The need to think about issues of land regeneration and rationalization has generated an opportunity for the rethinking of some large unresolved urban areas: disused military barracks. What the word ‘barracks’ conjures up nowadays is a very specific image, that of a settlement specifically designed for the housing and training of the military, forbidden and clearly separated from the rest of the civilian population. Although these places have very different characteristics - in terms of size, location, accessibility and quality of historical artefacts - they share their own characteristics that require consideration of the design choices to be made: the subject of the fence (repelling, attractive, permeable), the access system (to be confirmed, integrated or subverted), the fate of historical artefacts (restoration, consolidation, demolition, addition) and the invention of a new urban role. In the case of the Ottaviani Barracks, the building density and volumes present inevitably call for further considerations, which turn into creative impulses necessary to make a courageous paradigm shift in the culture of making cities: a truly sustainable design cannot be limited to technological and functional aspects only, but must inevitably confront the ‘time’ factor. The project is constituted as a search for balance between necessity and possibility, between a sense of reality and opportunities for transformation, in a continuous chain of designed events capable of guaranteeing unity and bonding to the context without binding itself to a single formal solution. The decision to avoid a final solution, thereby projecting the reuse project into a future vision, made it possible to embrace a new construction process that is flexible, adaptable and divided into phases; the end of a phase is considered as a completed portion of the entire project, thus allowing for cost and time management. The adoption of temporary reuses, which bet on the provisional and the unexpected becoming catalysts for art, culture and innovation, has made it possible to reactivate places right away and to create a transferable model for all urban voids in the Brescia area and beyond. Lastly, the cooperation with a ruling entity in the city (known as “Italy’s Lioness”), such as the Santa Giulia Academy of Fine Arts, helped create a new strategic vision that spans multiple fronts: new construction, consolidation of existing, life cycle of materials used and facility management are the topics explored in this paper.

La necessità di ragionare sui temi della rigenerazione e della razionalizzazione del territorio ha generato l’occasione per il ripensamento di alcuni grandi ambiti urbani irrisolti: le caserme militari dismesse. Ciò che evoca la parola “caserma” al giorno d’oggi è un’immagine ben precisa, quella di un insediamento appositamente progettato per l’alloggiamento e l’addestramento dei militari, nettamente separato dal resto della popolazione civile e ad essa interdetto. Sebbene tali luoghi abbiano caratteristiche eterogenee - per dimensione, posizione, accessibilità e qualità dei manufatti storici - esse sono accomunate da caratteri propri che richiedono una considerazione sulle scelte progettuali da adottare: il tema del recinto (respingente, attraente, permeabile), il sistema degli accessi (da confermare, da integrare o da sovvertire), il destino dei manufatti storici (restauro, consolidamento, demolizione, addizione) e l’invenzione di un nuovo ruolo urbano. Nel caso della Caserma Ottaviani, la densità edilizia ed i volumi presenti richiedono inevitabilmente ulteriori riflessioni, che si trasformano in spinte creative necessarie per operare un coraggioso cambio di paradigma della cultura del fare città: una progettazione realmente sostenibile non può limitarsi ai soli aspetti tecnologici e funzionali, ma deve obbligatoriamente confrontarsi con il fattore “tempo”. Il progetto si costituisce come ricerca di equilibrio tra necessità e possibilità, tra senso della realtà e opportunità di trasformazione, in una catena continua di eventi progettuali capaci di garantire unitarietà e ancoraggio al contesto senza vincolarsi ad un’unica soluzione formale. La scelta di evitare una soluzione definitiva, proiettando il progetto di recupero in una visione futura, ha permesso di abbracciare un nuovo procedimento realizzativo flessibile, adattabile e suddiviso in fasi; la fine di una fase viene considerata come porzione conclusa dell’intero progetto, consentendo così la gestione dei costi e dei tempi di realizzazione. L’adozione dei riusi temporanei, che scommettono sul provvisorio e sull’imprevisto diventando catalizzatori di arte, cultura e innovazione, ha permesso di riattivare i luoghi fin da subito e di creare un modello trasferibile per tutti i vuoti urbani del territorio bresciano e non solo. Infine, la collaborazione con una realtà dominante sulla città “Leonessa d’Italia”, come l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia, ha contribuito a creare una nuova visione strategica che spazia su più fronti: nuova costruzione, consolidamento dell’esistente, ciclo di vita dei materiali utilizzati e facility management sono i temi approfonditi nel presente elaborato.

