The growing recognition of systemic oppression in design has prompted this thesis to critically examine its impact on Humanitarian Design. The field has been analysed from a decolonial perspective, forwarding a threefold ontological shift towards a more just approach. By using this shift to build the methodological approach, this thesis presents and discusses the humanitarian work done in collaboration with the Ugandan studio Design without Borders, focusing on two main levels of intervention: the project level with the redesign of Twogere, a data-gathering tool used by organisations in the field of Sexual and Reproductive Health and Rights, and the studio level, which employed a series of collective activities with me and the studio to explore the implications of integrating a reflexive and decolonial perspective into their design practice. These joint reflections were activated using a dual framework emphasising the concepts of the social circle as a promoter of situatedness and social-based values and the device as a catalyst for collective reflexivity. The activities at the two levels interacted with each other across the work, with the project level serving as a platform for applying the reflections generated at the studio level, having in this way a direct assessment of how reflexivity could support a humanitarian project. Consequently, we built on the learning from the application of the framework to propose the notions of pluriversal participation, critical convergence, and iterative directionality, values that emerged from the framework through its contextual use. A collection of the templates and methods used across the thesis informed the creation of a guide aimed at empowering Design without Borders to continue using reflexivity in their future projects. By analysing the final outputs and reflection from the two levels, this study contributes to advancing the understanding and practical application of collective reflexivity in Humanitarian Design. The thesis concludes with a self-critique of my role in the project, rethinking my design approach to ultimately support the broader goal of creating a more just and equitable Humanitarian Design practice.

La crescente consapevolezza verso l’oppressione sistemica nel design ha portato questa tesi ad esplorare criticamente il suo impatto sul Design Umanitario. Partendo da una prospettiva decoloniale, la tesi avanza un triplice cambiamento ontologico verso un approccio più equo. Conseguentemente impiega questo cambiamento per costruire l’approccio metodologico al lavoro umanitario svolto in collaborazione con lo studio ugandese Design without Borders (DwB), concentrandosi su due principali livelli. Quello progettuale lavorando sulla riprogettazione di Twogere, uno strumento di raccolta dati nel campo della salute sessuale e riproduttiva, e il livello dello studio con una serie di attività collettive per esplorare le implicazioni di una pratica riflessiva applicata allo studio. Queste riflessioni sono frutto dell’impiego di un doppio framework che enfatizza i concetti di “social circle” come promotore di valori contestuali e sociali, e del “device” come catalizzatore della riflessività collettiva. Le attività ai due livelli hanno interagito tra loro utilizzando il livello progettuale come campo applicativo delle riflessioni generate dallo studio, rilevando in questo modo come la riflessività possa supportare un progetto umanitario. Di conseguenza, basandosi sui risultati ottenuti su questi due fronti, questa tesi propone le nozioni di partecipazione pluriversale, convergenza critica e direzionalità iterativa, valori emersi dall’ utilizzo contestuale del framework. La conseguente raccolta di template e metodi utilizzati nelle varie sessioni ha fornito il materiale necessario per una guida volta a supportare DwB nella applicazione della riflessività nei loro futuri progetti. Attraverso un’analisi dei risultati e delle riflessioni generati ai due livelli, questa tesi contribuisce a far progredire la comprensione e l’applicazione della riflessività nel Design Umanitario. Il lavoro si conclude con un’autocritica sul mio ruolo nel progetto, che porta a ridefinire la mia pratica di design sostenendo l’obiettivo più ampio di creare una nozione di Design Umanitario più giusta ed equa.

Social circles for collective reflexivity : how reflexivity can support decolonising practices in humanitarian design, experience from a field work in Kampala, Uganda

Torta, Riccardo
2022/2023

Abstract

The growing recognition of systemic oppression in design has prompted this thesis to critically examine its impact on Humanitarian Design. The field has been analysed from a decolonial perspective, forwarding a threefold ontological shift towards a more just approach. By using this shift to build the methodological approach, this thesis presents and discusses the humanitarian work done in collaboration with the Ugandan studio Design without Borders, focusing on two main levels of intervention: the project level with the redesign of Twogere, a data-gathering tool used by organisations in the field of Sexual and Reproductive Health and Rights, and the studio level, which employed a series of collective activities with me and the studio to explore the implications of integrating a reflexive and decolonial perspective into their design practice. These joint reflections were activated using a dual framework emphasising the concepts of the social circle as a promoter of situatedness and social-based values and the device as a catalyst for collective reflexivity. The activities at the two levels interacted with each other across the work, with the project level serving as a platform for applying the reflections generated at the studio level, having in this way a direct assessment of how reflexivity could support a humanitarian project. Consequently, we built on the learning from the application of the framework to propose the notions of pluriversal participation, critical convergence, and iterative directionality, values that emerged from the framework through its contextual use. A collection of the templates and methods used across the thesis informed the creation of a guide aimed at empowering Design without Borders to continue using reflexivity in their future projects. By analysing the final outputs and reflection from the two levels, this study contributes to advancing the understanding and practical application of collective reflexivity in Humanitarian Design. The thesis concludes with a self-critique of my role in the project, rethinking my design approach to ultimately support the broader goal of creating a more just and equitable Humanitarian Design practice.
ARC III - Scuola del Design
18-lug-2023
2022/2023
La crescente consapevolezza verso l’oppressione sistemica nel design ha portato questa tesi ad esplorare criticamente il suo impatto sul Design Umanitario. Partendo da una prospettiva decoloniale, la tesi avanza un triplice cambiamento ontologico verso un approccio più equo. Conseguentemente impiega questo cambiamento per costruire l’approccio metodologico al lavoro umanitario svolto in collaborazione con lo studio ugandese Design without Borders (DwB), concentrandosi su due principali livelli. Quello progettuale lavorando sulla riprogettazione di Twogere, uno strumento di raccolta dati nel campo della salute sessuale e riproduttiva, e il livello dello studio con una serie di attività collettive per esplorare le implicazioni di una pratica riflessiva applicata allo studio. Queste riflessioni sono frutto dell’impiego di un doppio framework che enfatizza i concetti di “social circle” come promotore di valori contestuali e sociali, e del “device” come catalizzatore della riflessività collettiva. Le attività ai due livelli hanno interagito tra loro utilizzando il livello progettuale come campo applicativo delle riflessioni generate dallo studio, rilevando in questo modo come la riflessività possa supportare un progetto umanitario. Di conseguenza, basandosi sui risultati ottenuti su questi due fronti, questa tesi propone le nozioni di partecipazione pluriversale, convergenza critica e direzionalità iterativa, valori emersi dall’ utilizzo contestuale del framework. La conseguente raccolta di template e metodi utilizzati nelle varie sessioni ha fornito il materiale necessario per una guida volta a supportare DwB nella applicazione della riflessività nei loro futuri progetti. Attraverso un’analisi dei risultati e delle riflessioni generati ai due livelli, questa tesi contribuisce a far progredire la comprensione e l’applicazione della riflessività nel Design Umanitario. Il lavoro si conclude con un’autocritica sul mio ruolo nel progetto, che porta a ridefinire la mia pratica di design sostenendo l’obiettivo più ampio di creare una nozione di Design Umanitario più giusta ed equa.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/210415