In recent years, an increasingly aging population has caused a growing incidence of dementia in developed countries. Consequently, the demand for assisted living facilities in developed countries has risen. Integrating healthcare and collective housing, assisted living facilities have been a fertile ground for architectural exploration in recent decades, a time that has seen a renewed interest in healthcare architecture in academic and professional sectors. Since the 21st century, architectural literature has paid increasing attention to the human body and its relation to surrounding places. In the introduction to Warped Space (2000), Anthony Vidler writes: “Ever more often space has been defined as the product of subjective projection and introjection, thus the opposite of a stable container for objects and bodies.” This research builds upon the corpus of this literature to explore its potential ramifications in contemporary design. If “design always represents itself as serving the human, its real ambition is to redesign the human” (Colomina & Wigley, 2019, p. 4), architecture must consider its relevance in shaping assisted living in the context of aging. This research focuses on dementia villages, considering them emerging end-of-life assisted care facilities, an example of collective living, and a cultural project. The subject of the study consists of the ensemble of architects, caregivers, and developers involved in the construction of dementia villages in Europe and North America. This thesis reads the dementia village as a single, multifaceted cultural project, not a series of scattered practices. In line with the categories proposed by ETH Wohnforum (Schmid et al., 2019), this research considers the dementia village as an example of sharing based on social intentions. It contextualizes the dementia village as an attempted utopia, meaning an intentionally self-contained community pursuing a peaceful ideal. Methodologically, the study borrows from the “learning from’’ approach, aiming to provide a theoretical reflection on the architecture of dementia and its possible implications on the discipline of architecture.

Negli ultimi anni, il crescente invecchiamento della popolazione ha causato una crescente incidenza di demenza nei paesi sviluppati. Di conseguenza, la domanda di strutture di residenza assistita nei paesi sviluppati è aumentata. Integrando assistenza sanitaria e edilizia collettiva, le strutture di residenza assistita sono state un terreno fertile per l'esplorazione architettonica negli ultimi decenni, un periodo che ha visto un rinnovato interesse per l'architettura sanitaria nei settori accademico e professionale. A partire dal 21° secolo, la letteratura architettonica ha prestato crescente attenzione al corpo umano e alla sua relazione con i luoghi circostanti. Nell’introduzione a Warped Space (2000), Anthony Vidler scrive: “Sempre più spesso lo spazio è stato definito come il prodotto di proiezione e introiezione soggettiva, quindi l’opposto di un contenitore stabile per oggetti e corpi”. Questa ricerca si basa sul corpus di questa letteratura per esplorarne le potenziali ramificazioni nel design contemporaneo. Se “il design si presenta sempre al servizio dell’umano, la sua vera ambizione è riprogettare l’umano” (Colomina & Wigley, 2019, p. 4), l’architettura deve considerare la sua rilevanza nel dare forma alla vita assistita nel contesto dell’invecchiamento. Questa ricerca si concentra sui villaggi della demenza, considerandoli strutture emergenti di cura assistita di fine vita, un esempio di vita collettiva e un progetto culturale. L'oggetto dello studio è costituito dall'insieme di architetti, operatori sanitari e sviluppatori coinvolti nella costruzione di villaggi per la demenza in Europa e Nord America. Questa tesi legge il villaggio della demenza come un unico, multiforme progetto culturale, e non come una serie di pratiche sparse. In linea con le categorie proposte dall’ETH Wohnforum (Schmid et al., 2019), questa ricerca considera il villaggio della demenza come un esempio di condivisione basata su intenzioni sociali. Contestualizza il villaggio della demenza come un tentativo di utopia, ovvero una comunità intenzionalmente autonoma che persegue un ideale pacifico. Metodologicamente, lo studio prende a prestito l’approccio “learning from”, con l’obiettivo di fornire una riflessione teorica sull’architettura della demenza e sulle sue possibili implicazioni sulla disciplina dell’architettura.

