Schools beyond the walls: designing spaces for learning between memory and innovation

The meaning of inhabiting cannot be reduced to a unique or stable situation, rather it must indicate a dynamic and ever-changing circumstance. By inhabiting space, we declare our existence, take a position and shape the space itself, “Space is existential but we can equally hold that existence is spatial” (M. Merleau-Ponty, 1945). The meaning of inhabiting, moreover, is a concept that cannot be limited exclusively to the perimeter of one’s home: it takes shape and assumes greater meaning in collective spaces. In the exteriority of the world, in fact, the sense of belonging to a space, the desire to connect, to express oneself and to recognize oneself coexist. Based on these premises, the thesis elaborate supports the idea that the school building can no longer be intended as a static space, but rather a dynamic and fluid environment, as is the society that populates the very school spaces. The latter is not limited only to the sphere of the students, teachers and school staff but includes all the inhabitants living within the neighborhood. The school must be open to all segments of the population, without any kind of distinction or discrimination and encourage the accomplishment of the sense of living, so that everyone can feel part of the community. Specifically, the thesis deals with the redesign of a building used as a Lower Secondary School, located along Viale Sarca at number 24, in the northern suburbs of Milan. The school being studied is part of a larger pattern of facilities built between the 1960s and 1970s, a period in which - especially due to a significant population increase - a high priority was given to quantitative and quick intervention rather than to the qualitative outcome. Today the situation seems to be different; Milan is the protagonist of a slight demographic decline, which offers the opportunity to rethink the theme of schools with a broader perspective, allowing the possibility of focusing on the very qualities of the different school spaces and envisioning a series of pedagogical scenarios that can go beyond those of traditional education, at the same time welcoming up the neighborhood as a Community Center. At the basis of the final project outcome is, on the one hand, theoretical research focused on the different leading perspectives within the educational and pedagogical theme and, on the other hand, a careful selection and close reading of a series of case studies.

Il senso dell’abitare non può limitarsi ad una situazione unica o stabile, piuttosto deve indicare un fattore dinamico ed in continua evoluzione. Abitando lo spazio, dichiariamo la nostra esistenza, prendiamo una posizione e diamo forma allo spazio stesso, “Lo spazio è esistenziale ma possiamo ritenere altrettanto che l’esistenza è spaziale” (M. Merleau-Ponty, 1945). Il senso dell’abitare, inoltre, è un concetto che non può limitarsi esclusivamente al perimetro della propria abitazione: esso prende forma ed acquisisce maggiore significato negli spazi collettivi. Nell’esteriorità del mondo, infatti, coesistono il senso di appartenenza ad uno spazio, il desiderio di relazionarsi, di esprimersi e di riconoscersi. Sulla base di queste premesse, il lavoro di tesi sostiene l’idea secondo cui l’edificio scolastico non possa essere più inteso come spazio statico, bensì come dinamico e fluido, così come lo è la società che abita proprio gli spazi scolastici. Quest’ultima, infatti, non si limita solamente alla sfera degli alunni, dei docenti e del personale scolastico ma include tutti gli abitanti che vivono all’interno del quartiere. La scuola, appunto, deve essere aperta a tutte le fasce della popolazione, senza alcun tipo di distinzione e discriminazione e favorire, allo stesso tempo, il compiersi del senso dell’abitare, affinché tutti possano sentirsi parte della comunità.Nello specifico, la tesi affronta il riprogetto di un edificio scolastico adibito a Secondaria di Primo Grado, situato lungo viale Sarca al civico 24, nella periferia nord di Milano. La scuola oggetto di studio fa parte di un insieme più ampio di strutture scolastiche realizzate tra gli anni ’60 e ’70, periodo in cui – soprattutto a causa di un notevole aumento demografico – è stata data grande priorità alla quantità e alla rapidità di intervento anziché alla qualità del risultato. Oggi la situazione appare diversa, Milano è protagonista di un lieve calo demografico che offre l’opportunità di ripensare al tema della scuola con una prospettiva più ampia, concedendo la possibilità di focalizzarsi sulla qualità stessa dei diversi spazi scolastici e immaginare una serie di scenari pedagogici che possano superare quelli offerti della didattica tradizionale, allo stesso tempo accogliendo il quartiere in qualità di Centro per la Comunità. Alla base del risultato progettuale finale vi è, da una parte, una ricerca teorica basata sulle diverse prospettive protagoniste all’interno del tema didattico e pedagogico e, dall’altra, un’accurata selezione e lettura di casi studio.