The research aims to analyze the implications for which design is largely (and severely) influenced by biases, which favor male users to the disadvantage of female users, through the perpetuation of harmful stereotypes and the use of anthropometric measures based solely on the male body. The thesis is divided into three parts: Part I: analysis of gender biases, i.e., implicit biases that are the result not so much of a specific desire to discriminate, but of the way of thinking, formed in the light of social evolution, founded from the beginning on the centrality of the male role. The research starts from a somewhat obvious finding, namely that the entire design takes a male user (so-called "default male") as its reference. This result is the result of the combination of several factors: namely (i) gender stereotypes, (ii) the lack of female representation, (iii) a (generally) insufficient research on female gender, as well as, lastly (iv), the pressures coming from the market, traditionally oriented to a male target. Part II: After a methodological introduction on the sources and evidence collected, various groups of "case studies" are examined and an attempt is made to propose a classification of them. The six groups examined are: interiors, architecture and public environments; fashion and wearables; apps and digital services; technology devices; medical and security devices; and everyday products. In conclusion, having reviewed the individual case studies, an attempt has been made to suggest possible solutions from the specific problems, through a process of "reverse engineering". Part III: Possible solutions are examined and the factors and innovations that could bring about a turnaround are discussed. Hence arises the need for a different solution, one that goes beyond simply redesigning biased products, pointing out that the only possible correction of bias is through the maturation of a consciousness that is attentive to differences. An analysis is then made of resources that could bring improvement in the direction of greater inclusion in design and production. In conclusion, counteracting today's entrenchment of bias requires action on several fronts, not without forgetting that the most important of all is making oneself heard.

La ricerca si prefigge come obiettivo di analizzare le implicazioni per cui il design è largamente (e gravemente) influenzato da pregiudizi, che vanno a favorire gli utenti di sesso maschile a sfavore di quelli femminili, attraverso la perpetuazione di stereotipi dannosi e l'utilizzo di misure antropometriche basate unicamente sul corpo maschile. La tesi si articola in tre parti: Parte I: si analizzano i bias di genere, cioè, i pregiudizi impliciti che sono frutto non tanto di una precisa volontà di discriminazione, quanto del modo di pensare, formatosi alla luce dell’evoluzione sociale, fondata fin dalle origini sulla centralità del ruolo maschile. La progettazione, quindi, assume a riferimento il sesso maschile (c.d. “maschile predefinito”). Questo risultato è frutto del combinarsi di vari fattori: e cioè (i) gli stereotipi di genere, (ii) la mancanza di rappresentazione femminile, (iii) una (generalmente) insufficiente ricerca di mercato sul genere femminile, nonché, da ultimo (iv), le pressioni che provengono dal mercato, tradizionalmente orientato ad un target maschile. Parte II: dopo una premessa di tipo metodologico sulle fonti e sulle testimonianze raccolte, si esaminano vari “casi studio”, provando a proporne una classificazione in sei settori. I sei gruppi presi in esame sono i seguenti: interni, architettura e ambienti pubblici; fashion e wearable; app e servizi digitali; dispositivi tecnologici; dispositivi medici e di sicurezza; prodotti di uso quotidiano. Per concludere, passati in rassegna i singoli casi studio, si suggeriscono possibili soluzioni a partire dai problemi specifici. Parte III: si esaminano le possibili soluzioni e ci si sofferma sui fattori e sulle innovazioni che potrebbero determinare un’inversione di tendenza e cambiare il modo di fare design. Da qui sorge l’esigenza di una soluzione diversa, che vada al di là della semplice riprogettazione dei prodotti esaminati: la correzione dei bias deve nascere dal progettista, che deve maturare una coscienza attenta alle differenze. Si procede quindi all’analisi di risorse che possono aiutare a instaurare una maggiore inclusione nella progettazione e nella produzione. In conclusione, per contrastare l’odierno radicamento dei bias si richiede un intervento su più fronti, proponendo dei consigli da seguire per un design più inclusivo. Tra questi, quello personalmente ritenuto il più importante è farsi sentire: a prescindere dal proprio ruolo e rapporto con il design, è importante saper denunciare le ingiustizie verso il genere femminile, presto si verrà ascoltati.

