The present research aims to develop strategies for the seismic risk prevention and adjustment of the Italian modern architectural heritage by experimenting with a design-based methodology. Specifically, the research subject is school buildings, realised between 1950 and 1970, with reinforced concrete structures in seismically vulnerable areas. A field of investigation whose relevance and topicality are confirmed by national and institutional interest, for which architecture and the actions of the architectural project, too often held on the sidelines, must once again play a central role. The data provided by Anagrafe dell'Edilizia Scolastica (AES) and by Fondazione Agnelli's Rapporto sull'Edilizia Scolastica (2020) reveal that, among the active schools in Italy, more than half were built between the end of the Second World War and the end of the Seventies, a fertile period for both typological experimentation and the heated debate about schools (consider the 12th Milan Triennale on the subject La casa e la scuola, 1960). The currently in-use school heritage, most of which was built more than fifty years ago in a context of poor awareness of the Country's seismic vulnerability (classified in four risk areas only with OPCM 3274/2003), reveals all its fragility and urgency of adjustment, especially in consideration of the strategic role it fulfils. In particular, the research interest is focused on those buildings designed by architects defined as "minors" who, between 1950-1970 and following the establishment of Centro Studi per l'Edilizia Scolastica in 1952, conducted research and developed solutions capable of revising schools from a typological, formal and structural point of view. Behind this decision lies the awareness that these buildings, bearers of strong compositional and spatial qualities that are more often than not unrecognised, are more easily exposed to interventions that, mainly aimed at ensuring the safety of their spaces through structural adjustment, result in solutions that are disrespectful of their original architectural design. The objective is, therefore, to explore, by means of design exercises, alternative solutions that can interact with the building to adjust it to current structural (but also spatial and pedagogical) requirements, dialoguing with the architectural space and contrasting with the most widespread emergency practices that, all too often, irreparably modify architecture. Through the use of specific tools, including the MiC's 20th-century heritage census, AES data, period publications and sector archives, it was possible to systematise recurring issues and select three Italian case studies (Primary school "A. Pecorini" in Gorizia by Roberto Costa - 1954-59; Art institute "E. Mannucci" in Ancona by Paola Salmoni - 1962-67; Secondary school "P. Maroncelli” in Forlì by Ciro Cicconcelli and Luigi Pellegrin - 1963-70) on which to elaborate - following a careful study of the original projects' compositional features, current state and the identification of structural fragilities also associated with formal solutions - a design methodology that, through experimentation on buildings with more distinct architectural qualities, could subsequently be applied, with greater degrees of flexibility, to the broader widespread school legacy. Considering, then, the potential for developing and applying a design-based methodology - understood as a tool for enquiry and response to issues linking seismic risk to the quality of space - the research opened up to a parallel field of investigation. This last one, identified in the Groningen province in the north-east of the Netherlands - an area exposed to induced seismicity due to natural gas extraction - allowed to verify, through direct experimentation on a comparative case study (the "Bisschop Bekkers" primary school designed by Jaap Wilhelm in 1965-66), the method's applicability also to risk contexts and building typologies that differ in some features. The design experimentations developed, finally collected in thematic abaci, made it possible to directly identify the interactions and implications that the structural intervention (fundamental and not procrastinable) and its components may have on the architectural space and on the original typological characteristics of the building (planimetric layout, modifications of the teaching spaces, interactions with the open spaces and elevations). The developed solutions, while not considered to be the only possible ones, can establish a methodological guide aimed at orienting possible interventions in specific contexts and buildings, but also at encouraging and opening up a reflection on the effects that emergency actions, such as structural adjustment, can have from a spatial point of view not only in school buildings but, in a broader sense, on the built environment. Questioning the validity of the methods applicable to the existing legacy is the ultimate aim of the research, which propose to draw considerations from direct experimentations while leaving the field open to further interpretations.

