The Lodi area is identified in that portion of the Lombardy Po Valley which extends between the Lambro, Adda and Po rivers, which act as natural borders within the landscape; in particular, the Province of Lodi is located between those of Milan, Pavia, Cremona and borders to the south with that of Piacenza, belonging to the Region of Emilia-Romagna. The Municipality of Borghetto Lodigiano, in which the case study is located, is located on the western border of the Province of Lodi, naturally sanctioned by the Lambro river, beyond which the Pavia area begins. The municipal territory, divided exactly in half by the Sillaro torrent and its Local Park of Supra-municipal Interest, does not only include the large central nucleus of Borghetto, the actual town, but also brings together a series of numerous hamlets, localities and farmhouses scattered in the agricultural plain around it. The town we see today is, in reality, made up of two different medieval centres, autonomous from each other: Fossadolto on the left and Borghetto on the right, which head towards the opposite banks of the Sillaro torrent; the first owes its name to its original location on a high moat, in defense of a fortress, while the second has the meaning of "small village", a very common name in Italian territory, used above all for small towns. Only in the year 1753, the two towns were officially united under the dominant town of Borghetto and this, only after the unification of Italy, took on the name of Borghetto Lodigiano, to distinguish itself from the other Italian towns of the same name. The complex object of this thesis, Co' di Sopra, is one of the various settlements of a historical-monumental nature located within the municipal territory of Borghetto Lodigiano; composed not only of this fifteenth-century noble villa, remodeled in Baroque style, but also of a historic entrance portal dated 1627 and the farmhouse annexed in the same year, which subsequently developed into a milk and cheese production settlement, together with various rustic buildings such as the hut, the stables, the wash house and the nineteenth-century water mill. The primary aim of the project is to bring the Co' di Sopra complex back to its attested historical importance, both from a cultural and agricultural point of view, recovering the existing buildings and redesigning the open spaces to make them accessible to citizens again and putting them back at the center of a collective interest that wants to safeguard them, enhance them and experience them as daily places of life, of being, of meeting and exchange. The chosen project theme, for the redevelopment and reuse of the complex's buildings, is associated with the world of organic farming and the reality of Borghetto Lodigiano as one of the four "Organic Cities" in Lombardy; from here, the idea of transforming the Co' di Sopra complex into a sort of "Co' del Bio" was born, with the aim of gathering, in a single point, all the local companies producing certified organic products and using sustainable production methods, with the aim of making them known in the area and allowing their further development; the ultimate aim is to use the knowledge of this sector as a lever towards a broader sustainability process, which also touches on other issues of crucial importance, such as the environment, the future of the planet and healthy eating. The new uses designed for the buildings restore, but in different ways, the functions that the complex once performed, combining them with new functions, dictated by the possibilities offered by the territory. In particular, the residential functions for the villa and part of the farmhouses of the farmhouse are restored, also creating new residential spaces in the buildings further north which, thanks to their strategic position, offer the possibility of a more sheltered and less public area, more suitable for residential use. As regards the previous productive functions of the farm, such as breeding livestock and making cheese, these are not restored, but left to the already numerous farms active in the area; the idea is, instead, to make them stand out through the creation of a new market hub at a supra-municipal level, which has the aim of collecting all the production of the agricultural communities. Together with this objective, the project also has the intention of bringing to Borghetto that branch of cycle tourism, which already passes through the Lodi area, linked to religious, cultural and food and wine traditions.

