The research aims to imagine a possible future for the city of Salerno through the reactivation of the St. Anthony Complex, a group of ex-conventual architectures, which appear today as controversial urban removals which are connoted by painful memories. More commonly known as Edifici Mondo due to their complexity and extension, they become unperturbed containers of meaning, specialized and strongly introverted enclaves: heterotopias. These structures have often been remodeled throughout their history, until their most recent occupation, which sees them house the prisons of Salerno. This condition calls for a thoughtful reflection on the perception and problematics of this cultural legacy. In Salerno, collocated on the high strip of the historic centre called Plaium Montis, these architectures are shaped on the slope of the mountain, characterizing since time immemorial an introverted and self-sufficient citadel convent within the same ancient city walls. The expansion of the city has brought them even closer to the urban fabric, which is why they now constitute potentially valuable and strategic places for the extended urban regeneration and rediscovery of the northern strip of the city centre. Today, forty years after their abandonment, they appear as a Fence depleted of all functions, emptied, violated and completely re-naturalized, yet still diametrically separating the two parts of the city limits. The thesis thus proposes an adaptive reuse of the whole complex that captures the salient aspects of Salerno landscape and contemporary instances, reactivating these places systematically with a single intervention that reorganizes, repopulates, and permeates the Enclosure. Thus, we move from Edifici Mondo, where each monastery is locus conclusus, to a complex of complementary and interrelated Worlds. Working simultaneously on the accessibility of the space and the connections with the urban context, the re-housing of these monumental buildings provides for the hybridization of services and functions: the spread of public and commercial activities is added to the dwelling, organized on the model of a multigenerational co-living with different temporalities, respecting the architectural typologies. Finally, the arrangement and fruition of this extensive Wild Garden offers new sequences of public spaces and the possibility of crossing the ramparts to reconnect the two city extremes that have always collided.

La ricerca mira ad immaginare un possibile futuro per la città di Salerno, attraverso la riattivazione del Complesso di Sant’Antonio, un gruppo di architetture ex-conventuali, che appaiono oggi come controversi rimossi urbani connotati da memorie dolorose. Chiamati anche Edifici Mondo per la loro complessità ed estensione, diventano dei contenitori di senso imperturbabili, delle enclaves specializzate e fortemente introverse: eterotopie. Queste strutture sono state spesso rimaneggiate nel corso della loro storia, fino all’ultima occupazione che le vede ospitare le carceri di Salerno. Tale condizione impone una riflessione ragionata sulla percezione e le problematicità di tale retaggio culturale. A Salerno, inseriti sulla fascia alta del centro storico denominata Plaium Montis, queste architetture si plasmano sul declivio del monte, caratterizzando da sempre una cittadella conventuale introversa ed autosufficiente all’interno della stessa antica cinta muraria. L’espansione della città li ha avvicinati sempre più al tessuto urbano, ragione per cui oggi costituiscono luoghi potenzialmente preziosi e strategici per la rigenerazione urbana estesa e la riscoperta della fascia nord del centro cittadino. Ora, quarant’anni dopo il loro abbandono, ci troviamo di fronte ad un Recinto esaurito di ogni funzione, svuotato, violato e completamene ri-naturalizzato, che ancora separa diametralmente le due parti di città limitari. La tesi propone dunque un riuso adattivo che coglie gli aspetti salienti del paesaggio salernitano e le istanze contemporanee, riattivando questi luoghi sistematicamente con un unico intervento che riorganizza, ripopola e permea il Recinto. Così, si passa da Edifici Mondo, dove ogni convento è in sè locus conclusus, ad un complesso di Mondi complementari e tra di loro legati. Lavorando simultaneamente sulla accessibilità dello spazio e le connessioni con il contesto urbano, la ri-abitazione di questi edifici monumentali prevede l’ibridazione dei servizi e delle funzioni: la diffusione di attività pubbliche e commerciali si aggiunge all’abitazione diffusa, organizzato sul modello di un co-living multigenerazionale dalle diverse temporalità, nel rispetto delle tipologie architettoniche. Infine, la sistemazione e lettura di questo esteso Giardino Selvatico offre nuove sequenze di spazi pubblici e la possibilità di attraversare i bastioni difensivi per riconnettere i due estremi di città che da sempre collidono.

