This thesis questions the incompatibility due to the "slowness" of the discipline of architecture in relation to the unpredictability and rapidity of the social phenomena involving the city. This research therefore investigates the time/architecture relationship in light of the interpretation of the fundamental space/programme binomial. Through a brief examination of the functionalist experience, the research intends to demonstrate the inadequacy of the concept of an architecture whose form follows function, due to the obsolescence of function itself within contemporary social and urban dynamics. The functionalist experience, which has led to the construction of an urban scenario made up of isolated and introverted episodes as well as to the extreme simplification of the complexity of human experience, is contrasted with a brief excursus that includes experiments and architectural outcomes that are the result, in particular, of the situationist philosophy: experiences in which the concept of monofunction is overcome in favour of programmatic indefiniteness, through projects that, thanks to the mastery of technology, aim at the flexibility and reconfigurability of spaces, modifiable according to human needs. The attempt, in the final analysis, was to critically read these experiences, analysing their potential, but also their limits, in the conviction that the durability of architecture over time lies, yes, in programmatic indefiniteness, but above all in the possibility of combining this approach with a search for its relationship with the context, so that the building may be configured as an urban fact, active and participating in its relationship with the city. The project proposal therefore represents a possible approach to this question, through the development of a public architecture within the city of Milan.

La tesi si interroga circa l’incompatibilità dovuta alla “lentezza” della disciplina architettonica rispetto all’imprevediblità e la rapidità dei fenomeni sociali che coinvolgono la città. Questa ricerca indaga, dunque, il rapporto tempo-architettura alla luce dell’interpretazione del fondamentale binomio spazio-programma. Attraverso una breve disamina dell’esperienza funzionalista, la ricerca intende dimostrare l’inadeguatezza del concetto di un’architettura la cui forma segua la funzione, per via dell’obsolescenza della funzione stessa nell’ambito delle dinamiche sociali e urbane contemporanee. All’esperienza funzionalista, che ha portato alla costruzione di uno scenario urbano fatto di episodi isolati ed introversi oltre che alla semplificazione estrema della complessità dell’esperienza umana, viene contrapposto un breve excursus che comprende sperimentazioni ed esiti architettonici frutto, in particolare, della filosofia situazionista: esperienze nelle quali il concetto di monofunzione viene superato a favore dell’indefinitezza programmatica, attraverso progetti che, grazie alla padronanza della tecnologia, mirino alla flessibilità e la riconfigurabilità degli spazi, modificabili a seconda delle esigenze umane. Il tentativo, in ultima analisi, è stato quello di leggere in chiave critica queste esperienze, analizzandone le potenzialità, ma anche i limiti, nella convinzione che la durabilità dell’architettura nel tempo risieda, sì nell’indefinitezza programmatica, ma soprattutto nella possibilità di coniugare quest’approccio ad una ricerca del suo rapporto con il contesto, in modo che l’edificio possa configurarsi come un fatto urbano, attivo e partecipe nella relazione con la città. La proposta di progetto rappresenta, dunque, un possibile approccio alla questione, attraverso lo sviluppo di un’architettura pubblica all’interno della città di Milano.

Il potenziale dell'indefinito in architettura

Russo, Daniele
2022/2023

Abstract

This thesis questions the incompatibility due to the "slowness" of the discipline of architecture in relation to the unpredictability and rapidity of the social phenomena involving the city. This research therefore investigates the time/architecture relationship in light of the interpretation of the fundamental space/programme binomial. Through a brief examination of the functionalist experience, the research intends to demonstrate the inadequacy of the concept of an architecture whose form follows function, due to the obsolescence of function itself within contemporary social and urban dynamics. The functionalist experience, which has led to the construction of an urban scenario made up of isolated and introverted episodes as well as to the extreme simplification of the complexity of human experience, is contrasted with a brief excursus that includes experiments and architectural outcomes that are the result, in particular, of the situationist philosophy: experiences in which the concept of monofunction is overcome in favour of programmatic indefiniteness, through projects that, thanks to the mastery of technology, aim at the flexibility and reconfigurability of spaces, modifiable according to human needs. The attempt, in the final analysis, was to critically read these experiences, analysing their potential, but also their limits, in the conviction that the durability of architecture over time lies, yes, in programmatic indefiniteness, but above all in the possibility of combining this approach with a search for its relationship with the context, so that the building may be configured as an urban fact, active and participating in its relationship with the city. The project proposal therefore represents a possible approach to this question, through the development of a public architecture within the city of Milan.
GOVI, ANDREA
LA MARCA, ANTONIO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
18-lug-2023
2022/2023
La tesi si interroga circa l’incompatibilità dovuta alla “lentezza” della disciplina architettonica rispetto all’imprevediblità e la rapidità dei fenomeni sociali che coinvolgono la città. Questa ricerca indaga, dunque, il rapporto tempo-architettura alla luce dell’interpretazione del fondamentale binomio spazio-programma. Attraverso una breve disamina dell’esperienza funzionalista, la ricerca intende dimostrare l’inadeguatezza del concetto di un’architettura la cui forma segua la funzione, per via dell’obsolescenza della funzione stessa nell’ambito delle dinamiche sociali e urbane contemporanee. All’esperienza funzionalista, che ha portato alla costruzione di uno scenario urbano fatto di episodi isolati ed introversi oltre che alla semplificazione estrema della complessità dell’esperienza umana, viene contrapposto un breve excursus che comprende sperimentazioni ed esiti architettonici frutto, in particolare, della filosofia situazionista: esperienze nelle quali il concetto di monofunzione viene superato a favore dell’indefinitezza programmatica, attraverso progetti che, grazie alla padronanza della tecnologia, mirino alla flessibilità e la riconfigurabilità degli spazi, modificabili a seconda delle esigenze umane. Il tentativo, in ultima analisi, è stato quello di leggere in chiave critica queste esperienze, analizzandone le potenzialità, ma anche i limiti, nella convinzione che la durabilità dell’architettura nel tempo risieda, sì nell’indefinitezza programmatica, ma soprattutto nella possibilità di coniugare quest’approccio ad una ricerca del suo rapporto con il contesto, in modo che l’edificio possa configurarsi come un fatto urbano, attivo e partecipe nella relazione con la città. La proposta di progetto rappresenta, dunque, un possibile approccio alla questione, attraverso lo sviluppo di un’architettura pubblica all’interno della città di Milano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/211402