Vitae d'otium : la villa imperiale del Pausilypon

Otium has always aroused mixed emotions in public opinion. Often criticized and then banned by industrialist culture, for centuries was in Roman Empire a cultured lifestyle, considered on a par with negotium. In short, for citizens of the first centuries in the Christian era, civil and private life were on the same level, in perfect balance. Today, on the other hand, we are increasingly enslaved to business and hectic existence. The maximum expression of the frivolous life is found in the suburban luxury villas scattered within the boundless possessions of the Capitoline domain from the 1st century BC. Many of these architectures are ruins and abandoned, except some because of the historical-artistic value. The focus on protection and musealization of archaeological heritage “in situ” has been a constant on the European scene since 1980s. This evidence poses the need to revise the terms of the question, which does not go beyond the awareness of the importance of the archaeological sector in cultural tourism, whose attention is increasingly drawn from the historical heritage conceived as "antiquity" to be preserved to the treasure to be enjoyed. Archaeological ruins, in fact, are no longer perceived as elements of a collection, but integral parts of the place itself, that today’s society wants to live in a new way, highlighting its indissolubility from the urban context, in a reciprocal exchange of meaning. This approach to the enhancement of pre-existence, which seeks the preservation of the finds and care of discovery place as parts of a single project, sees ruins interact with context through the museum, that place where Art-Architecture dichotomy’s more noticeable. This thought’s valid also in the archaeological field: museum transcends the human dimension to rise as a link between man and his history, where architecture takes on an evocative meaning. Due to this permise, the project conceived for the imperial villa of Pausilypon is consistent with the complexity of existing ruins and wants to evoke the authentic glory of the ancient otium mansion.

L’otium ha sempre suscitato nell’opinione pubblica emozioni contrastanti. Spesso criticato e poi bandito dalla cultura industrialista, per secoli è stato nell’Impero Romano uno stile di vita colto, considerato alla pari del negotium. Insomma, per i cittadini dei primi secoli dell’era cristiana la vita civile e quella privata erano sullo stesso piano, in perfetto equilibrio. Noi moderni, invece, siamo sempre più schiavi degli affari e dell’esistenza frenetica. La massima espressione della vita frivola si ha nelle ville di lusso suburbane disseminate all’interno degli sconfinati possedimenti del dominio capitolino a partire dal I secolo a.C.. Oggi molte di queste architetture sono in rovina e abbandonate, salvo qualcuna per via della valenza storico-artistica. L’attenzione al tema della tutela e protezione del patrimonio archeologico "in situ” è una costante del panorama europeo fin dagli anni Ottanta del Novecento. Tale evidenza pone il bisogno di rivedere i termini della questione, che non esula dalla coscienza dell’importanza rivestita dal settore archeologico nel turismo culturale, la cui attenzione va sempre più dal bene inteso come “antichità” da custodire al tesoro da fruire. I ruderi, infatti, non sono più percepiti come unità di una collezione, ma parti integranti del luogo stesso dell’archeologia, che la società odierna desidera vivere in modo nuovo, evidenziandone l’indissolubilità dal contesto urbano, in un reciproco scambio di senso. Questo approccio alla valorizzazione della preesistenza, che cerca la conservazione dei reperti e la cura del luogo di rinvenimento come parti di un unico progetto, vede la rovina interagire con il contesto attraverso il museo, quel luogo dove la dicotomia Arte-Architettura si rileva maggiormente. Lo stesso concetto è valido anche in ambito archeologico: lo spazio museale trascende la dimensione umana per elevarsi a tramite tra l’uomo e la sua storia, dove l’architettura assume un significato evocativo. Partendo da questo proposito, il progetto ideato per la Villa imperiale del Pausilypon si pone coerente con la complessità del sedime esistente e vuole evocare l’autentica gloria dell'antica residenza d’otium.