cultural complexity proper to the Sardinian territory, composed of a dense stratification of customs and traditions proper to this island, the arrival of ET represents the addition of a new layer that fits within the stratigraphic history of Sardinia, between layers of soil belonging to geological eras of a remote past. The arrival and insertion of the ET within this impervious landscape represents a fact, a starting point that triggers a design discussion that places at the centre of the discourse the possible relationship between the buildings necessary for the scientific machine, the host landscape and the local community. Scientists are in fact the new colonisers of a territory with a millenary history, capable of intervening in the stratigraphy in material as well as cultural and social terms. Is the coexistence of this historical complexity possible? Can ET represent a compatible organ with a host body such as Sardinia? Or will it be rejected as it has been placed within its system?

L’uomo sardo ha storicamente stretto un rapporto viscerale col mondo sotterraneo. Ritenuto dimora di demoni e divinità, il sottosuolo è stato percepito a lungo come luogo di mistero e morte, dove la “soglia” tra il mondo in superficie e quello sotterraneo, che in questo territorio quasi coincidono, rappresenta un punto sacro venerato dalla collettività. Una storia, questa, raccontata al confine tra il sotto e il sopra. La promiscuità tra il suolo e il sottosuolo fa sì che il limite sia sottile e flebile: viene varcato quotidianamente; il buio della profondità non fa paura ma è un porto sicuro che conserva segreti, cibo, usanze. Ed ancora una volta questo territorio, come fosse uno scrigno, è chiamato a conservare un nuovo oggetto: l’ET, il quale si inserisce in questo “sottoterra” estremamente ricco di giacimenti, storie e tradizioni. L’aspro entroterra sardo facente parte della storica regione del Nuorese, identifica la porzione di territorio ritenuta, da parte della comunità scientifica internazionale, tra le più idonee in Europa ad accogliere uno straordinario strumento scientifico di altissimo livello: l’Einstein Telescope; il telescopio di terza generazione in grado di cogliere onde gravitazionali provenienti dall’universo più remoto. Ed ora quasi per caso, l’uomo, in Sardegna, torna a lavorare nella terra, là dove fino a mezzo secolo fa i minatori scavavano e sfruttavano le risorse materiali accessibili, incidendo la profondità del suolo terrestre. L’uomo continuerà a varcare la soglia della superficie, ripercorrendo quella discesa rituale verso il buio. Discesa e risalita che risultano essere rilegate ad una piccola porzione di prescelti: gli uomini della scienza. All’interno della complessità culturale propria del territorio sardo, composta da una fitta stratificazione di usi e costumi propri di questa isola, l’arrivo di ET rappresenta l’aggiunta di un nuovo livello che si inserisce all’interno della storia stratigrafica della Sardegna, tra layer di terreno appartenenti ad ere geologiche di un passato remoto. L’arrivo e l’inserimento dell’ET all’interno di questo paesaggio impervio rappresenta un dato di fatto, un punto di partenza che dà il via ad una discussione progettuale che pone al centro del discorso la relazione possibile tra gli edifici necessari alla macchina scientifica, il paesaggio ospitante e la comunità locale. Gli scienziati rappresentano infatti i nuovi colonizzatori di un territorio dalla storia millenaria, capaci di frapporsi all’interno della stratigrafia tanto in termini materici quanto in termini culturali e sociali. La convivenza di questa complessità storica è possibile? ET può rappresentare un organo compatibile con un corpo ospitante quale la Sardegna? Oppure, così come è stato inserito all’interno del suo sistema, esso verrà rigettato?

