The unfinished salvation : a dialogue with the leftovers

In simple words, the life cycle of a building starts with drawing, shaping the idea, tripping over imagination, sketching, drafting the project, surfing over smaller scale of details to see how it can become a real presence. Then it comes to implementation phase which bounded with a constant process of redraw and reconsideration of details in order to make the elements adapt to each other and shape a mass as a building. At the end, the outcome on the real world is rarely similar to the first initial drawings. Then, one would say the building is finished, but actually it just starts to live. First, it adapts to the people using it. Maybe they put in an extra door or remove a wall. The building gets old, needs care, grows bigger, lose weight. And every time a change is made, we partly or entirely draw the building again. This work is a reflection on the unfinished in architecture. It evolves around the idea that an architectural project can be seen as always and at the same time never finished. The architecture that we as architects make, only represents a moment in the life of a building, and the project is yours personally only for the time you are working on it. When looking at a building over time, one understands that a project is a story to be continued by others. Or maybe the opportunity to continue a story started by someone else. (Gjermstad, 2015) This is the big picture of unfinishment sprit of architecture. What is the unfinished and how is it expressed in architecture can be define as an attitude, a statement, a phenomenon, a style, a given or a result. The same ideology can be seen in other concepts such as fine arts, literature, anthropology and philosophy which all are able to depict an abstract image of the unfinished.

In parole povere, il ciclo di vita di un edificio inizia con il disegno, dando forma all'idea, inciampando nell'immaginazione, schizzando, abbozzando il progetto, navigando su scala ridotta di dettagli per vedere come può diventare una presenza reale. Poi si arriva alla fase realizzativa che è delimitata da un costante processo di ridisegno e riconsiderazione dei dettagli per far sì che gli elementi si adattino gli uni agli altri e formino una massa come un edificio. Alla fine, il risultato sul mondo reale è raramente simile ai primi disegni iniziali. Quindi, si direbbe che l'edificio è finito, ma in realtà inizia a vivere. Innanzitutto, si adatta alle persone che lo utilizzano. Forse hanno messo una porta in più o rimosso un muro. L'edificio invecchia, ha bisogno di cure, si ingrandisce, perde peso. E ogni volta che viene apportata una modifica, disegniamo di nuovo parzialmente o interamente l'edificio. Questo lavoro è una riflessione sull'incompiuto in architettura. Si evolve intorno all'idea che un progetto architettonico possa essere visto come sempre e allo stesso tempo mai finito. L'architettura che noi architetti realizziamo, rappresenta solo un momento nella vita di un edificio, e il progetto è tuo personalmente solo per il tempo che ci stai lavorando. Quando si guarda un edificio nel tempo, si capisce che un progetto è una storia che deve essere continuata da altri. O forse l'opportunità di continuare una storia iniziata da qualcun altro. (Gjermstad, 2015) Questo è il quadro generale dello spirito incompiuto dell'architettura. Cos'è il non finito e come si esprime in architettura può essere definito come un'attitudine, un'affermazione, un fenomeno, uno stile, un dato o un risultato. La stessa ideologia può essere vista in altri concetti come le belle arti, la letteratura, l'antropologia e la filosofia, che sono tutti in grado di rappresentare un'immagine astratta dell'incompiuto.