La presente ricerca si propone di sviluppare strategie per la prevenzione del rischio sismico e l’adeguamento del patrimonio architettonico moderno in Italia, sperimentando una metodologia fondata sul progetto. Nello specifico, oggetto di studio è l’edilizia scolastica, realizzata tra il 1950-1970, con strutture in cemento armato, in aree vulnerabili da un punto di vista sismico. Un ambito d’indagine la cui rilevanza ed attualità è confermata dall’interesse nazionale e istituzionale, per cui l'architettura e le azioni del progetto architettonico, troppe volte tenute a margine, devono tornare ad assolvere un ruolo centrale. I dati forniti dall’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (AES) e dal Rapporto sull’Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli (2020) rivelano che, tra le scuole attive in Italia, più della metà sono state realizzate tra il secondo dopoguerra e la fine degli anni Settanta, periodo fervido sia per le sperimentazioni tipologiche che per l’acceso dibattito attorno al tema della scuola (si pensi alla XII Triennale di Milano dal tema “La casa e la scuola”, 1960). Il patrimonio scolastico attualmente in uso, ultimato per la maggior parte più di cinquant’anni fa in un contesto di scarsa consapevolezza sulla vulnerabilità sismica del Paese (classificato in quattro aree di rischio solo con l’OPCM 3274/2003), rivela tutte le sue fragilità e l’urgenza di un suo adeguamento, soprattutto alla luce del ruolo strategico che assolve. L'interesse della ricerca è rivolto, in particolare, a quegli edifici progettati da architetti definiti "minori" che, tra il 1950-1970 e a seguito dell'istituzione del Centro Studi per l'Edilizia Scolastica nel 1952, hanno condotto ricerche e sviluppato soluzioni capaci di rinnovare le scuole da un punto di vista tipologico, formale e strutturale. Alla base della scelta vi è la consapevolezza che questi edifici, portatori di forti qualità compositive e spaziali il più delle volte non riconosciute, risultino più facilmente esposti a interventi che, mirati principalmente alla messa in sicurezza dei loro spazi mediante adeguamento strutturale, si traducano in soluzioni irrispettose della materia architettonica. L'obiettivo è, quindi, sperimentare, mediante esercizi progettuali, soluzioni alternative che interagiscano con l'edificio per adeguarlo alle nuove esigenze strutturali (ma anche spaziali e pedagogiche) dialogando con lo spazio architettonico e ponendosi in contrasto con le più diffuse pratiche emergenziali che, troppo spesso, modificano irreparabilmente l’architettura. Attraverso l'utilizzo di strumenti specifici tra cui il Censimento del Patrimonio del XX secolo del MiC, i dati AES, le pubblicazioni d’epoca ed i materiali conservati presso archivi di settore, è stato possibile mettere a sistema questioni ricorrenti e selezionare tre casi studio italiani (Scuola Elementare “A. Pecorini” di Gorizia, Roberto Costa - 1954-59; Istituto d'Arte “E. Mannucci” di Ancona, Paola Salmoni - 1962-67; Scuola Media “P. Maroncelli” di Forlì, Ciro Cicconcelli e Luigi Pellegrin, 1963-70) su cui elaborare - dopo un attento studio dei caratteri compositivi dei progetti originali, dello stato di fatto e dell’identificazione delle fragilità strutturali legate anche a scelte di tipo formale - una metodologia di progetto che, attraverso la sperimentazione su edifici con qualità architettoniche più distinte, in seguito potrà essere applicata, con maggiori gradi di libertà, al più ampio patrimonio diffuso di scuole. Ragionando, poi, sulle potenzialità di sviluppo e capacità di applicazione di una metodologia fondata sul progetto – intesa come strumento di indagine e di risposta rispetto a problematiche che collegano il rischio sismico alla qualità dello spazio – la ricerca si è aperta ad un ambito di indagine parallelo. Quest’ultimo, identificato nella provincia di Groningen a nord-est dei Paesi Bassi – area esposta a sismicità indotta a causa delle intense attività di estrazione di gas naturale - ha permesso di verificare, attraverso la sperimentazione diretta su un caso studio di confronto (la scuola primaria “Bisschop Bekkers” progettata da Jaap Wilhelm tra il 1965-66), l’applicabilità del metodo anche rispetto a contesti di rischio e tipologie edilizie per certi aspetti dissimili. Le sperimentazioni progettuali sviluppate – raccolte, infine, in abachi tematici – hanno consentito di individuare in maniera diretta le interazioni e implicazioni che l'intervento strutturale (fondamentale e non procrastinabile) e le sue componenti possono avere sullo spazio architettonico e sulle caratteristiche tipologiche originali dell’edificio (impianto planimetrico, modificazioni degli spazi didattici, interazioni con gli spazi aperti e con gli alzati). Le strategie elaborate, non considerate come le uniche soluzioni possibili, possono stabilire una guida metodologica volta a orientare possibili interventi in contesti e edifici specifici, ma anche a incoraggiare e aprire una riflessione sulle implicazioni che interventi troppo spesso legati all’emergenza, come l'adeguamento strutturale, possono avere dal punto di vista spaziale non solo nell’ambito dell’architettura scolastica ma, in senso più ampio, negli interventi sul costruito. Interrogarsi circa la validità dei metodi applicabili al patrimonio esistente è il fine ultimo della ricerca che si propone di trarre considerazioni dalle sperimentazioni dirette, lasciando tuttavia aperto il campo a ulteriori interpretazioni.

