La continuità tra antico e nuovo è uno dei temi chiave dell’intervento nel suo complesso. Le rovine romane venute alla luce sia subito dopo la seconda guerra mondiale sia durante gli scavi più recenti dell’area progettuale ed i resti di un palazzo del ‘700 sono rimasti come elementi puntuali semi diroccati, reminiscenze di una densità di un isolato che oggi è solo un vuoto. Il progetto intende far dialogare gli elementi della contemporaneità con i materiali della memoria storica, usando le tracce del passato per aggiungere significato allo stesso progetto del nuovo. Parlare di assenza è sempre parlare di presenza, ma da un altro punto di vista. In questo contesto le tracce storiche mantenute, rappresentate da Torre Gorani, dal portone e dalle rovine, fanno parte di una riflessione che nasce dalla naturalezza con cui in passato i frammenti delle epoche precedenti venivano inglobati all’interno di una nuova unità architettonica. Progettare l’assenza è la scelta progettuale, che non vuole riproporre linguaggi già presenti, ma fa della lettura stratigrafica il principale input alla base del concept. Il progetto tenta infatti di costruire un paesaggio urbano, una nuova piazza organizzata e studiata in base alle relazioni con i pieni e i vuoti e al passato del luogo, un luogo dotato di ragione spaziale e identità espressiva. La stratificazione delle superfici organizza l’intero sistema del complesso dell’edificio: il suolo viene scavato per riportare alla luce altre rovine, viene rialzato e sospeso per variare la percezione dell’ambiente circostante attraverso feritoie che vogliono orientare la vista su scorci definiti o frammenti di città.

Progettare l'assenza : un centro studi archeologico e un nuovo spazio urbano in Via Brisa, Milano

ZAMBON, GIULIA FERNANDA
2010/2011

Abstract

La continuità tra antico e nuovo è uno dei temi chiave dell’intervento nel suo complesso. Le rovine romane venute alla luce sia subito dopo la seconda guerra mondiale sia durante gli scavi più recenti dell’area progettuale ed i resti di un palazzo del ‘700 sono rimasti come elementi puntuali semi diroccati, reminiscenze di una densità di un isolato che oggi è solo un vuoto. Il progetto intende far dialogare gli elementi della contemporaneità con i materiali della memoria storica, usando le tracce del passato per aggiungere significato allo stesso progetto del nuovo. Parlare di assenza è sempre parlare di presenza, ma da un altro punto di vista. In questo contesto le tracce storiche mantenute, rappresentate da Torre Gorani, dal portone e dalle rovine, fanno parte di una riflessione che nasce dalla naturalezza con cui in passato i frammenti delle epoche precedenti venivano inglobati all’interno di una nuova unità architettonica. Progettare l’assenza è la scelta progettuale, che non vuole riproporre linguaggi già presenti, ma fa della lettura stratigrafica il principale input alla base del concept. Il progetto tenta infatti di costruire un paesaggio urbano, una nuova piazza organizzata e studiata in base alle relazioni con i pieni e i vuoti e al passato del luogo, un luogo dotato di ragione spaziale e identità espressiva. La stratificazione delle superfici organizza l’intero sistema del complesso dell’edificio: il suolo viene scavato per riportare alla luce altre rovine, viene rialzato e sospeso per variare la percezione dell’ambiente circostante attraverso feritoie che vogliono orientare la vista su scorci definiti o frammenti di città.
SCUDO, GIANNI
TANZI, EMANUELE
ARC I - Scuola di Architettura e Società
20-lug-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/20925