"L'uomo è misura di tutte le cose" Analisi del rapporto tra bias di genere e design del prodotto

Ferrante, Maria Chiara
2022/2023

Abstract

The research aims to analyze the implications for which design is largely (and severely) influenced by biases, which favor male users to the disadvantage of female users, through the perpetuation of harmful stereotypes and the use of anthropometric measures based solely on the male body. The thesis is divided into three parts: Part I: analysis of gender biases, i.e., implicit biases that are the result not so much of a specific desire to discriminate, but of the way of thinking, formed in the light of social evolution, founded from the beginning on the centrality of the male role. The research starts from a somewhat obvious finding, namely that the entire design takes a male user (so-called "default male") as its reference. This result is the result of the combination of several factors: namely (i) gender stereotypes, (ii) the lack of female representation, (iii) a (generally) insufficient research on female gender, as well as, lastly (iv), the pressures coming from the market, traditionally oriented to a male target. Part II: After a methodological introduction on the sources and evidence collected, various groups of "case studies" are examined and an attempt is made to propose a classification of them. The six groups examined are: interiors, architecture and public environments; fashion and wearables; apps and digital services; technology devices; medical and security devices; and everyday products. In conclusion, having reviewed the individual case studies, an attempt has been made to suggest possible solutions from the specific problems, through a process of "reverse engineering". Part III: Possible solutions are examined and the factors and innovations that could bring about a turnaround are discussed. Hence arises the need for a different solution, one that goes beyond simply redesigning biased products, pointing out that the only possible correction of bias is through the maturation of a consciousness that is attentive to differences. An analysis is then made of resources that could bring improvement in the direction of greater inclusion in design and production. In conclusion, counteracting today's entrenchment of bias requires action on several fronts, not without forgetting that the most important of all is making oneself heard.
ARC III - Scuola del Design
5-ott-2023
2022/2023
La ricerca si prefigge come obiettivo di analizzare le implicazioni per cui il design è largamente (e gravemente) influenzato da pregiudizi, che vanno a favorire gli utenti di sesso maschile a sfavore di quelli femminili, attraverso la perpetuazione di stereotipi dannosi e l'utilizzo di misure antropometriche basate unicamente sul corpo maschile. La tesi si articola in tre parti: Parte I: si analizzano i bias di genere, cioè, i pregiudizi impliciti che sono frutto non tanto di una precisa volontà di discriminazione, quanto del modo di pensare, formatosi alla luce dell’evoluzione sociale, fondata fin dalle origini sulla centralità del ruolo maschile. La progettazione, quindi, assume a riferimento il sesso maschile (c.d. “maschile predefinito”). Questo risultato è frutto del combinarsi di vari fattori: e cioè (i) gli stereotipi di genere, (ii) la mancanza di rappresentazione femminile, (iii) una (generalmente) insufficiente ricerca di mercato sul genere femminile, nonché, da ultimo (iv), le pressioni che provengono dal mercato, tradizionalmente orientato ad un target maschile. Parte II: dopo una premessa di tipo metodologico sulle fonti e sulle testimonianze raccolte, si esaminano vari “casi studio”, provando a proporne una classificazione in sei settori. I sei gruppi presi in esame sono i seguenti: interni, architettura e ambienti pubblici; fashion e wearable; app e servizi digitali; dispositivi tecnologici; dispositivi medici e di sicurezza; prodotti di uso quotidiano. Per concludere, passati in rassegna i singoli casi studio, si suggeriscono possibili soluzioni a partire dai problemi specifici. Parte III: si esaminano le possibili soluzioni e ci si sofferma sui fattori e sulle innovazioni che potrebbero determinare un’inversione di tendenza e cambiare il modo di fare design. Da qui sorge l’esigenza di una soluzione diversa, che vada al di là della semplice riprogettazione dei prodotti esaminati: la correzione dei bias deve nascere dal progettista, che deve maturare una coscienza attenta alle differenze. Si procede quindi all’analisi di risorse che possono aiutare a instaurare una maggiore inclusione nella progettazione e nella produzione. In conclusione, per contrastare l’odierno radicamento dei bias si richiede un intervento su più fronti, proponendo dei consigli da seguire per un design più inclusivo. Tra questi, quello personalmente ritenuto il più importante è farsi sentire: a prescindere dal proprio ruolo e rapporto con il design, è importante saper denunciare le ingiustizie verso il genere femminile, presto si verrà ascoltati.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/211178