Urban voids are insubstantial fragments left by the contemporary city, empty segments that, due to the imperfect modalities of urban planning, fall into a dissonant silence concerning the context. The origin of these places can be traced back to the contemporary practices of making the city, through unnatural reconversions of the fabric and imposing constructions completely heedless of the consequences on a small scale, leaving behind areas that lose the qualities necessary to remain part of the city system. Thus a City of Voids is born, a widespread system of suspended spaces interrelated by a state of indeterminacy that makes them extraneous to the programmatic qualities of the city, and at the same time redefines them in their meaning as places of possibility, free in their indefinability. The voids thus become alternative and subversive spaces, free in the program, which catalyze social interest as long as their state of indeterminacy remains intact. Often the very places of possibility are subject to the process of spontaneous occupation, which converts public space into the most inhospitable of private spaces, where the occupation of an individual or small groups entails a state of alienation from the public context. In other cases, the formal condition of these places is so exposed to the flow of travel that it does not allow any socializing, turning into an arid empty shop window. But these conditions shape an aesthetic typical of the city of voids, where absence emphasizes what is usually hidden; Like mirrors, the urban voids reflect the formal qualities of the surrounding existences, illuminate their qualities, and amplify the details, emphasizing the process of urban stratification that is crystallized at the moment of its formation and which will then be contaminated by minimal interventions that represent its spontaneous appropriation. Within this large silent system, the project must be able to fit into the space like molten metal, which, entering from the floor of the public space, is formed between the corners and curves of the surrounding space, setting itself like small jewels that shine and make the space shine with a different light, suggesting as many possible presents, and at the same time maintaining the spirit of temporariness. The solidification of these new jewels has nothing to do with the permanent imposition of large concrete formwork that eliminates all pre-existing traces; The void must remain free and visible, and each of its activations must follow the characteristics of the ephemeral, generating places that can be rediscovered in their infinite possibilities.

I vuoti urbani sono frammenti inconsistenti lasciati dalla città contemporanea, segmenti vacui che, a causa delle imperfette modalità della pianificazione urbana, cadono in un silenzio dissonante rispetto al contesto. L'origine di tali luoghi è riconducibile alle pratiche contemporanee del fare la città, attraverso innaturali riconversioni del tessuto e imponenti realizzazioni del tutto incuranti delle conseguenze su piccola scala, lasciando dietro di se aree che perdono le qualità necessarie per rimanere parte del sistema città. Nasce quindi una Citta dei vuoti, un sistema diffuso di spazi sospesi interrelati da uno stato di indeterminatezza che li rende estranei alle qualità programmatiche della città, e allo stesso tempo li ridefinisce nel loro significato come luoghi della possibilità, liberi nella loro indefinibilità. I vuoti diventano così spazi alternativi e sovversivi, liberi nel programma, che catalizzano l'interesse sociale fin tanto che il loro stato di indeterminatezza rimane integro. Spesso gli stessi luoghi della possibilità sono soggetti al processo di occupazione spontanea, che converte lo spazio pubblico nel più inospitale degli spazi privati, dove l'occupazione di un singolo o di piccoli gruppi comporta uno stato di alienazione dal contesto pubblico. In altri casi la condizione formale di questi luoghi è talmente esposta ai flussi di percorrenza da non permettere alcuna socialità, trasformandosi in una arida vetrina vuota. Ma queste condizioni plasmano un'estetica propria della città dei vuoti, dove l'assenza enfatizza ciò che solitamente è nascosto; come specchi, i vuoti urbani riflettono le qualità formali delle esistenze circostanti, ne illuminano le qualità e amplificano i dettagli, enfatizzandone il processo di stratificazione urbana che viene cristallizzato nel momento della sua formazione e che verrà poi contaminato da minimi interventi che ne rappresentano l'appropriazione spontanea. All'interno di questo grande sistema silenzioso, il progetto deve essere capace di inserirsi nello spazio come metallo fuso, che entrando dal piano dello spazio pubblico, si forma tra gli angoli e le curve dello spazio circostante, incastonandosi come piccoli gioielli che splendono e fanno risplendere lo spazio di una luce diversa, suggerendo tanti presenti possibili, e mantenendo allo stesso tempo lo spirito della temporaneità. La solidificazione di questi nuovi gioielli non ha nulla a che vedere con l'imposizione permanente di grandi casseri di cemento che eliminano tutte le tracce preesistenti; il vuoto deve rimanere libero e visibile, ed ogni sua attivazione deve seguire le caratteristiche dell'effimero, generando luoghi che possono essere riscoperti nelle loro infinite possibilità.

