Forme di narrazione neurodivergente : analisi critica delle rappresentazioni mediatiche dell'alterità autistica

Being autistic usually means being the object of many different gazes. In the media, the nature of these looks produces particular types of narratives. The aim of this Thesis is to analyze how the otherness of autism is framed and shown through a wide range of cultural representations, contemporary or otherwise. Starting with the Rain Man’ case, the first popular media definition of this condition, the film industry has perpetuated or given rise to a series of stereotypes. Stereotypes are so enduring and pervasive that they have become neurotypical society’s perception of cognitively different people. The majority of these narratives, however, lack a true proper exploration of the autistic agency or subjectivity’s complexity. The need is, therefore, to “revise” some views on autism or to adopt new ones. What my Thesis would like to show, in fact, is that there are several other examples of narratives on neurodiversity: from an “external”, neurotypical point of view, at the same time faithful and close to the reality of the subject represented, but above all from an “internal” point of view, that is from the side of neurodiversity. In this case, neurodivergent people by speaking, writing or in some other way, by communicating, claim their presence. If the autistic person has the opportunity to occupy the narrative foreground, he or she may indeed also have a say in defining the terms through which he or she is seen. Through narrative, autistic people ask society to engage in new ways of understanding, treating and accommodating neurodiversity.

Essere autistici significa spesso essere oggetto di diversi tipi di sguardi. Nei media, la natura di questi sguardi produce particolari tipi di narrazioni. L’intento della presente Tesi è quello di analizzare il modo in cui l’alterità dell’autismo viene inquadrata e mostrata attraverso un’ampia gamma di rappresentazioni culturali, contemporanee o meno. A partire dal caso Rain Man, prima definizione mediatica popolare della condizione, l’industria cinematografica ha perpetuato o dato vita a una serie di stereotipi. Stereotipi così duraturi e pervasivi da essere diventati la percezione da parte della società neurotipica delle persone cognitivamente diverse. La maggior parte di queste narrazioni, tuttavia, manca di una vera e propria esplorazione della complessità dell’agency o della soggettività autistica. L’esigenza è dunque quella di “rivedere” alcuni sguardi sull’autismo, o di adottarne di nuovi. Ciò che la mia Tesi vorrebbe dimostrare, infatti, è che esistono diversi altri esempi di narrazioni sulla neurodiversità: da un punto di vista “esterno”, neurotipico, al contempo fedele e vicino alla realtà del soggetto rappresentato, ma soprattutto dal punto di vista “interno”, ossia da parte della neurodiversità. In quest’ultimo caso, le persone neurodivergenti parlando, scrivendo o, in qualche altro modo, comunicando, rivendicano la loro presenza. Se la persona autistica ha la possibilità di occupare il primo piano narrativo, essa potrà infatti anche avere voce in capitolo nella definizione dei termini attraverso i quali viene vista. Attraverso la narrazione, gli autistici chiedono alla società di impegnarsi in nuovi modi di comprendere, trattare e accogliere la neurodiversità.