Brescia 2023 Culture-LED Learning Experience District Un nuovo ruolo per la Caserma Ottaviani

Brambilla, Roberto;Caiazzo, Marco;Proietti, Sophia
2022/2023

Abstract

The need to think about issues of land regeneration and rationalization has generated an opportunity for the rethinking of some large unresolved urban areas: disused military barracks. What the word ‘barracks’ conjures up nowadays is a very specific image, that of a settlement specifically designed for the housing and training of the military, forbidden and clearly separated from the rest of the civilian population. Although these places have very different characteristics - in terms of size, location, accessibility and quality of historical artefacts - they share their own characteristics that require consideration of the design choices to be made: the subject of the fence (repelling, attractive, permeable), the access system (to be confirmed, integrated or subverted), the fate of historical artefacts (restoration, consolidation, demolition, addition) and the invention of a new urban role. In the case of the Ottaviani Barracks, the building density and volumes present inevitably call for further considerations, which turn into creative impulses necessary to make a courageous paradigm shift in the culture of making cities: a truly sustainable design cannot be limited to technological and functional aspects only, but must inevitably confront the ‘time’ factor. The project is constituted as a search for balance between necessity and possibility, between a sense of reality and opportunities for transformation, in a continuous chain of designed events capable of guaranteeing unity and bonding to the context without binding itself to a single formal solution. The decision to avoid a final solution, thereby projecting the reuse project into a future vision, made it possible to embrace a new construction process that is flexible, adaptable and divided into phases; the end of a phase is considered as a completed portion of the entire project, thus allowing for cost and time management. The adoption of temporary reuses, which bet on the provisional and the unexpected becoming catalysts for art, culture and innovation, has made it possible to reactivate places right away and to create a transferable model for all urban voids in the Brescia area and beyond. Lastly, the cooperation with a ruling entity in the city (known as “Italy’s Lioness”), such as the Santa Giulia Academy of Fine Arts, helped create a new strategic vision that spans multiple fronts: new construction, consolidation of existing, life cycle of materials used and facility management are the topics explored in this paper.
RADAELLI, EDOARDO OLIVIERO
SALVINI, CHIARA MARIA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
4-ott-2023
2022/2023
La necessità di ragionare sui temi della rigenerazione e della razionalizzazione del territorio ha generato l’occasione per il ripensamento di alcuni grandi ambiti urbani irrisolti: le caserme militari dismesse. Ciò che evoca la parola “caserma” al giorno d’oggi è un’immagine ben precisa, quella di un insediamento appositamente progettato per l’alloggiamento e l’addestramento dei militari, nettamente separato dal resto della popolazione civile e ad essa interdetto. Sebbene tali luoghi abbiano caratteristiche eterogenee - per dimensione, posizione, accessibilità e qualità dei manufatti storici - esse sono accomunate da caratteri propri che richiedono una considerazione sulle scelte progettuali da adottare: il tema del recinto (respingente, attraente, permeabile), il sistema degli accessi (da confermare, da integrare o da sovvertire), il destino dei manufatti storici (restauro, consolidamento, demolizione, addizione) e l’invenzione di un nuovo ruolo urbano. Nel caso della Caserma Ottaviani, la densità edilizia ed i volumi presenti richiedono inevitabilmente ulteriori riflessioni, che si trasformano in spinte creative necessarie per operare un coraggioso cambio di paradigma della cultura del fare città: una progettazione realmente sostenibile non può limitarsi ai soli aspetti tecnologici e funzionali, ma deve obbligatoriamente confrontarsi con il fattore “tempo”. Il progetto si costituisce come ricerca di equilibrio tra necessità e possibilità, tra senso della realtà e opportunità di trasformazione, in una catena continua di eventi progettuali capaci di garantire unitarietà e ancoraggio al contesto senza vincolarsi ad un’unica soluzione formale. La scelta di evitare una soluzione definitiva, proiettando il progetto di recupero in una visione futura, ha permesso di abbracciare un nuovo procedimento realizzativo flessibile, adattabile e suddiviso in fasi; la fine di una fase viene considerata come porzione conclusa dell’intero progetto, consentendo così la gestione dei costi e dei tempi di realizzazione. L’adozione dei riusi temporanei, che scommettono sul provvisorio e sull’imprevisto diventando catalizzatori di arte, cultura e innovazione, ha permesso di riattivare i luoghi fin da subito e di creare un modello trasferibile per tutti i vuoti urbani del territorio bresciano e non solo. Infine, la collaborazione con una realtà dominante sulla città “Leonessa d’Italia”, come l’Accademia di Belle Arti Santa Giulia, ha contribuito a creare una nuova visione strategica che spazia su più fronti: nuova costruzione, consolidamento dell’esistente, ciclo di vita dei materiali utilizzati e facility management sono i temi approfonditi nel presente elaborato.
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