Caring, symbolic, collective enough : reading the Dementia Village as a non-healing utopia

Geuna, Alberto
2023/2024

Abstract

In recent years, an increasingly aging population has caused a growing incidence of dementia in developed countries. Consequently, the demand for assisted living facilities in developed countries has risen. Integrating healthcare and collective housing, assisted living facilities have been a fertile ground for architectural exploration in recent decades, a time that has seen a renewed interest in healthcare architecture in academic and professional sectors. Since the 21st century, architectural literature has paid increasing attention to the human body and its relation to surrounding places. In the introduction to Warped Space (2000), Anthony Vidler writes: “Ever more often space has been defined as the product of subjective projection and introjection, thus the opposite of a stable container for objects and bodies.” This research builds upon the corpus of this literature to explore its potential ramifications in contemporary design. If “design always represents itself as serving the human, its real ambition is to redesign the human” (Colomina & Wigley, 2019, p. 4), architecture must consider its relevance in shaping assisted living in the context of aging. This research focuses on dementia villages, considering them emerging end-of-life assisted care facilities, an example of collective living, and a cultural project. The subject of the study consists of the ensemble of architects, caregivers, and developers involved in the construction of dementia villages in Europe and North America. This thesis reads the dementia village as a single, multifaceted cultural project, not a series of scattered practices. In line with the categories proposed by ETH Wohnforum (Schmid et al., 2019), this research considers the dementia village as an example of sharing based on social intentions. It contextualizes the dementia village as an attempted utopia, meaning an intentionally self-contained community pursuing a peaceful ideal. Methodologically, the study borrows from the “learning from’’ approach, aiming to provide a theoretical reflection on the architecture of dementia and its possible implications on the discipline of architecture.
ROCCA, ALESSANDRO
null, null
PUDDU, SABRINA
18-giu-2024
Premuroso, simbolico, collettivo abbastanza : leggere il Dementia Village come utopia non-curante
Negli ultimi anni, il crescente invecchiamento della popolazione ha causato una crescente incidenza di demenza nei paesi sviluppati. Di conseguenza, la domanda di strutture di residenza assistita nei paesi sviluppati è aumentata. Integrando assistenza sanitaria e edilizia collettiva, le strutture di residenza assistita sono state un terreno fertile per l'esplorazione architettonica negli ultimi decenni, un periodo che ha visto un rinnovato interesse per l'architettura sanitaria nei settori accademico e professionale. A partire dal 21° secolo, la letteratura architettonica ha prestato crescente attenzione al corpo umano e alla sua relazione con i luoghi circostanti. Nell’introduzione a Warped Space (2000), Anthony Vidler scrive: “Sempre più spesso lo spazio è stato definito come il prodotto di proiezione e introiezione soggettiva, quindi l’opposto di un contenitore stabile per oggetti e corpi”. Questa ricerca si basa sul corpus di questa letteratura per esplorarne le potenziali ramificazioni nel design contemporaneo. Se “il design si presenta sempre al servizio dell’umano, la sua vera ambizione è riprogettare l’umano” (Colomina & Wigley, 2019, p. 4), l’architettura deve considerare la sua rilevanza nel dare forma alla vita assistita nel contesto dell’invecchiamento. Questa ricerca si concentra sui villaggi della demenza, considerandoli strutture emergenti di cura assistita di fine vita, un esempio di vita collettiva e un progetto culturale. L'oggetto dello studio è costituito dall'insieme di architetti, operatori sanitari e sviluppatori coinvolti nella costruzione di villaggi per la demenza in Europa e Nord America. Questa tesi legge il villaggio della demenza come un unico, multiforme progetto culturale, e non come una serie di pratiche sparse. In linea con le categorie proposte dall’ETH Wohnforum (Schmid et al., 2019), questa ricerca considera il villaggio della demenza come un esempio di condivisione basata su intenzioni sociali. Contestualizza il villaggio della demenza come un tentativo di utopia, ovvero una comunità intenzionalmente autonoma che persegue un ideale pacifico. Metodologicamente, lo studio prende a prestito l’approccio “learning from”, con l’obiettivo di fornire una riflessione teorica sull’architettura della demenza e sulle sue possibili implicazioni sulla disciplina dell’architettura.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/221653