Attitudes beyond style : investigating the 21st century post-exuberance architecture across biennials/triennials and everyday practice

Over ten years after the 2008 financial crisis fueled by the collapse of the housing market and its subsequent impact on the construction industry, this dissertation aims to unpack the “codes”—or rather the peculiar characters—that inform a specific renovated way of conceiving and practicing architecture within the European context. Without claiming any primacy, but with an awareness of historical precedents, this research acknowledges a recent marked change in the approach to the discipline of architecture, which emerges as a counterpart to that of the generation of stararchitects whose work represents the clearest expression of the neoliberal market. The economic collapse of 2008 was the first in a series of crises to follow—i.e. climate, health (2020) and geopolitical (2022)—to which a significant number of practitioners are attempting to respond, albeit in different ways; entities that this dissertation defines as “contemporary critical practices” since they recognize the need for a political dimension—rather than a recognizable style—as a defining element of their work in response to a changing conjuncture. Precisely because these practitioners, at the prime of their careers, did not find in the building market an opportunity to translate a new set of values into form, they made exhibitions, research and academia the core of their endeavors. It is no coincidence that 2008 saw the highest number of international architecture exhibitions ever recorded until then. Indeed, thanks to the immediacy that characterizes their content, exhibitions have represented a very rapid vector capable of returning a change both in terms of language—either verbal and visual—as well as in terms of concerns, urgencies, intentions and values. At the same time, they have served as a catalyst capable of accelerating the discourse; a condition made possible by the absence of time and economic constraints inherent in the complexity of construction. Given the role that exhibitions played and play for these practitioners, Part I of the dissertation uses them as tools to reconstruct a timeframe that has not yet been historicized, as well as to prove a disciplinary shift. More specifically, the international exhibitions observed are a series of biennials and triennials; recursive perennial occasions across different geographies worldwide (although a mainly European phenomenon), which have emerged as an integral part of architectural discourse since the 2010s. Such a recursiveness has been useful because, although the object of study largely concerns the second decade of the twenty-first century, it was important for the research to undertake an archival survey on a macro scale—through a horizontal recollection of written and oral sources—beginning with the previous decade, so that a certain amount of evidence would emerge from comparison. While exhibitions fulfill a crucial role as an unavoidable starting point to reconstruct a recent historical framework—offering evidence to bolster the research hypotheses inherent to a shift in the architecture discourse and practice, and so in a renovated set of values,—the ultimate goal of this work is to delve into the more implicit facets relevant to such a renovated way of practicing; to uncover the concealed elements ingrained in the design process. Indeed, the exploration of the implicit dimension is deemed equally significant when compared to the explicit one. By not confining the study solely to evidence but scrutinizing the underlying dynamics, a more profound insight and understanding of the phenomenon had to be achieved. Working at the micro-scale through in-depth investigations of three case studies (Dogma, AJDVIV, b+) that exemplify idiosyncratic approaches and attitudes, the observation used an ethnographic approach to unpack their respective design processes carried out in everyday practice, as well as the implicit patterns and reasons behind their explicit production and communication. The two main parts of which the research is composed—explicit and implicit—are intended to complement each other, in order to return a theoretical frame of reference to the phenomenon under investigation. Overall, this dissertation seeks to contribute to the study of the discipline of architecture by analyzing a range of dynamics in flux, tensioning what appears on institutional occasions and what lies behind.

A più di dieci anni dalla crisi finanziaria del 2008, innescata dal crollo immobiliare e dal conseguente impatto sull'industria delle costruzioni, questa ricerca si propone di investigare i “codici”, o meglio, quei caratteri peculiari che definiscono un rinnovato modo di concepire e praticare l'architettura nel contesto europeo. Senza l’ambizione di rivendicare alcun primato, ma con la consapevolezza di diversi precedenti storici, la tesi riconosce un netto cambiamento nell'approccio alla disciplina architettonica rispetto alla generazione di architetti che ha preceduto, la cui opera ha rappresentato la più chiara espressione del mercato neoliberale. La recessione del 2008 è solo la prima di una serie di crisi a seguire—si pensi, tra le altre, a quella climatica, sanitaria (2020), e geopolitica (2022)—a cui un numero consistente di pratiche sta cercando di reagire sebbene tramite modalità diverse. Pratiche che la tesi definisce come “critiche” in quanto riconoscono nella necessità di una dimensione politica in risposta ad una mutata congiuntura l’elemento caratterizzante del proprio lavoro, piuttosto che uno stile riconoscibile. Proprio perché queste pratiche, agli inizi della loro carriera, non hanno trovato nel mercato edilizio l’occasione per tradurre un nuovo sistema di valori in forma, hanno fatto delle mostre, della ricerca e dell’accademia il fulcro del loro lavoro. Non è un caso che proprio nel 2008 si annoveri il più alto numero di mostre internazionali d’architettura mai registrato. Mostre che, grazie all’immediatezza che caratterizza la loro veicolazione di contenuti, hanno rappresentato un vettore in grado di restituire un cambiamento sia in termini di linguaggio—sia esso verbale che visivo—che di preoccupazioni, urgenze, intenzioni e valori. Allo stesso tempo, hanno funzionato come catalizzatori, accelerando la produzione del discorso architettonico, poiché libere dalle tempistiche e dalle limitazioni imposte dalle complessità della costruzione. Considerato il ruolo esercitato dalle mostre per queste pratiche, non è un caso che la prima parte della tesi ne faccia uso per estrarre una serie di evidenze pertinenti la storia recente—dunque in ogni caso altrimenti non storicizzata—per dimostrare un cambiamento disciplinare. Più nello specifico, le mostre internazionali osservate sono una serie di biennali e triennali; una scelta determinata dalla natura ricorsiva di queste occasioni. Sebbene infatti l’oggetto di indagine riguardi più precisamente il secondo decennio del 21° secolo, la ricerca ha ritenuto importante includere un’indagine archivistica alla macro-scala a partire dal decennio precedente così da permettere l’emergere di un certo numero di evidenze per comparazione. Se le mostre svolgono un ruolo cruciale come punto di partenza imprescindibile per ricostruire un quadro storico recente—offrendo prove a sostegno delle ipotesi di ricerca inerenti a un cambiamento nel discorso e nella pratica architettonica, e quindi a un nuovo insieme di valori—l'obiettivo finale di questo lavoro è di approfondire le implicazioni più tacite relative a tale rinnovato modo di praticare, indagandone gli aspetti più nascosti insiti nel processo di progettazione. L'esplorazione della dimensione implicita è infatti ritenuta egualmente significativa rispetto a quella esplicita: non limitando lo studio alla sola evidenza, ma esaminando le dinamiche alla base, ha permesso di raggiungere una comprensione più profonda del fenomeno. Lavorando alla micro-scala attraverso l'indagine approfondita di tre casi studio (Dogma, AJDVIV, b+) che esemplificano approcci e atteggiamenti tra loro differenti, la ricerca si è avvalsa di un approccio etnografico in modo da indagare i rispettivi modus operandi, nonché le ragioni alla base della loro produzione e comunicazione esplicita. Le due parti principali di cui la tesi si compone—esplicita ed implicita—intendono agire in modo complementare in modo da restituire un quadro teorico completo del fenomeno indagato. Nell’insieme, la tesi mira a contribuire allo studio della disciplina architettonica analizzando una serie di dinamiche in corso, mettendo in tensione quanto appare in occasioni istituzionali e quanto invece rimane celato nella pratica quotidiana.