In the context of ‘terrain vague’, a term first coined by Ignasi de Sola-Morales in 1995, one can notice a difference between the labeling ‘interstitial' and ‘liminal’ although they are commonly used interchangeably as synonyms. The latter could be considered as blurred limits of uncanniness on the threshold while the former, ‘interstitial’, refers more to fragments of urban freedom from within the space. By analyzing the difference between the two, one can come to value the intensities and extensities of the event of transition through such spaces. Characteristics such as vagueness, ephemerality, informality and intensity jump to the foreground. Most notably, these spaces become intricately related to quality, that of urban life. Hence, interstices form adequate indicators of evolving city morphologies. Neither their presence nor their reason of existence is accidental. By taking one trajectory line through Beirut as a case study, one starts to delineate the major catalyst behind the formation of interstices: urban limits. The hypothesis becomes therefore: Interstitial space as a product of urban limits and thus a potential urban regenerator. Intervention, or not, on such spaces start to entail new dimensions. On the architectural scale, the two major terminologies in this field (liminal and interstitial) could refer to two different experiential moments within the terrain vague and consequently translate into two different interventions modes on intermediary spaces. On a larger scale, this could cause dichotomous views of the role of in-between spaces in the contemporary city: Is the liminal transgression or transition? Is the interstitial recreation or erasure? To intervene or not to intervene? And most importantly do these spaces entail delimitation or fragmentation?

Nel contesto di terrain vague, un termine coniato all’inizio da Ignasi de Solà-Morales nel 1995, si può notare una differenza tra l'etichettatura ‘interstiziale' e 'liminale' anche se sono comunemente utilizzati in modo intercambiabile come sinonimi. Liminale potrebbe indicare limiti sfocati di estraneità e del’uncanny (stranezza spaziale) sulla soglia mentre l’atra, 'interstiziale', si riferisce più a frammenti di libertà urbana all'interno dello spazio. Analizzando la differenza tra i due, si può venire a valorizzare le ‘intensità’ e ‘estensità’ dell’evento di transizione attraverso tali spazi. Caratteristiche come la vaghezza, la complessità, l’effimerità, l’informalità e l’intensità vengono in primo piano. In particolare, questi spazi diventano strettamente legati alla qualità, quella del tessuto urbano e della vita urbana. Quindi, interstizi formano adeguati indicatori delle morfologie urbane in evoluzione. Né la loro presenza, né la loro ragione di esistenza è casuale. Prendendo una traiettoria attraverso Beirut come esempio, si può cominciare a delineare il catalizzatore principale dietro la formazione degli interstizi: i limiti urbani. L'ipotesi diventa dunque: lo spazio interstiziale come prodotto di limiti urbani e quindi un potenziale di rigenerazione urbana. Consecutivamente, l’intervento, o no, su tali spazi inizia a comportare nuove dimensioni. Sul livello architettonico, le due principali terminologie utilizzate in questo tema (liminare e interstiziale) potrebbe riferirsi a due diversi momenti esperienziali all'interno del terreno vago e di conseguenza si traducono in due diverse modalità di interventi sugli spazi intermedi. Su una scala più grande, questo potrebbe causare visioni dicotomiche sul ruolo del terrain vague nella città contemporanea: È il liminale trasgressione o transizione? È l’interstiziale ricreazione o cancellazione? Intervenire o non intervenire? E, più importante, questi spazi implicano delimitazione o frammentazione?

Interstitial liminal : between recreation and transgression

SINNO, YASMINE
2010/2011

Abstract

In the context of ‘terrain vague’, a term first coined by Ignasi de Sola-Morales in 1995, one can notice a difference between the labeling ‘interstitial' and ‘liminal’ although they are commonly used interchangeably as synonyms. The latter could be considered as blurred limits of uncanniness on the threshold while the former, ‘interstitial’, refers more to fragments of urban freedom from within the space. By analyzing the difference between the two, one can come to value the intensities and extensities of the event of transition through such spaces. Characteristics such as vagueness, ephemerality, informality and intensity jump to the foreground. Most notably, these spaces become intricately related to quality, that of urban life. Hence, interstices form adequate indicators of evolving city morphologies. Neither their presence nor their reason of existence is accidental. By taking one trajectory line through Beirut as a case study, one starts to delineate the major catalyst behind the formation of interstices: urban limits. The hypothesis becomes therefore: Interstitial space as a product of urban limits and thus a potential urban regenerator. Intervention, or not, on such spaces start to entail new dimensions. On the architectural scale, the two major terminologies in this field (liminal and interstitial) could refer to two different experiential moments within the terrain vague and consequently translate into two different interventions modes on intermediary spaces. On a larger scale, this could cause dichotomous views of the role of in-between spaces in the contemporary city: Is the liminal transgression or transition? Is the interstitial recreation or erasure? To intervene or not to intervene? And most importantly do these spaces entail delimitation or fragmentation?
ARC I - Scuola di Architettura e Società
20-lug-2011
2010/2011
Nel contesto di terrain vague, un termine coniato all’inizio da Ignasi de Solà-Morales nel 1995, si può notare una differenza tra l'etichettatura ‘interstiziale' e 'liminale' anche se sono comunemente utilizzati in modo intercambiabile come sinonimi. Liminale potrebbe indicare limiti sfocati di estraneità e del’uncanny (stranezza spaziale) sulla soglia mentre l’atra, 'interstiziale', si riferisce più a frammenti di libertà urbana all'interno dello spazio. Analizzando la differenza tra i due, si può venire a valorizzare le ‘intensità’ e ‘estensità’ dell’evento di transizione attraverso tali spazi. Caratteristiche come la vaghezza, la complessità, l’effimerità, l’informalità e l’intensità vengono in primo piano. In particolare, questi spazi diventano strettamente legati alla qualità, quella del tessuto urbano e della vita urbana. Quindi, interstizi formano adeguati indicatori delle morfologie urbane in evoluzione. Né la loro presenza, né la loro ragione di esistenza è casuale. Prendendo una traiettoria attraverso Beirut come esempio, si può cominciare a delineare il catalizzatore principale dietro la formazione degli interstizi: i limiti urbani. L'ipotesi diventa dunque: lo spazio interstiziale come prodotto di limiti urbani e quindi un potenziale di rigenerazione urbana. Consecutivamente, l’intervento, o no, su tali spazi inizia a comportare nuove dimensioni. Sul livello architettonico, le due principali terminologie utilizzate in questo tema (liminare e interstiziale) potrebbe riferirsi a due diversi momenti esperienziali all'interno del terreno vago e di conseguenza si traducono in due diverse modalità di interventi sugli spazi intermedi. Su una scala più grande, questo potrebbe causare visioni dicotomiche sul ruolo del terrain vague nella città contemporanea: È il liminale trasgressione o transizione? È l’interstiziale ricreazione o cancellazione? Intervenire o non intervenire? E, più importante, questi spazi implicano delimitazione o frammentazione?
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/21921