La necessità di dedicare un luogo alla storia di un gesto, il cancellare, che ha cambiato inevitabilmente il modo di interpretare e fare Arte, è stato argomento di una conversazione, avvenuta più di due anni fa con l’artista e da questo incontro è nata l’idea di progettare la Fondazione Emilio Isgrò a Palermo. A Palermo perché Emilio Isgrò è figlio della Sicilia, è cantore della letteratura e dell’aria che si respira in Sicilia. Ho deciso di intervenire su Palazzo Giallongo dei baroni di Fiumetorto, sito nel quartiere dell’Albergheria, che risale al ‘700 e che attualmente si trova in avanzato stato di degrado. Il progetto intende porre la massima attenzione a quelli che sono i segni caratterizzanti, stilistici, distributivi e tipologici dell’oggetto architettonico, in considerazione del suo attuale stato di degrado. La maggior difficoltà è stata rappresentata dalle scelte riguardanti le parti non più esistenti o le numerose modificazioni e ristrutturazioni subite dall’immobile nel corso dei secoli, che ne hanno radicalmente trasformato la configurazione. La volontà di tradurre in chiave architettonica il gesto cancellatore di Emilio Isgrò, ha condotto in una prima fase progettuale ad una selezione degli elementi stilistici e compositivi tipici del Palazzo Giallongo, e riconoscibili in tutti i palazzi nobiliari palermitani, da recuperare e ripristinare, ovvero la grande facciata su piazza San Nicolò, destinata ad ospitare i saloni del piano nobiliare, la corte interna e lo scalone fastosamente decorato che conduceva agli appartamenti del signore. Il progetto prevede pertanto la cancellazione e la riscrittura del resto del manufatto, costituito dai due fabbricati minori ormai privi della loro iniziale morfologia. La nuova porzione, realizzata intorno alla corte interna e allo scalone, si incastra come una “c” a quella originale, mantenendo comunque una distanza di 20 cm. Il nuovo organismo avrà una struttura portante puntiforme autonoma basata su una maglia regolare perpendicolare all’asse ovest-est, sul quale si sviluppa l’edificio, che detterà l’organizzazione dello spazio interno e la posizione degli elementi di distribuzione verticale.

EIò. Fondazione artistica Emilio Isgrò

RUSSO, GIULIA SAVIA
2010/2011

Abstract

La necessità di dedicare un luogo alla storia di un gesto, il cancellare, che ha cambiato inevitabilmente il modo di interpretare e fare Arte, è stato argomento di una conversazione, avvenuta più di due anni fa con l’artista e da questo incontro è nata l’idea di progettare la Fondazione Emilio Isgrò a Palermo. A Palermo perché Emilio Isgrò è figlio della Sicilia, è cantore della letteratura e dell’aria che si respira in Sicilia. Ho deciso di intervenire su Palazzo Giallongo dei baroni di Fiumetorto, sito nel quartiere dell’Albergheria, che risale al ‘700 e che attualmente si trova in avanzato stato di degrado. Il progetto intende porre la massima attenzione a quelli che sono i segni caratterizzanti, stilistici, distributivi e tipologici dell’oggetto architettonico, in considerazione del suo attuale stato di degrado. La maggior difficoltà è stata rappresentata dalle scelte riguardanti le parti non più esistenti o le numerose modificazioni e ristrutturazioni subite dall’immobile nel corso dei secoli, che ne hanno radicalmente trasformato la configurazione. La volontà di tradurre in chiave architettonica il gesto cancellatore di Emilio Isgrò, ha condotto in una prima fase progettuale ad una selezione degli elementi stilistici e compositivi tipici del Palazzo Giallongo, e riconoscibili in tutti i palazzi nobiliari palermitani, da recuperare e ripristinare, ovvero la grande facciata su piazza San Nicolò, destinata ad ospitare i saloni del piano nobiliare, la corte interna e lo scalone fastosamente decorato che conduceva agli appartamenti del signore. Il progetto prevede pertanto la cancellazione e la riscrittura del resto del manufatto, costituito dai due fabbricati minori ormai privi della loro iniziale morfologia. La nuova porzione, realizzata intorno alla corte interna e allo scalone, si incastra come una “c” a quella originale, mantenendo comunque una distanza di 20 cm. Il nuovo organismo avrà una struttura portante puntiforme autonoma basata su una maglia regolare perpendicolare all’asse ovest-est, sul quale si sviluppa l’edificio, che detterà l’organizzazione dello spazio interno e la posizione degli elementi di distribuzione verticale.
CERESOLI, JACQUELINE
SACCHETTI, MATTEO
ARC I - Scuola di Architettura e Società
20-lug-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/22086