Re-active schools : methods and design actions for the school heritage within seismic Italy

Taronna, Greta Maria
2023/2024

Abstract

The present research aims to develop strategies for the seismic risk prevention and adjustment of the Italian modern architectural heritage by experimenting with a design-based methodology. Specifically, the research subject is school buildings, realised between 1950 and 1970, with reinforced concrete structures in seismically vulnerable areas. A field of investigation whose relevance and topicality are confirmed by national and institutional interest, for which architecture and the actions of the architectural project, too often held on the sidelines, must once again play a central role. The data provided by Anagrafe dell'Edilizia Scolastica (AES) and by Fondazione Agnelli's Rapporto sull'Edilizia Scolastica (2020) reveal that, among the active schools in Italy, more than half were built between the end of the Second World War and the end of the Seventies, a fertile period for both typological experimentation and the heated debate about schools (consider the 12th Milan Triennale on the subject La casa e la scuola, 1960). The currently in-use school heritage, most of which was built more than fifty years ago in a context of poor awareness of the Country's seismic vulnerability (classified in four risk areas only with OPCM 3274/2003), reveals all its fragility and urgency of adjustment, especially in consideration of the strategic role it fulfils. In particular, the research interest is focused on those buildings designed by architects defined as "minors" who, between 1950-1970 and following the establishment of Centro Studi per l'Edilizia Scolastica in 1952, conducted research and developed solutions capable of revising schools from a typological, formal and structural point of view. Behind this decision lies the awareness that these buildings, bearers of strong compositional and spatial qualities that are more often than not unrecognised, are more easily exposed to interventions that, mainly aimed at ensuring the safety of their spaces through structural adjustment, result in solutions that are disrespectful of their original architectural design. The objective is, therefore, to explore, by means of design exercises, alternative solutions that can interact with the building to adjust it to current structural (but also spatial and pedagogical) requirements, dialoguing with the architectural space and contrasting with the most widespread emergency practices that, all too often, irreparably modify architecture. Through the use of specific tools, including the MiC's 20th-century heritage census, AES data, period publications and sector archives, it was possible to systematise recurring issues and select three Italian case studies (Primary school "A. Pecorini" in Gorizia by Roberto Costa - 1954-59; Art institute "E. Mannucci" in Ancona by Paola Salmoni - 1962-67; Secondary school "P. Maroncelli” in Forlì by Ciro Cicconcelli and Luigi Pellegrin - 1963-70) on which to elaborate - following a careful study of the original projects' compositional features, current state and the identification of structural fragilities also associated with formal solutions - a design methodology that, through experimentation on buildings with more distinct architectural qualities, could subsequently be applied, with greater degrees of flexibility, to the broader widespread school legacy. Considering, then, the potential for developing and applying a design-based methodology - understood as a tool for enquiry and response to issues linking seismic risk to the quality of space - the research opened up to a parallel field of investigation. This last one, identified in the Groningen province in the north-east of the Netherlands - an area exposed to induced seismicity due to natural gas extraction - allowed to verify, through direct experimentation on a comparative case study (the "Bisschop Bekkers" primary school designed by Jaap Wilhelm in 1965-66), the method's applicability also to risk contexts and building typologies that differ in some features. The design experimentations developed, finally collected in thematic abaci, made it possible to directly identify the interactions and implications that the structural intervention (fundamental and not procrastinable) and its components may have on the architectural space and on the original typological characteristics of the building (planimetric layout, modifications of the teaching spaces, interactions with the open spaces and elevations). The developed solutions, while not considered to be the only possible ones, can establish a methodological guide aimed at orienting possible interventions in specific contexts and buildings, but also at encouraging and opening up a reflection on the effects that emergency actions, such as structural adjustment, can have from a spatial point of view not only in school buildings but, in a broader sense, on the built environment. Questioning the validity of the methods applicable to the existing legacy is the ultimate aim of the research, which propose to draw considerations from direct experimentations while leaving the field open to further interpretations.