Absorbing Heterotopia: reactivation process of Edifici Mondo

Bruno, Alessandra
2022/2023

Abstract

The research aims to imagine a possible future for the city of Salerno through the reactivation of the St. Anthony Complex, a group of ex-conventual architectures, which appear today as controversial urban removals which are connoted by painful memories. More commonly known as Edifici Mondo due to their complexity and extension, they become unperturbed containers of meaning, specialized and strongly introverted enclaves: heterotopias. These structures have often been remodeled throughout their history, until their most recent occupation, which sees them house the prisons of Salerno. This condition calls for a thoughtful reflection on the perception and problematics of this cultural legacy. In Salerno, collocated on the high strip of the historic centre called Plaium Montis, these architectures are shaped on the slope of the mountain, characterizing since time immemorial an introverted and self-sufficient citadel convent within the same ancient city walls. The expansion of the city has brought them even closer to the urban fabric, which is why they now constitute potentially valuable and strategic places for the extended urban regeneration and rediscovery of the northern strip of the city centre. Today, forty years after their abandonment, they appear as a Fence depleted of all functions, emptied, violated and completely re-naturalized, yet still diametrically separating the two parts of the city limits. The thesis thus proposes an adaptive reuse of the whole complex that captures the salient aspects of Salerno landscape and contemporary instances, reactivating these places systematically with a single intervention that reorganizes, repopulates, and permeates the Enclosure. Thus, we move from Edifici Mondo, where each monastery is locus conclusus, to a complex of complementary and interrelated Worlds. Working simultaneously on the accessibility of the space and the connections with the urban context, the re-housing of these monumental buildings provides for the hybridization of services and functions: the spread of public and commercial activities is added to the dwelling, organized on the model of a multigenerational co-living with different temporalities, respecting the architectural typologies. Finally, the arrangement and fruition of this extensive Wild Garden offers new sequences of public spaces and the possibility of crossing the ramparts to reconnect the two city extremes that have always collided.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
5-ott-2023
2022/2023
La ricerca mira ad immaginare un possibile futuro per la città di Salerno, attraverso la riattivazione del Complesso di Sant’Antonio, un gruppo di architetture ex-conventuali, che appaiono oggi come controversi rimossi urbani connotati da memorie dolorose. Chiamati anche Edifici Mondo per la loro complessità ed estensione, diventano dei contenitori di senso imperturbabili, delle enclaves specializzate e fortemente introverse: eterotopie. Queste strutture sono state spesso rimaneggiate nel corso della loro storia, fino all’ultima occupazione che le vede ospitare le carceri di Salerno. Tale condizione impone una riflessione ragionata sulla percezione e le problematicità di tale retaggio culturale. A Salerno, inseriti sulla fascia alta del centro storico denominata Plaium Montis, queste architetture si plasmano sul declivio del monte, caratterizzando da sempre una cittadella conventuale introversa ed autosufficiente all’interno della stessa antica cinta muraria. L’espansione della città li ha avvicinati sempre più al tessuto urbano, ragione per cui oggi costituiscono luoghi potenzialmente preziosi e strategici per la rigenerazione urbana estesa e la riscoperta della fascia nord del centro cittadino. Ora, quarant’anni dopo il loro abbandono, ci troviamo di fronte ad un Recinto esaurito di ogni funzione, svuotato, violato e completamene ri-naturalizzato, che ancora separa diametralmente le due parti di città limitari. La tesi propone dunque un riuso adattivo che coglie gli aspetti salienti del paesaggio salernitano e le istanze contemporanee, riattivando questi luoghi sistematicamente con un unico intervento che riorganizza, ripopola e permea il Recinto. Così, si passa da Edifici Mondo, dove ogni convento è in sè locus conclusus, ad un complesso di Mondi complementari e tra di loro legati. Lavorando simultaneamente sulla accessibilità dello spazio e le connessioni con il contesto urbano, la ri-abitazione di questi edifici monumentali prevede l’ibridazione dei servizi e delle funzioni: la diffusione di attività pubbliche e commerciali si aggiunge all’abitazione diffusa, organizzato sul modello di un co-living multigenerazionale dalle diverse temporalità, nel rispetto delle tipologie architettoniche. Infine, la sistemazione e lettura di questo esteso Giardino Selvatico offre nuove sequenze di spazi pubblici e la possibilità di attraversare i bastioni difensivi per riconnettere i due estremi di città che da sempre collidono.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/209996