Undefined self : designing with and for multistability in self-tracking wearables and data representation

The research examines the prevailing paradigm in wearable technologies for self-tracking, whereby devices worn on the body capture physiological and behavioural data presenting it through quantified-based seemingly objective representations, and prescriptive recommendations for behavior change and performance enhancement. The study draws on postphenomenology to challenge this deterministic view, considering technologies as active mediators whose materiality shapes human experience and existence in unexpected and unpredictable ways, beyond designers’ intentions, a concept termed “multistability”. The study aims to bridge the gap between philosophical inquiry and design research and practice by exploring how multistability can be leveraged as both an analytical and generative resource in design. Using a research-through-design action research, the study employs a threefold approach including: 1) postphenomenological analysis and auto-ethnography, 2) literature review, and 3) design workshops, interviews, and annotated portfolios. Key findings highlight multistability can be generative by utilizing its analytical outcomes as a foundational starting point to inform the design process, and can be leveraged as a generative resource by adopting design approaches acknowledging and fostering ambiguity through design, reducing or exaggerating prescriptions into the technology materiality, to stimulate multiplicity of interpretations and appropriations. The research culminates with the “Multistability-Driven Framework” and the “Ambiguity Design Toolkit”, to facilitate the practical application of multistability as a generative resource in self-tracking wearables and data representation design, opening up novel design spaces and interrogating dominant paradigmatic practices. Finally, it reflects on the tension between prescription and openness in design.

La ricerca esamina il paradigma dominante nella progettazione delle tecnologie indossabili per il self-tracking, dispositivi indossabili dotati di sensori che raccolgono e traducono flussi di dati fisiologici e comportamentali dell’utente principalmente tramite rappresentazioni apparentemente oggettive, come valori numerici, grafici e punteggi, in concomitanza con raccomandazioni prescrittive per migliorare la propria performance. Lo studio adotta una lente postfenomenologica per sfidare questa visione deterministica, considerando le tecnologie come mediatori attivi la cui materialità plasma l'esperienza e l'esistenza umana, al di là delle intenzioni dei progettisti, un concetto denominato “multistability”. La ricerca mira a colmare il divario tra postfenomenologia e design, esplorando come il concetto di “multistability” possa essere adottato sia come risorsa analitica che generativa per la riprogettazione di questi dispositivi. A tal fine, la ricerca utilizza un approccio research-through-design, combinando 1) analisi postfenomenologica e auto-etnografia, 2) narrative e systematic literature review e 3) design workshops, interviste e annotated portfolios. I risultati evidenziano che la “multistability” può essere generativa utilizzando i suoi risultati analitici come punto di partenza per informare il processo di design, e adottando approcci progettuali che riconoscono e favoriscono l'ambiguità, riducendo o esagerando le prescrizioni nella materialità della tecnologia, per stimolare molteplicità di interpretazioni e appropriazioni. La ricerca culmina con il "Multistability-Driven Framework" e l’"Ambiguity Design Toolkit", per facilitare l'applicazione della "multistabily" come risorsa generativa nella progettazione di tecnologie indossabili per il self-tracking, consolidando un ambito di progettazione emergente e interrogando pratiche di progettazione dominanti. Infine, la ricerca riflette sulla tensione tra prescrizione e apertura nel design.