This must be the place

The world of infrastructure inhabits the present time and is inextricably linked to a particular technological duration. This aspect defines its temporary character. Apparently automatic responses to changing and contradictory needs are contrasted by the immobility of the physical matter that shapes space. It is this last that defines the adaptive capacity of the architectural artefact. The Garage of Nations performs a metamorphosis that originates from an urgency product of its time. Where the infrastructure leaves the space free, the grafting that allows the formation of a new technological device takes place. This take a stand within a structure, both physical and cultural, without necessarily confirming it, rather inducing a genetic variation. A pragmatic approach to technology and a certain tolerance towards the programme allowed us to think of the project as an organism in which each component influences the others, while maintaining its own individuality. The new volume takes over the void originally left by the Garage project and, by rising above the existing contour, aspires to become a vital element of the city. Thus: “You just need to enter, move, look, wait, climb, stop ... That’s it!

Il mondo delle infrastrutture abita il tempo presente, è inestricabilmente legato a una particolare durata di vita tecnologica. Questo aspetto ne definisce il carattere temporaneo. A risposte apparentemente automatiche a esigenze mutevoli e contraddittorie è contrapposta l’immobilità della materia fisica che plasma lo spazio. È quest’ultimo a definire la capacità adattiva del manufatto architettonico. Il Garage delle Nazioni compie una metamorfosi che nasce da un’urgenza figlia del suo tempo. Là dove l’infrastruttura lascia libero lo spazio si compie l’innesto che permetta la formazione di un nuovo dispositivo tecnologico. Questo prende posizione all’interno di una struttura sia fisica che culturale, senza necessariamente confermarla, piuttosto inducendone una variazione genetica. Un approccio pragmatico alla tecnologia e una certa tolleranza verso il programma ci ha permesso di pensare il progetto come un organismo in cui ogni componente influenza le altre, pur mantenendo la propria individualità. Il nuovo volume si appropria del vuoto lasciato originariamente dal progetto del Garage ed elevandosi al di sopra della sagoma esistente ambisce a diventare un elemento vitale della città. Quindi: “Basta entrare, muoversi, guardare, aspettare, salire, fermarsi... Tutto qui!”