Nell’approcciarmi a definire la mia tesi di laurea specialistica, guardandomi attorno nelle aree limitrofe al mio paese nativo, in conseguenza anche di alcuni fattori politici a me legati, mi sono resa conto di un fenomeno particolarmente in espansione che riguarda le cave inattive. Da qui è nato il mio interesse ad una tesi di carattere paesaggistico, soprattutto dovuta alla formazione prettamente architettonica e urbanistica avuta all’interno della mia carriera universitaria. Nel nuovo millennio, nella progettazione attuale e futura le energie rinnovabili, la tutela degli spazi verdi è forse uno degli aspetti da tenere maggiormente in considerazione durante la progettazione. Durante il termine del mio percorso universitario l’ultimo esame seguito e sostenuto è stato proprio quello con il Professor Venturi Ferriolo, in cui sono riuscita a conoscere un nuovo sguardo per l’estetica di un paesaggio ricco di molteplici spettacoli visivi. Da un ulteriore spinta del docente, per un’interesse particolare verso l’architetto svizzero Paolo Burgi, è sorta l’intenzione di creare una tesi improntata sul paragone dei progetti di questo architetto trasportati nozionisticamente all’interno di una cava inattiva e abbandonata da molto tempo. Mai avevo pensato, forse banalmente, all’esistenza di un architetto paesaggista di questo livello, soprattutto svizzero, credendo in una categoria, quella svizzera, più interessata, visto il loro patrimonio naturale, a salvaguardare il paesaggio con la realizzazione di minimi interventi, senza riflettere sulla storia del luogo o sulle sue connessioni. Di conseguenza, ricredutami dopo il bellissimo incontro con l’architetto e la sua totale emotività e riflessione sui luoghi, ho intrapreso l’inizio di questa tesi. Ho realizzato inizialmente una sintesi sulle caratteristiche tematiche-progettuali, passando successivamente all’analisi di tre suoi progetti, il cui ordine non è assolutamente casuale, ma segue uno schema argomentativo ben preciso, che rappresenta uno sguardo, come di un volo d’uccello, scendendo dalle ripide cime di Cardada, attraversando il Lago di Costanza per la sistemazione di una piazza su di un porto, per arrivare infine nei pressi dell'autostrada che collega l’Italia con la Francia nel territorio svizzero di Sierre Gerondè in uno “spazio scultoreo”, così definito da Burgi stesso. Queste grandi tematiche che analizzo in tre luoghi totalmente diversi, le ho viste come una sorta di sfida da intraprendere all’interno di una cava, situata proprio nel mio paese, non vista per forza come uno “smontare” di queste teorie burghiane ma come una speranza, una volontà di cercare di ricreare nella nostra “piatta” pianura padana un ambiente naturale come quello svizzero, in cui salvagurdare degli spazi verdi maestosi, il volere forse credere per un momento di avere la possibilità di lavorare all’interno di queste realtà uniche.

Oltre l'orizzonte : uno sguardo sull'infinito con Paolo Bürgi

DELBONO, DANIELA
2010/2011

Abstract

Nell’approcciarmi a definire la mia tesi di laurea specialistica, guardandomi attorno nelle aree limitrofe al mio paese nativo, in conseguenza anche di alcuni fattori politici a me legati, mi sono resa conto di un fenomeno particolarmente in espansione che riguarda le cave inattive. Da qui è nato il mio interesse ad una tesi di carattere paesaggistico, soprattutto dovuta alla formazione prettamente architettonica e urbanistica avuta all’interno della mia carriera universitaria. Nel nuovo millennio, nella progettazione attuale e futura le energie rinnovabili, la tutela degli spazi verdi è forse uno degli aspetti da tenere maggiormente in considerazione durante la progettazione. Durante il termine del mio percorso universitario l’ultimo esame seguito e sostenuto è stato proprio quello con il Professor Venturi Ferriolo, in cui sono riuscita a conoscere un nuovo sguardo per l’estetica di un paesaggio ricco di molteplici spettacoli visivi. Da un ulteriore spinta del docente, per un’interesse particolare verso l’architetto svizzero Paolo Burgi, è sorta l’intenzione di creare una tesi improntata sul paragone dei progetti di questo architetto trasportati nozionisticamente all’interno di una cava inattiva e abbandonata da molto tempo. Mai avevo pensato, forse banalmente, all’esistenza di un architetto paesaggista di questo livello, soprattutto svizzero, credendo in una categoria, quella svizzera, più interessata, visto il loro patrimonio naturale, a salvaguardare il paesaggio con la realizzazione di minimi interventi, senza riflettere sulla storia del luogo o sulle sue connessioni. Di conseguenza, ricredutami dopo il bellissimo incontro con l’architetto e la sua totale emotività e riflessione sui luoghi, ho intrapreso l’inizio di questa tesi. Ho realizzato inizialmente una sintesi sulle caratteristiche tematiche-progettuali, passando successivamente all’analisi di tre suoi progetti, il cui ordine non è assolutamente casuale, ma segue uno schema argomentativo ben preciso, che rappresenta uno sguardo, come di un volo d’uccello, scendendo dalle ripide cime di Cardada, attraversando il Lago di Costanza per la sistemazione di una piazza su di un porto, per arrivare infine nei pressi dell'autostrada che collega l’Italia con la Francia nel territorio svizzero di Sierre Gerondè in uno “spazio scultoreo”, così definito da Burgi stesso. Queste grandi tematiche che analizzo in tre luoghi totalmente diversi, le ho viste come una sorta di sfida da intraprendere all’interno di una cava, situata proprio nel mio paese, non vista per forza come uno “smontare” di queste teorie burghiane ma come una speranza, una volontà di cercare di ricreare nella nostra “piatta” pianura padana un ambiente naturale come quello svizzero, in cui salvagurdare degli spazi verdi maestosi, il volere forse credere per un momento di avere la possibilità di lavorare all’interno di queste realtà uniche.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
20-lug-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/20364