Tra architettura e sostenibilità

From more than a decade, sustainability has been the new architectural paradigm. At the origins of this environmental culture, there is the ecological thought that fifty years ago joined the political demands, which inflamed the hot season of protests. Today, very little is left of that subversive ecological thought; in its place has taken over the machine of the green economy, built on the concept of sustainable development. If this change of perspective, on the one hand has introduced new low-consumption technologies, renewable energie sources and circular economies, reducing the environmental impact of individual processes, on the other hand it has left the cause unchanged; that is the economic structure that is based on hyper-consumption. Architecture has become the interpreter of the complex meaningt of the term sustainability with cultural and design approaches that are also opposed and often translated in a misleading way. Above all an architectural thought aligned on efficiency clearly emerges, emblem of how sustainability is reduced to a purely technical level. This work investigates on a historical-critical level the configuration of an architectural ideology that use the myth of efficiency and continuous technological development to respond in the first instance to commercial and image logics. On the basis of concrete examples, different architectural experiences are analyzed, starting from the seventies up to the present day, wich are generally considered representative of the theme, highlighting its qualities and weaknesses. We want to highlight the urgency of putting a conception of living at the center of the project, understood not as a set of functional elements, but as a set of relationships that create society.

Da più di un decennio la sostenibilità rappresenta il nuovo paradigma architettonico. Alle origini di questa cultura ambientale c’è il pensiero ecologista che, cinquant’anni fa, si unì alle rivendicazioni politiche che infiammarono la stagione calda delle contestazioni. Oggi, di quel pensiero ecologista dalla carica eversiva è rimasto ben poco; al suo posto è subentrata la mega macchina commerciale della green economy, costruita sul concetto di sviluppo sostenibile. Se questo cambio di prospettiva, da una parte ha introdotto nuove tecnologie a basso consumo, fonti di energia pulita e economie circolari, diminuendo l’impatto ambientale dei singoli processi, dall’altra ha lasciato invariata la causa; vale a dire la struttura economica che si regge sull’iperconsumo. L’architettura si è fatta interprete del complesso significato del termine sostenibilità con approcci culturali e progettuali anche contrapposti e, non di rado, tradotti in modo fuorviante. Su tutto sta emergendo con chiarezza un pensiero architettonico schierato sull’efficientismo, emblema di come la sostenibilità venga avvilita sul livello meramente tecnico. Questo lavoro indaga, con un taglio storico-critico, il configurarsi di un’ideologia architettonica che utilizza il mito dell’efficienza e del continuo potenziamento tecnologico per rispondere in prima battuta a operazioni commerciali e di immagine. Sulla scorta di esempi concreti, vengono analizzate differenti esperienze architettoniche, a partire dagli anni settanta fino ai giorni nostri, che sono generalmente considerate rappresentative della tematica, mettendone in luce qualità e debolezze. Si vuole evidenziare l’estrema urgenza di rimettere al centro del progetto una concezione dell’abitare, inteso non come l’insieme di elementi funzionali, ma come insieme di relazioni che danno vita alla società.