Spazio e identità: proposta di miglioramento sociale mirato ad un'autosufficienza idrica ed economica con riutilizzo dell'acqua piovana per un'agricoltura aeroponica a servizio di un mercato per il campo profughi di Tulkarm in Cisgiordania

The Palestinian reality has been facing a precarious situation for decades with critical issues still not solved. Various solutions have been proposed over the years but the social fragmentation, poverty and different ethnic groups living the region, make it difficult to adopt and develop projects that will endure over time. In this situation, the refugee camps have become overtime social, economic and administrative realities separated from each other in which the inhabitants benefit economically from their “refugee” status that has been active since 1948 and has now become hereditary. The Tulkarm (or Tulkarem) refugee camp in the West Bank is one of the smallest refugee camps but at the same time has one of the highest population densities. Built in response to a temporary situation, it gradually consolidated and now has more than 21,000 people. The region is characterized by heavy rainfall condensed into only six months of the year and great drought in the remaining months. The refugees use simple and temporary rainwater harvesting systems aimed at self-made crops on the roofs of their homes. UNRWA Agency (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) addresses camp needs, including critical water and waste management. In this context, the thesis project wishes to propose solutions aimed at a rewiring of the existing social context of the area, both on a large and small scale (SPACE) in order to rebuild a sense of community and encourage people to meet together (IDENTITY). The first goal is the design of an organized water harvesting system with aeroponic cultivation using vertical towers that optimizes the limited space available within the field. Starting from this development, the study then has as its second goal the design of a market in the border area between the refugee camp and the city. A pretext that can encourage sociality among people by giving them an open space in which to relate outside the narrow streets of the camp.

La realtà palestinese fa fronte ormai da decenni ad una situazione di precarietà che nel tempo si è cristallizzata. Negli anni sono state proposte diverse soluzioni, ma l’elevata frammentazione sociale, la povertà dilagante e i diversi gruppi etnici che coabitano la zona, rendono difficile adottare e sviluppare progetti che perdurino nel tempo. In questa situazione i campi profughi sono diventati col tempo delle vere e proprie realtà sociali, economiche e amministrative separate tra loro in cui gli abitanti usufruiscono economicamente del proprio status di “profughi” attivo dal 1948 e diventato ormai ereditario. Il campo profughi di Tulkarm (o Tulkarem) in Cisgiordania è uno dei campi profughi più piccoli ma al tempo stesso con una delle maggiori densità di popolazione. Nato per rispondere ad una situazione temporanea si è progressivamente consolidato e ad oggi conta oltre 21.000 persone. La regione è caratterizzata da forti piogge condensate in soli sei mesi dell’anno e da una grande siccità nei rimanenti. Per fare fronte a ciò i profughi utilizzano sistemi semplici e provvisori di raccolta dell’acqua piovana finalizzati a coltivazioni “fai da te” sulle coperture delle loro abitazioni. L’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente) si occupa dei bisogni del campo, tra cui la critica gestione delle acque e dei rifiuti. Il progetto di tesi propone alcune soluzioni volte ad una ricucitura del tessuto sociale esistente, sia in grande che piccola scala (SPAZIO) al fine di ricostruire il senso di comunità e favorire l’incontro tra le persone (IDENTITA’) sia all’interno del campo che tra il campo e i territori occupati. Il primo obiettivo è l’ideazione di un sistema di raccolta organizzata dell’acqua con coltivazione aeroponica a torri verticali che ottimizzi i pochi spazi a disposizione all’interno del campo. Da tale sviluppo lo studio ha poi come secondo obiettivo la progettazione di un mercato nella zona di confine tra il campo e la città. Un luogo pretesto che possa favorire la socialità tra le persone dando loro uno spazio aperto in cui relazionarsi al di fuori delle strette vie del campo.