Ragnhildgade 1 : una centrale culturale nel cuore di Copenaghen

The site of Ragnhildgade 1 is a piece of the city with a past filled of history, from its industrial heritage to a centre for the social and cultural life of the neighbourhood, a place of exchange, contamination and interaction where the local community lives. Part of this heritage is now endangered by the demolition of a building in the complex, will this mark an end or, on the contrary, a turning point? In our cities there is more and more a need for free use, self-organised spaces, spaces to be re-appropriated and re-arranged. Spaces that are not tied to courses, teachers, instructors, classes; spaces that serve as a refuge for experimenting, being noisy and crazy; spaces of contamination and creation outside the rules and canons of traditional institutions. That’s the reason why the design proposal suggests a use of the place as a continuous construction site, a theatrical landscape to be explored and immersed in, but also to be inhabited again and again in new ways. The aim is to offer the city a place that allows itself to be inhabited, appropriated and modified by its users and that not only accepts these notions, but also actively depends on them, making its chaotic and messy past its main feature. The project does not want to give a definitive and unitary answer, but rather to favour partial, mutable solutions that make their indeterminacy their strong point. Simple, non-figurative structures that break the distinction between interior and exterior space by introducing intermediate spaces, where the unpredictable happens, interior spaces that function as exteriors and exteriors as interiors, in constant mutation.

Ragnhildgade 1 è una parte di città con un passato ricco di storia: si è trasformato da centro industriale a punto di ritrovo sociale e culturale, crogiolo assimilatore di elementi nuovi ed eterogenei per la comunità. Tutto ciò è oggi messo a rischio a seguito della demolizione di uno degli edifici simbolo del luogo. Sarà questo il punto di fine oppure l’inizio di una nuova idea e/o concetto di socialità? Nelle città si sente sempre più il bisogno di spazi pubblici liberi, auto-organizzati, spazi di cui riappropriarsi, spazi organizzati ma da autogestire, spazi che servano come rifugio per sperimentare, dove poter essere rumorosi e folli. Il progetto vede il luogo come un grande cantiere in continua trasformazione, un cantiere continuo, quasi fosse una scena teatrale dove immergersi e vivere in modi sempre nuovi e diversi. L’obiettivo è quello di dare alla città un posto che possa essere vissuto e di giorno in giorno modificato da chi ci abita, ma anche da chi lo frequenta, che faccia del proprio essere creativo il proprio punto di forza. Il progetto non vuole dare una risposta definitiva e unitaria, ma piuttosto offrire possibili soluzioni parziali, mutevoli, che facciano dell’ indeterminatezza il reale punto di forza. Le strutture semplici, non figurative, rompono con la classica distinzione tra spazio interno ed esterno e introducono spazi intermedi, spazi interni che funzionano come esterni e spazi esterni che funzionano come interni, in una continua mutazione.