Strangled architecture: debunking the dysfunction of spontaneity

In the intricate tapestry of urban landscapes, slum communities often stand as marginalized remnants, relegated to the fringes of development, and labeled as symbols of urban dysfunction. This thesis, titled "Strangled Architecture," delves into the heart of these often misunderstood settlements, contesting that they are the mere outcomes of dysfunction or substandard conditions. Instead, it presents slum communities as spaces of resilience, innovation, and cultural expression. The study puts forward the codes and characteristics that govern and describe the architecture of spontaneity, encompassing construction, destruction, renovation, and replenishment. It seeks to decode and challenge the rules that discriminate against spontaneous interventions, advocating for anti-adaptive approaches. The thesis is conducted on a specific case study that has the potential to demonstrate the dynamic nature of a spontaneous neighborhood and to present as a testament that transcends the limitation of rigid planning. The depletion of rigid planning regulations allows for a fluidity of form and function, enabling residents to shape their living spaces in a way that resonates with their cultural practices and daily realities. Furthermore, it seeks to find the balance between freedom and rule, to accommodate planning and spontaneity in a symbiotic relationship. In making the city, the urban landscape will be a testament to our collective ability to build cities. It's a future where adaptability isn't just a feature, but the essence of urban life, allowing cities to cope with the ever-changing rhythm of their dwellers and structured as sustainable but also vibrant and livable for generations to come.

Nell’intricato arazzo dei paesaggi urbani, le comunità degli slum spesso si presentano come residui emarginati, relegati ai margini dello sviluppo ed etichettati come simboli di disfunzione urbana. Questa tesi, intitolata "Strangled Architecture", approfondisce il cuore di questi insediamenti spesso fraintesi, contestando che siano il mero risultato di disfunzioni o condizioni al di sotto degli standard. Presenta invece le comunità degli slum come spazi di resilienza, innovazione ed espressione culturale. Lo studio propone i codici e le caratteristiche che governano e descrivono l’architettura della spontaneità, comprendendo costruzione, distruzione, rinnovamento e rifornimento. Cerca di decodificare e sfidare le regole che discriminano gli interventi spontanei, sostenendo approcci anti-adattivi. La tesi è condotta su un caso di studio specifico che ha il potenziale per dimostrare la natura dinamica di un quartiere spontaneo e presentarlo come una testimonianza che trascende i limiti di una rigida pianificazione. L’esaurimento delle rigide norme di pianificazione consente una fluidità di forma e funzione, consentendo ai residenti di modellare i propri spazi abitativi in un modo che sia in risonanza con le loro pratiche culturali e realtà quotidiane. Inoltre, cerca di trovare l’equilibrio tra libertà e regola, per accogliere pianificazione e spontaneità in una relazione simbiotica. Nel realizzare la città, il paesaggio urbano sarà una testimonianza della nostra capacità collettiva di costruire città. È un futuro in cui l'adattabilità non è solo una caratteristica, ma l'essenza della vita urbana, che consente alle città di far fronte al ritmo in continua evoluzione dei loro abitanti e strutturate come sostenibili ma anche vivaci e vivibili per le generazioni a venire.