La Città dei Vuoti

Arrigoni, Elisa
2022/2023

Abstract

Urban voids are insubstantial fragments left by the contemporary city, empty segments that, due to the imperfect modalities of urban planning, fall into a dissonant silence concerning the context. The origin of these places can be traced back to the contemporary practices of making the city, through unnatural reconversions of the fabric and imposing constructions completely heedless of the consequences on a small scale, leaving behind areas that lose the qualities necessary to remain part of the city system. Thus a City of Voids is born, a widespread system of suspended spaces interrelated by a state of indeterminacy that makes them extraneous to the programmatic qualities of the city, and at the same time redefines them in their meaning as places of possibility, free in their indefinability. The voids thus become alternative and subversive spaces, free in the program, which catalyze social interest as long as their state of indeterminacy remains intact. Often the very places of possibility are subject to the process of spontaneous occupation, which converts public space into the most inhospitable of private spaces, where the occupation of an individual or small groups entails a state of alienation from the public context. In other cases, the formal condition of these places is so exposed to the flow of travel that it does not allow any socializing, turning into an arid empty shop window. But these conditions shape an aesthetic typical of the city of voids, where absence emphasizes what is usually hidden; Like mirrors, the urban voids reflect the formal qualities of the surrounding existences, illuminate their qualities, and amplify the details, emphasizing the process of urban stratification that is crystallized at the moment of its formation and which will then be contaminated by minimal interventions that represent its spontaneous appropriation. Within this large silent system, the project must be able to fit into the space like molten metal, which, entering from the floor of the public space, is formed between the corners and curves of the surrounding space, setting itself like small jewels that shine and make the space shine with a different light, suggesting as many possible presents, and at the same time maintaining the spirit of temporariness. The solidification of these new jewels has nothing to do with the permanent imposition of large concrete formwork that eliminates all pre-existing traces; The void must remain free and visible, and each of its activations must follow the characteristics of the ephemeral, generating places that can be rediscovered in their infinite possibilities.
ARC III - Scuola del Design
9-apr-2024
2022/2023
I vuoti urbani sono frammenti inconsistenti lasciati dalla città contemporanea, segmenti vacui che, a causa delle imperfette modalità della pianificazione urbana, cadono in un silenzio dissonante rispetto al contesto. L'origine di tali luoghi è riconducibile alle pratiche contemporanee del fare la città, attraverso innaturali riconversioni del tessuto e imponenti realizzazioni del tutto incuranti delle conseguenze su piccola scala, lasciando dietro di se aree che perdono le qualità necessarie per rimanere parte del sistema città. Nasce quindi una Citta dei vuoti, un sistema diffuso di spazi sospesi interrelati da uno stato di indeterminatezza che li rende estranei alle qualità programmatiche della città, e allo stesso tempo li ridefinisce nel loro significato come luoghi della possibilità, liberi nella loro indefinibilità. I vuoti diventano così spazi alternativi e sovversivi, liberi nel programma, che catalizzano l'interesse sociale fin tanto che il loro stato di indeterminatezza rimane integro. Spesso gli stessi luoghi della possibilità sono soggetti al processo di occupazione spontanea, che converte lo spazio pubblico nel più inospitale degli spazi privati, dove l'occupazione di un singolo o di piccoli gruppi comporta uno stato di alienazione dal contesto pubblico. In altri casi la condizione formale di questi luoghi è talmente esposta ai flussi di percorrenza da non permettere alcuna socialità, trasformandosi in una arida vetrina vuota. Ma queste condizioni plasmano un'estetica propria della città dei vuoti, dove l'assenza enfatizza ciò che solitamente è nascosto; come specchi, i vuoti urbani riflettono le qualità formali delle esistenze circostanti, ne illuminano le qualità e amplificano i dettagli, enfatizzandone il processo di stratificazione urbana che viene cristallizzato nel momento della sua formazione e che verrà poi contaminato da minimi interventi che ne rappresentano l'appropriazione spontanea. All'interno di questo grande sistema silenzioso, il progetto deve essere capace di inserirsi nello spazio come metallo fuso, che entrando dal piano dello spazio pubblico, si forma tra gli angoli e le curve dello spazio circostante, incastonandosi come piccoli gioielli che splendono e fanno risplendere lo spazio di una luce diversa, suggerendo tanti presenti possibili, e mantenendo allo stesso tempo lo spirito della temporaneità. La solidificazione di questi nuovi gioielli non ha nulla a che vedere con l'imposizione permanente di grandi casseri di cemento che eliminano tutte le tracce preesistenti; il vuoto deve rimanere libero e visibile, ed ogni sua attivazione deve seguire le caratteristiche dell'effimero, generando luoghi che possono essere riscoperti nelle loro infinite possibilità.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/219472