Forum Urbis Novi : a contemporary forum as urban infrastructure

Trying to enhance usable urban spaces in the stratified and extremely constrained context of Rome's Central Archaeological Area, right at the Via dei Fori Imperiali, seems but above all is as terribly tempting an idea as it is incredibly implausible. The broad spectrum of historical, cultural, artistic and administrative constraints make this urban node simply a long 'bridge' connecting a point A - Piazza Venezia - to a point B - the Colosseum. They reduce the visitor's experience, as much as the citizen's, to a simplistic crossing, rather than a walk; turning the cultural and artistic phenomenon into a 'social' phenomenon. The idea for this project stems from the visceral feeling that something real is missing in this urban node that intersects with an archaeological site that is unique in the world in terms of location, quality, conformation and integration into the urban landscape. The idea was therefore born as a great act, almost D'Annunzian, anarchic in some ways, of imposition but at the same time of liberation from constraints and re-appropriation of spaces conceived as living organisms and not empty showcases. It is precisely from the emptiness that the design of this project moves: the founding and genitive importance of the 'forum' place best describes what the ancient Romans conceived most innovatively. Civil life, civic space, urban place, the collective and the interpretation of the landscape, natural or urban. F.U.N. seeks to make itself a design avant-garde of future tech, flexible and reversible; a motion of aesthetic cleavage that obviously stems from historical iconography but conceals its romantic ego in favour of the collective possibilities of conquering, setting up and appropriating hypogeal and surface spaces. The voids celebrated as a manifestation of the cultural flourishing of civilisation, the solids as the arrangement of spaces without a programme, or with a super-programme, suitable for the versatile formation of a cultural pole, a media library, a research and study centre, available open-air spaces, temporary street furniture, pools for greenery or water games. In the first and last phase, an infrastructure is laid out, aspiring to reversibility, around which we can sew our future together with that of the generations to come. In summary, this thesis proposes the design of a bridge that is not a bridge; a museum that is not a museum; an archive that is not an archive and a theatre that is not a theatre. The project sets out the possibility of exploiting every fringeof this new urban portico at the archeological level as we wish. As time will require us to do and as people and creative people and administrations will then have the opportunity to think.

Cercare di valorizzare gli spazi urbani fruibili, nel contesto stratificato e estremamente vincolato dell’Area Archeologica Centrale di Roma, proprio in corrispondenza di via dei Fori Imperiali, sembra ma soprattutto è un’idea terribilmente allettante quanto incredibilmente inverosimile. L’ampio spettro dei vincoli storici, culturali, artistici e amministrativi rendono questo nodo urbano semplicemente un lungo “ponte” che collega un punto A – piazza Venezia - ad un punto B – il Colosseo. Sgretolano l’esperienza del visitatore, quanto del cittadino, a una semplicistica traversata, più che una passeggiata; trasformare il fenomeno culturale e artistico in un fenomeno “da social”. L’idea di questo progetto nasce dalla viscerale sensazione che manchi qualcosa di vero in questo nodo urbanistico che si interseca con un sito archeologico unico al mondo, in posizione, qualità, conformazione e integrazione nel paesaggio urbano. L’idea nasce quindi come grande atto, quasi D’Annunziano, anarchico per certi versi, di imposizione ma al contempo di liberazione dai vincoli e di ri-appropriazione di spazi concepiti come organismi vivi e non teche vuote. Proprio dal vuoto muove il disegno di tale progetto: l’importanza fondativa e genitiva del luogo “foro” descrive al meglio ciò che di più innovativo hanno concepito gli antichi romani. La vita civile, lo spazio civico, il luogo urbano, il collettivo e l’interpretazione del paesaggio, naturale o urbano. F.U.N. cerca di rendersi un avanguardia progettuale del futuro tech, flessibile e reversibile; un moto di scissione estetica che nasce ovviamente dall’iconografia storica ma cela il suo ego romantico a favore delle possibilità collettive di conquista, di allestimento e di appropriazione degli spazi ipogei e di superficie. I vuoti celebrati in quanto manifestazione del prosperare culturale della civiltà, i pieni come predisposizione di spazi senza programma, o con un super-programma, adatti alla versatile formazione di polo culturale, di una mediateca, di un centro di ricerca e studi, di spazi all’aperto disponibili, di arredo urbano temporaneo, di vasche per il verde o per giochi d’acqua. Si dispone, in prima ed ultima fase, un’infrastruttura, che ambisce alla reversibilità, attorno alla quale poter cucire il nostro futuro insieme a quello delle generazioni a venire. In sintesi, questa tesi propone il progetto di un ponte che non sia ponte; un museo che non sia museo; un archivio che non si archivio e una teatro che non sia teatro. Il progetto predispone la possibilità di sfruttare ogni appendice di questo nuovo portico urbano alla quota forense come meglio si desidera. Come il tempo ci richiederà di fare e come le persone e i creativi e le amministrazioni avranno, quindi, l’opportunità di pensare.