Living outside the wall : adaptive reuse of industrial heritage, case of Ex Lanificio Bigagli, Prato

Prato, satellite town of Florence in Tuscan valley and strategically placed city next to the river Bisenzio for textile manufacturing, one of the largest textiles industrial districts of Europe. It has been a city of cultural diversity from medieval and contemporary, monasteries and factories, beauty, and decrepitude. It’s a place for lots of mills, workshops, some of which made clothes and leather goods for the great fashion houses of Italy. With the long history of Italian handcrafted leather goods and textile started declining its charm due to internal migration of new generation from parto to bigger metropolitan cities resulted in termination of family business and abounded industrial buildings. Prato got its first textile workers community’s essence on 1980’s, initially it was people from southern Italy later a set of Chinese workers has been brought from the city of Wenzhou (China) as a cheap labor. From then the community witnessed lots of spatial, socio economic and political evolutions. They started with subcontracting works from Italian owners later Few of the workers started their own design studios with Italian collaboration and termed a new fashion culture called pronto moda “Fast fashion”, the evolution of new dimension in design industry, due to their fast-working culture and more working hours their productivity of work was out bursting. Eventually, the new settlement rate increased resulting in creation of new communal ecosystem in Prato by occupying different typology of industrial heritage which was in ruining stage for rent and later the whole cluster of them in “MACROLOTTO 0” also called Nonstop city which encompasses 22,000 workers, 3000 active companies generating independent income of 2.5 million euro per year, the main fundamental objective of the district was to cope up with global time frame of productivity which was achieved by the unique architectural module of work and live in a single integrated space by reducing traveling time which was successful for decades, Over a period, the bad management of spaces, unorganized working conditions, poor quality of space without natural light, un accessible toilets, poor kitchen qualities And huge maze of dormitory stacked beds resulted in questioning safety and hygienic policies of the municipality. It is also creating psychological effects on workers with the monotony of space. I believe architecture plays a crucial and important role in enhancing the spatial quality of the Macrolotto zero by organizing the existing living and co working space and creating transparency, safety, better living and working condition and communal interaction, also where space becomes the negotiation platform for both cultures. 150 ruined, abandoned, and underused Industrial heritage were spotted in the city where Ex Lanificio Bigagli is shortlisted as it is well connected to the city center, Via Pistoiese and marcolotto zero. Keeping design agenda like adaptive reuse of industrial heritage i designed a work-live-socialize space in the same building where efficiency of workers will be enhanced and at the same time, they get modern quality of humanly spaces for better living with social interaction and transparency.

Prato, città satellite di Firenze nella vallata toscana e città strategicamente posta accanto al fiume Bisenzio per la manifattura tessile, uno dei più grandi distretti industriali tessili d'Europa. È stata una città di diversità culturale dal medioevo al contemporaneo, monasteri e fabbriche, bellezza e decrepitezza. È un luogo per molti mulini, laboratori, alcuni dei quali hanno realizzato abiti e articoli in pelle per le grandi case di moda italiane. Con la lunga storia della pelletteria artigianale italiana e del tessile, ha iniziato a declinare il suo fascino a causa della migrazione interna della nuova generazione da parto a città metropolitane più grandi, che ha portato alla cessazione dell'attività familiare e all'abbondanza di edifici industriali. Prato ha avuto la sua prima essenza di comunità di lavoratori tessili negli anni '80, inizialmente erano persone provenienti dal sud Italia, in seguito un gruppo di lavoratori cinesi è stato portato dalla città di Wenzhou (Cina) come manodopera a basso costo. Da allora la comunità ha assistito a numerose evoluzioni spaziali, socio economiche e politiche. Hanno iniziato con lavori in subappalto da proprietari italiani, in seguito pochi lavoratori hanno avviato i propri studi di design con la collaborazione italiana e hanno definito una nuova cultura della moda chiamata pronto moda "Fast fashion", l'evoluzione di una nuova dimensione nell'industria del design, a causa di la loro cultura del lavoro veloce e più ore di lavoro la loro produttività del lavoro era fuori di testa. Alla fine, il nuovo tasso di insediamento è aumentato con la creazione di un nuovo ecosistema comunale a Prato occupando diverse tipologie di patrimonio industriale che era in fase di rovina per l'affitto e successivamente l'intero agglomerato di essi in "MACROLOTTO 0" chiamato anche Città non stop che comprende 22.000 lavoratori , 3000 aziende attive che generano un reddito autonomo di 2,5 milioni di euro all'anno, il principale obiettivo fondamentale del distretto era quello di far fronte ai tempi globali di produttività raggiunti dal modulo architettonico unico di lavorare e vivere in un unico spazio integrato riducendo il tempo di viaggio che ha avuto successo per decenni, Nel tempo cattiva gestione degli spazi, condizioni di lavoro disorganizzate, scarsa qualità degli spazi privi di luce naturale, servizi igienici non accessibili, scarsa qualità della cucina E l'enorme labirinto di letti accatastati nei dormitori ha portato a mettere in discussione le politiche di sicurezza e igiene del comune. Sta anche creando effetti psicologici sui lavoratori con la monotonia dello spazio. Credo che l'architettura svolga un ruolo cruciale e importante nel migliorare la qualità spaziale del Macrolotto zero organizzando lo spazio di vita e di lavoro esistente e creando trasparenza, sicurezza, migliori condizioni di vita e di lavoro e interazione comunitaria, anche dove lo spazio diventa la piattaforma di negoziazione per entrambe le culture. 150 Beni Industriali diroccati, abbandonati e sottoutilizzati sono stati individuati nella città in cui è selezionato l'Ex Lanificio Bigagli in quanto ben collegato con il centro cittadino, via Pistoiese e marcolotto zero. Mantenendo l'agenda del design come il riutilizzo adattivo del patrimonio industriale, ho progettato uno spazio di lavoro-vita-socializzazione nello stesso edificio in cui l'efficienza dei lavoratori sarà migliorata e allo stesso tempo otterranno la qualità moderna degli spazi umani per una migliore convivenza con l'interazione sociale e trasparenza