Scripta manent : la riscoperta delle riviste : i casi Superfici e In

This master’s degree thesis, entitled Scripta manent. The rediscovery of magazines. The cases Superfici and In, starts from the assumption that magazines have been (and perhaps still are) “the logical place for architectural debate”. Silent custodians of a great bibliographic heritage waiting to be systematized, the journals have testified the richness and plurality of a debate that was not limited to the borders of the architectural discipline but, depending on the composition of the editorial staff, the editorial line and the political-cultural climate in which they have been operating, has been oriented towards different fields of knowledge and models. Superfici. Problemi di architettura e tecnologie edili. Rivista dei pavimenti, rivestimenti e coperture and In. Argomenti e immagini di design, born and published in Milan respectively from 1960 to 1963 and from 1970 to 1973, are distinguished by being two “anomalous and ephemeral” editorial experiences that described the years Sixties and Seventies as “an internally complex and varied unit, not static but endowed with its own evolutionary unity”. On the one hand (Superfici) they faced with a critical and problematic eye the post-war reconstruction and the attempt to consolidate the link between industry and designers in the belief that “technique” was “the only alternative for a joint organization of production and of culture”; on the other (In) the rejection of the capitalist-bourgeois organization of mass society and of the project aimed at the realization and consumption in favor of radical experimentation and the models of “widespread aesthetics” typical of the neo-avant-gardes. They represented the complexities and contradictions of the period and the opposite poles within which architectural culture moved, not only in the narrow national sphere. Both have found in Milan the place of choice for a pluralistic and cosmopolitan culture which has had as its research and dissemination centers the Triennale, the University of Studies, the Faculty of Architecture of the Polytechnic in which the “protagonists” of the two magazines have studied and took part with different approaches in the profound renewal that the school underwent between 1963 and 1974. These persons, intellectuals, philosophers, men of letters, critics, writers, artists, painters, sculptors, architects and photographers were accustomed to meeting, as in the best Milanese Enlightenment tradition, both in the private lounges and in the public ones of the cafes of which the Bar Jamaica in Brera became the favorite meeting point in an atmosphere of interclass friendship. The research is aimed at reconstructing the stories of the two magazines that did not exist as isolated objects, but as parts of an articulated system in which, in addition to the architectural aspects, also the artistic, political, social, economic, technological, philosophical, cultural and of costume were discussed. The main contributions and the figures of the two directors Leonardo Fiori and Ugo La Pietra were analysed, without distorting the limits of their real consistency, by relating them to the theoretical and planning production of the period.

Questa tesi di Laurea Magistrale, intitolata Scripta manent. La riscoperta delle riviste. I casi Superfici e In, parte dal presupposto che le riviste siano state (e forse siano ancora) “il luogo logico del dibattito architettonico”. Custodi silenziose di un grande patrimonio bibliografico in attesa di essere sistematizzato, le riviste hanno testimoniato la ricchezza e la pluralità di un dibattito che non si è limitato ai confini della disciplina architettonica ma, a seconda della composizione della redazione, della linea editoriale perseguita e del clima politico-culturale in cui sono state operative, è stato orientato verso campi del sapere e modelli diversi. Le riviste Superfici. Problemi di architettura e tecnologie edili. Rivista dei pavimenti, rivestimenti e coperture e In. Argomenti e immagini di design, nate e pubblicate a Milano rispettivamente dal 1960 al 1963 e dal 1970 al 1973, si contraddistinguono per essere state due esperienze editoriali “anomale ed effimere” che hanno descritto gli anni Sessanta e Settanta come “un’unità complessa e variegata al suo interno, non statica bensì dotata di una propria unitarietà evolutiva”. Hanno affrontato con sguardo critico e problematico da un lato (Superfici) la ricostruzione post-bellica e il tentativo di consolidare il legame tra industria e progettisti nella convinzione che la “tecnica” fosse “l’unica alternativa per un’organizzazione insieme della produzione e della cultura”; dall’altro (In) il rifiuto dell’organizzazione capitalistico-borghese della società di massa e del progetto finalizzato alla realizzazione e al consumo a favore delle sperimentazioni radicali e dei modelli di “esteticità diffusa” propri delle neoavanguardie. Hanno rappresentato le complessità e le contraddizioni del periodo e i poli opposti entro cui si è mossa la cultura architettonica, non solo nel ristretto ambito nazionale. Entrambe hanno trovato in Milano il luogo d’elezione di una cultura pluralista e cosmopolita che ha avuto come propri centri di ricerca e diffusione la Triennale, l’Università degli Studi, la Facoltà di Architettura del Politecnico in cui i “protagonisti” delle due riviste si sono formati e hanno preso parte, a vario titolo, al profondo rinnovamento che la scuola ha vissuto tra il 1963 e il 1974, le redazioni delle riviste e i gruppi composti da intellettuali, filosofi, letterati, critici, scrittori, artisti, pittori, scultori, architetti e fotografi abituati a ritrovarsi, come nella migliore tradizione illuminista meneghina, tanto nei salotti privati quanto in quelli pubblici dei caffè di cui il Bar Jamaica a Brera è stato il punto di ritrovo prediletto in un clima di amicizia interclassista. La ricerca è finalizzata a ricostruire le storie delle due riviste che non sono esistite come oggetti isolati, ma come parti di un sistema articolato in cui sono confluiti oltre agli aspetti architettonici anche quelli artistici, politici, sociali, economici, tecnologici, filosofici, culturali e di costume. Sono stati analizzati, senza falsare i limiti della loro reale consistenza, i principali contributi mettendoli in relazione con la produzione teorica e progettuale del periodo e le figure dei due direttori: Leonardo Fiori e Ugo La Pietra, veri e propri registi delle due pubblicazioni.