How to uncover and nurture potential hidden in empty spaces? Multiplying perspectives through the construction of a counter-archive

This thesis puts at its premise the problem of over-organisation and commodification of space. It argues that, especially in light of climate change, a different approach to land is needed and architecture has to reinvent itself as a discipline refraining from imposition of orders. As a starting point for devising a strategy for a re-thought agency, the thesis investigates seemingly empty and unproductive spaces in cities, using the concept of terrain vague, coined by Ignasi de Solà-Morales Rubió, and poses a question: How can architecture become a practice protecting these fragile spaces? The analysis of theoretical discourse and examination of case studies prompts another question: How to make visible a reality and assert guardianship over it without causing this reality to disappear? From this investigation a strategy emerges for architecture to go beyond the paradigm of order and dominance to become an instrument of care and preservation. The thesis puts forward the notion that the adoption of fiction could be crucial in this transformation. Arriving at this assumption leads to a possible response to the research questions – a construction of a counter-archive of fragile areas, which will attempt to maintain their unique character.

Questa tesi affronta la problematica della predazione e della mercificazione di spazio "vuoto" nella città contemporanea. Oggi nel quadro delle sfide cruciali poste dall'Antropocene è urgente un approccio diverso. L’architettura deve reinventarsi come disciplina che si astiene dall'imposizione di ulteriori forme di spoliazione e sfruttamento. Come punto di partenza per delineare una strategia per un'agency differente della cultura architettonica e del disegno urbano, la tesi indaga gli spazi "apparentemente" vuoti e improduttivi nelle città, tornando alla generatività del concetto di terrain vague, coniato da Ignasi de Solà-Morales Rubió, ma ponendo una nuova domanda: Come può l’architettura diventare una pratica che protegge e nutre questi spazi proprio a partire dalla loro fragilità? L'analisi della letteratura e di diversi campi di ricerca, oltre agli spunti offerti da casi di studio, introduce un'altra domanda: come rendere visibile una realtà e affermarne la tutela senza far scomparire questa realtà? Da questa indagine emerge una strategia affinché l'architettura vada oltre il paradigma dell'ordine neoliberista, del dominio della patrimonializzazione e della rigenerazione economica per divenire strumento originale di cura e di preservazione. A partire da tali presupposti, si restituisce con la tesi una possibile risposta alle domande di ricerca – la costruzione di un "contro-archivio" delle aree fragili, che tenterà di osservare e mantenere il loro carattere unico.