ROCCA, ALESSANDRO
CORRADI, EMILIA
CHESI, CLAUDIO
de JONGE, WESSEL
Corradi, Emilia
28-mag-2024
Re-active schools : methods and design actions for the school heritage within seismic Italy
La presente ricerca si propone di sviluppare strategie per la prevenzione del rischio sismico e l’adeguamento del patrimonio architettonico moderno in Italia, sperimentando una metodologia fondata sul progetto. Nello specifico, oggetto di studio è l’edilizia scolastica, realizzata tra il 1950-1970, con strutture in cemento armato, in aree vulnerabili da un punto di vista sismico. Un ambito d’indagine la cui rilevanza ed attualità è confermata dall’interesse nazionale e istituzionale, per cui l'architettura e le azioni del progetto architettonico, troppe volte tenute a margine, devono tornare ad assolvere un ruolo centrale. I dati forniti dall’Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (AES) e dal Rapporto sull’Edilizia Scolastica della Fondazione Agnelli (2020) rivelano che, tra le scuole attive in Italia, più della metà sono state realizzate tra il secondo dopoguerra e la fine degli anni Settanta, periodo fervido sia per le sperimentazioni tipologiche che per l’acceso dibattito attorno al tema della scuola (si pensi alla XII Triennale di Milano dal tema “La casa e la scuola”, 1960). Il patrimonio scolastico attualmente in uso, ultimato per la maggior parte più di cinquant’anni fa in un contesto di scarsa consapevolezza sulla vulnerabilità sismica del Paese (classificato in quattro aree di rischio solo con l’OPCM 3274/2003), rivela tutte le sue fragilità e l’urgenza di un suo adeguamento, soprattutto alla luce del ruolo strategico che assolve. L'interesse della ricerca è rivolto, in particolare, a quegli edifici progettati da architetti definiti "minori" che, tra il 1950-1970 e a seguito dell'istituzione del Centro Studi per l'Edilizia Scolastica nel 1952, hanno condotto ricerche e sviluppato soluzioni capaci di rinnovare le scuole da un punto di vista tipologico, formale e strutturale. Alla base della scelta vi è la consapevolezza che questi edifici, portatori di forti qualità compositive e spaziali il più delle volte non riconosciute, risultino più facilmente esposti a interventi che, mirati principalmente alla messa in sicurezza dei loro spazi mediante adeguamento strutturale, si traducano in soluzioni irrispettose della materia architettonica. L'obiettivo è, quindi, sperimentare, mediante esercizi progettuali, soluzioni alternative che interagiscano con l'edificio per adeguarlo alle nuove esigenze strutturali (ma anche spaziali e pedagogiche) dialogando con lo spazio architettonico e ponendosi in contrasto con le più diffuse pratiche emergenziali che, troppo spesso, modificano irreparabilmente l’architettura. Attraverso l'utilizzo di strumenti specifici tra cui il Censimento del Patrimonio del XX secolo del MiC, i dati AES, le pubblicazioni d’epoca ed i materiali conservati presso archivi di settore, è stato possibile mettere a sistema questioni ricorrenti e selezionare tre casi studio italiani (Scuola Elementare “A. Pecorini” di Gorizia, Roberto Costa - 1954-59; Istituto d'Arte “E. Mannucci” di Ancona, Paola Salmoni - 1962-67; Scuola Media “P. Maroncelli” di Forlì, Ciro Cicconcelli e Luigi Pellegrin, 1963-70) su cui elaborare - dopo un attento studio dei caratteri compositivi dei progetti originali, dello stato di fatto e dell’identificazione delle fragilità strutturali legate anche a scelte di tipo formale - una metodologia di progetto che, attraverso la sperimentazione su edifici con qualità architettoniche più distinte, in seguito potrà essere applicata, con maggiori gradi di libertà, al più ampio patrimonio diffuso di scuole. Ragionando, poi, sulle potenzialità di sviluppo e capacità di applicazione di una metodologia fondata sul progetto – intesa come strumento di indagine e di risposta rispetto a problematiche che collegano il rischio sismico alla qualità dello spazio – la ricerca si è aperta ad un ambito di indagine parallelo. Quest’ultimo, identificato nella provincia di Groningen a nord-est dei Paesi Bassi – area esposta a sismicità indotta a causa delle intense attività di estrazione di gas naturale - ha permesso di verificare, attraverso la sperimentazione diretta su un caso studio di confronto (la scuola primaria “Bisschop Bekkers” progettata da Jaap Wilhelm tra il 1965-66), l’applicabilità del metodo anche rispetto a contesti di rischio e tipologie edilizie per certi aspetti dissimili. Le sperimentazioni progettuali sviluppate – raccolte, infine, in abachi tematici – hanno consentito di individuare in maniera diretta le interazioni e implicazioni che l'intervento strutturale (fondamentale e non procrastinabile) e le sue componenti possono avere sullo spazio architettonico e sulle caratteristiche tipologiche originali dell’edificio (impianto planimetrico, modificazioni degli spazi didattici, interazioni con gli spazi aperti e con gli alzati). Le strategie elaborate, non considerate come le uniche soluzioni possibili, possono stabilire una guida metodologica volta a orientare possibili interventi in contesti e edifici specifici, ma anche a incoraggiare e aprire una riflessione sulle implicazioni che interventi troppo spesso legati all’emergenza, come l'adeguamento strutturale, possono avere dal punto di vista spaziale non solo nell’ambito dell’architettura scolastica ma, in senso più ampio, negli interventi sul costruito. Interrogarsi circa la validità dei metodi applicabili al patrimonio esistente è il fine ultimo della ricerca che si propone di trarre considerazioni dalle sperimentazioni dirette, lasciando tuttavia aperto il campo a ulteriori interpretazioni.
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