In the welfare society in which everything is commodifiable, there is no room for what does not produce profit. Every commodity produces at least one waste, but waste does not generate profit, so we prefer to produce from scratch rather than recover. The consequence is what we all know: uncontrolled production and consumption, tons of waste materials that we no longer know how to dispose of, unused and abandoned buildings, and the total alienation of the individual who, more or less unconsciously, drives the functioning of the production system through consumption. Faced with this unsustainable scenario, the question that arises is: are we capable of resisting the alienation imposed by the global market? What strategies can we introduce to trigger a contagious paradigm shift? And what role could we architects play in this endeavour? A hypothetical solution could derive from the third form of detachment that, according to Aureli, would allow architecture to place itself 'within and against' society: asceticism, understood as a form of resistance to the subjective power of capitalism, based on the concept of 'less is enough', would help to redefine what is really necessary and what, instead, can be shared. Necessary like food, housing, relationships and care, shareable like time, space, work, skills. This thesis aims to demonstrate how important the role of architecture can be in the progressive and resilient evolution of our cities, learning to reconsider the concept of "waste" and the actions connected to it. Building on the built, limiting soil consumption, recovering existing buildings, especially where rich in local identity, are just some of the themes touched upon in this thesis project. And since the answers to the questions of our time change along with it, never being able to be considered univocal and definitive, it was important to base the project itself on the open themes of experimentation and research in the areas of: circular economies and reuse of waste, peri-urban agriculture and agri-architecture, sustainable development, local supply chains and policies for the territory.

Nella società del benessere in cui tutto è mercificabile, non c’è spazio per ciò che non produce profitto. Ogni merce produce almeno uno scarto, ma lo scarto non genera profitto, così si preferisce produrre ex-novo piuttosto che recuperare. La conseguenza è quella che tutti conosciamo: produzione e consumi incontrollati, tonnellate di materiali di scarto che non sappiamo più come smaltire, edifici inutilizzati e abbandonati, e la totale alienazione dell’individuo che, più o meno inconsapevolmente, muove il funzionamento del sistema produttivo attraverso il consumo. Dinanzi a questo scenario insostenibile, la domanda che sorge spontanea è: siamo capaci di resistere all’alienazione imposta dal mercato globale? Quali strategie possiamo introdurre per innescare un contagioso cambio di paradigma? E quale potrebbe essere, in questa impresa, il ruolo di noi architetti? Un’ipotetica soluzione potrebbe derivare dalla terza forma di distacco che, secondo Aureli, consentirebbe all’architettura di porsi ‘dentro e contro’ la società: l’ascetismo, inteso come forma di resistenza al potere soggettivo del capitalismo, basandosi sul concetto di “less is enough”, aiuterebbe a ridefinire ciò che è realmente necessario e ciò che, invece, si può condividere. Necessario come il cibo, la casa, le relazioni e la cura del territorio, condivisibile come il tempo, lo spazio, il lavoro, le competenze. Questa tesi intende dimostrare quanto possa essere importante il ruolo dell’architettura nella progressiva e resiliente evoluzione delle nostre città, imparando a riconsiderare il concetto di “scarto” e le azioni ad esso collegate. Costruire sul costruito, limitare il consumo di suolo, recupere edifici esistenti, specie laddove ricchi di identità locale, sono solo alcuni dei temi toccati da questo progetto di tesi. E poiché le risposte alle domande del nostro tempo mutano insieme ad esso, non potendosi mai ritenere univoche e definitive, è stato importante fondare il progetto stesso sui temi aperti di sperimentazione e ricerca negli ambiti di: economie circolari e riuso degli scarti, agricoltura periurbana e agri-architettura, sviluppo sostenibile, filiere locali e politiche per il territorio.

ZEROscarti : Cascina Nosedo: ampliamento per un Community Hub di RI-cerca, RI-uso e RI-attivazione produttiva e sociale in agri-architettura

Cornacchia, Maria Chiara
2022/2023

Abstract

In the welfare society in which everything is commodifiable, there is no room for what does not produce profit. Every commodity produces at least one waste, but waste does not generate profit, so we prefer to produce from scratch rather than recover. The consequence is what we all know: uncontrolled production and consumption, tons of waste materials that we no longer know how to dispose of, unused and abandoned buildings, and the total alienation of the individual who, more or less unconsciously, drives the functioning of the production system through consumption. Faced with this unsustainable scenario, the question that arises is: are we capable of resisting the alienation imposed by the global market? What strategies can we introduce to trigger a contagious paradigm shift? And what role could we architects play in this endeavour? A hypothetical solution could derive from the third form of detachment that, according to Aureli, would allow architecture to place itself 'within and against' society: asceticism, understood as a form of resistance to the subjective power of capitalism, based on the concept of 'less is enough', would help to redefine what is really necessary and what, instead, can be shared. Necessary like food, housing, relationships and care, shareable like time, space, work, skills. This thesis aims to demonstrate how important the role of architecture can be in the progressive and resilient evolution of our cities, learning to reconsider the concept of "waste" and the actions connected to it. Building on the built, limiting soil consumption, recovering existing buildings, especially where rich in local identity, are just some of the themes touched upon in this thesis project. And since the answers to the questions of our time change along with it, never being able to be considered univocal and definitive, it was important to base the project itself on the open themes of experimentation and research in the areas of: circular economies and reuse of waste, peri-urban agriculture and agri-architecture, sustainable development, local supply chains and policies for the territory.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
5-ott-2023
2022/2023
Nella società del benessere in cui tutto è mercificabile, non c’è spazio per ciò che non produce profitto. Ogni merce produce almeno uno scarto, ma lo scarto non genera profitto, così si preferisce produrre ex-novo piuttosto che recuperare. La conseguenza è quella che tutti conosciamo: produzione e consumi incontrollati, tonnellate di materiali di scarto che non sappiamo più come smaltire, edifici inutilizzati e abbandonati, e la totale alienazione dell’individuo che, più o meno inconsapevolmente, muove il funzionamento del sistema produttivo attraverso il consumo. Dinanzi a questo scenario insostenibile, la domanda che sorge spontanea è: siamo capaci di resistere all’alienazione imposta dal mercato globale? Quali strategie possiamo introdurre per innescare un contagioso cambio di paradigma? E quale potrebbe essere, in questa impresa, il ruolo di noi architetti? Un’ipotetica soluzione potrebbe derivare dalla terza forma di distacco che, secondo Aureli, consentirebbe all’architettura di porsi ‘dentro e contro’ la società: l’ascetismo, inteso come forma di resistenza al potere soggettivo del capitalismo, basandosi sul concetto di “less is enough”, aiuterebbe a ridefinire ciò che è realmente necessario e ciò che, invece, si può condividere. Necessario come il cibo, la casa, le relazioni e la cura del territorio, condivisibile come il tempo, lo spazio, il lavoro, le competenze. Questa tesi intende dimostrare quanto possa essere importante il ruolo dell’architettura nella progressiva e resiliente evoluzione delle nostre città, imparando a riconsiderare il concetto di “scarto” e le azioni ad esso collegate. Costruire sul costruito, limitare il consumo di suolo, recupere edifici esistenti, specie laddove ricchi di identità locale, sono solo alcuni dei temi toccati da questo progetto di tesi. E poiché le risposte alle domande del nostro tempo mutano insieme ad esso, non potendosi mai ritenere univoche e definitive, è stato importante fondare il progetto stesso sui temi aperti di sperimentazione e ricerca negli ambiti di: economie circolari e riuso degli scarti, agricoltura periurbana e agri-architettura, sviluppo sostenibile, filiere locali e politiche per il territorio.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/211179