Ospite : un laboratorio per Einstein telescope

Setti, Anna;Casolari, Diletta;Nobis, Matteo
2021/2022

Abstract

Sardinian inhabitant has historically had a visceral relationship with the underground world. Believed to be the abode of demons and divinities, the underground has long been perceived as a place of mystery and death, where the ‘threshold’ between the surface world and the underground world, which in this territory almost coincide, represents a sacred point venerated by the community. A story, this one, told on the border between below and above. The promiscuity between the soil and the subsoil means that the boundary is thin and feeble: it is crossed daily; the darkness of the depths is not frightening but is a safe harbour that preserves secrets, food, customs. And once again this territory, as if it were a treasure chest, is called upon to preserve a new object: the ET, which fits into this ‘underground’ extremely rich in deposits, stories and traditions. The rugged Sardinian hinterland, part of the historical Nuoro region, identifies the portion of land considered by the international scientific community to be among the most suitable in Europe to host an extraordinary scientific instrument of the highest level: the Einstein Telescope; the third-generation telescope capable of capturing gravitational waves from the most remote universe. And now, almost by chance, man, in Sardinia, is going back to work in the earth, where until half a century ago, miners were digging and exploiting the accessible material resources, cutting deep into the earth’s soil. Man will continue to cross the threshold of the surface, retracing that ritual descent into darkness. Descent and ascent that turn out to be relegated to a small portion of the chosen ones: the men of science. Within the cultural complexity proper to the Sardinian territory, composed of a dense stratification of customs and traditions proper to this island, the arrival of ET represents the addition of a new layer that fits within the stratigraphic history of Sardinia, between layers of soil belonging to geological eras of a remote past. The arrival and insertion of the ET within this impervious landscape represents a fact, a starting point that triggers a design discussion that places at the centre of the discourse the possible relationship between the buildings necessary for the scientific machine, the host landscape and the local community. Scientists are in fact the new colonisers of a territory with a millenary history, capable of intervening in the stratigraphy in material as well as cultural and social terms. Is the coexistence of this historical complexity possible? Can ET represent a compatible organ with a host body such as Sardinia? Or will it be rejected as it has been placed within its system?
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
4-mag-2023
2021/2022
L’uomo sardo ha storicamente stretto un rapporto viscerale col mondo sotterraneo. Ritenuto dimora di demoni e divinità, il sottosuolo è stato percepito a lungo come luogo di mistero e morte, dove la “soglia” tra il mondo in superficie e quello sotterraneo, che in questo territorio quasi coincidono, rappresenta un punto sacro venerato dalla collettività. Una storia, questa, raccontata al confine tra il sotto e il sopra. La promiscuità tra il suolo e il sottosuolo fa sì che il limite sia sottile e flebile: viene varcato quotidianamente; il buio della profondità non fa paura ma è un porto sicuro che conserva segreti, cibo, usanze. Ed ancora una volta questo territorio, come fosse uno scrigno, è chiamato a conservare un nuovo oggetto: l’ET, il quale si inserisce in questo “sottoterra” estremamente ricco di giacimenti, storie e tradizioni. L’aspro entroterra sardo facente parte della storica regione del Nuorese, identifica la porzione di territorio ritenuta, da parte della comunità scientifica internazionale, tra le più idonee in Europa ad accogliere uno straordinario strumento scientifico di altissimo livello: l’Einstein Telescope; il telescopio di terza generazione in grado di cogliere onde gravitazionali provenienti dall’universo più remoto. Ed ora quasi per caso, l’uomo, in Sardegna, torna a lavorare nella terra, là dove fino a mezzo secolo fa i minatori scavavano e sfruttavano le risorse materiali accessibili, incidendo la profondità del suolo terrestre. L’uomo continuerà a varcare la soglia della superficie, ripercorrendo quella discesa rituale verso il buio. Discesa e risalita che risultano essere rilegate ad una piccola porzione di prescelti: gli uomini della scienza. All’interno della complessità culturale propria del territorio sardo, composta da una fitta stratificazione di usi e costumi propri di questa isola, l’arrivo di ET rappresenta l’aggiunta di un nuovo livello che si inserisce all’interno della storia stratigrafica della Sardegna, tra layer di terreno appartenenti ad ere geologiche di un passato remoto. L’arrivo e l’inserimento dell’ET all’interno di questo paesaggio impervio rappresenta un dato di fatto, un punto di partenza che dà il via ad una discussione progettuale che pone al centro del discorso la relazione possibile tra gli edifici necessari alla macchina scientifica, il paesaggio ospitante e la comunità locale. Gli scienziati rappresentano infatti i nuovi colonizzatori di un territorio dalla storia millenaria, capaci di frapporsi all’interno della stratigrafia tanto in termini materici quanto in termini culturali e sociali. La convivenza di questa complessità storica è possibile? ET può rappresentare un organo compatibile con un corpo ospitante quale la Sardegna? Oppure, così come è stato inserito all’interno del suo sistema, esso verrà rigettato?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/202712