Il territorio lodigiano si identifica in quella porzione di Pianura Padana lombarda che si distende tra i fiumi Lambro, Adda e Po, che fungono da confini naturali all’interno del paesaggio; in particolare, la Provincia di Lodi si trova compresa tra quelle di Milano, Pavia, Cremona e confina a sud con quella Piacenza, appartenente alla Regione dell’Emilia-Romagna. Questo territorio viene considerato come una sorta di modello per il cicloturismo, grazie all’armoniosità del suo paesaggio, ai numerosi corsi d’acqua e ad una fitta rete ciclabile, che si estende per più di 500 chilometri, attraverso parchi, boschi e riserve naturali, dividendosi in diversi itinerari turistici, religiosi, culturali ed enogastronomici, utili ad assaporare la tradizione culinaria locale, basata soprattutto sulla produzione di formaggi. Il Comune di Borghetto Lodigiano, nel quale è situato il caso studio, si trova al confine occidentale della Provincia di Lodi, sancito naturalmente dal fiume Lambro, al di là del quale inizia il territorio pavese. Il territorio comunale, diviso esattamente a metà dal torrente Sillaro e dal suo Parco Locale di Interesse Sovracomunale, non comprende solo il grande nucleo centrale di Borghetto, il paese vero e proprio, ma accorpa anche una serie di numerose frazioni, località e cascine sparse nella pianura agricola attorno ad esso. Le origini di questo luogo risalgono già all’epoca romana, nel periodo che va tra il 30 a.C. e il 640 d.C., quando, nel territorio borghettino, si trova la stazione di “Tres Tabernae”, sull’antica “Via Mediolanum-Placentia”, che metteva in comunicazione Milano e Piacenza, passando per Lodi Vecchio. Il paese che oggi vediamo è, in realtà, formato da due diversi nuclei medievali, autonomi tra loro: Fossadolto sulla sinistra e Borghetto sulla destra, che si capeggiano sulle sponde opposte del torrente Sillaro; il primo, deve il suo nome alla sua collocazione originaria su un alto fossato, a difesa di una rocca, mentre, il secondo, ha il significato di “piccolo borgo”, nome molto comune nel territorio italiano, usato soprattutto per paesi di piccole dimensioni. Entrambi compaiono citati per la prima volta, nel 1034, fra i possedimenti dell’arcivescovo milanese Ariberto da Intimiano, che lascia i suoi averi in eredità al Capitolo milanese e, da quest’ultimo, vengono concessi in feudo ad alcune delle più potenti famiglie dell'epoca, fra le quali i Rho, che ne diventano ufficialmente i signori nel 1481. Solo nell’anno 1753, i due paesi vengono uniti ufficialmente sotto l’abitato dominante di Borghetto e questo, solo successivamente all’Unità d’Italia, assume il nome di Borghetto Lodigiano, per distinguersi dalle altre località italiane omonime. A Borghetto Lodigiano si distinguono diversi edifici di carattere storico, culturale e religioso, alcuni dei quali appartenuti o fatti edificare dalla nobile famiglia dei Rho a cavallo tra i secoli XV-XVI, come: Villa Rho, edificata tra il 1481 e il 1510, come prima residenza ufficiale della famiglia, nell’abitato di Fossadolto, ristrutturata e affiancata, nel 1627, da Cascina Sant’Ambrogio; Palazzo Rho, oggi sede municipale, nato come sontuosa seconda dimora familiare, sulla sposta opposta del Sillaro, a Borghetto, insieme alla nuova Chiesa di San Bartolomeo. Villa Rho, poi Confalonieri e Belgiojoso, fa parte dell’insieme di edifici appartenenti al complesso oggetto di questa tesi, Co’ di Sopra, uno dei diversi insediamenti a carattere storico-monumentale che si trova all’interno nel territorio comunale di Borghetto Lodigiano; composto non solo da questa villa nobiliare quattrocentesca, rimaneggiata in stile barocco, ma anche da un portale d’ingresso storico datato 1627 e dalla cascina annessa nello stesso anno, sviluppatasi poi successivamente in insediamento produttivo di latte e formaggi, insieme a diversi edifici rustici come la casèra, le stalle, il lavatoio e il mulino ad acqua ottocenteschi. Le tipologie costruttive presenti all’interno del complesso variano dalle strutture in muratura portante, realizzate tra il secolo XV e gli inizi del Novecento, ai porticati su pilastri, alle caratteristiche volte, alcune delle quali affrescate, ai bellissimi solai lignei a cassettoni decorati in stile barocco nella villa, per non parlare della moltitudine di altri solai lignei e dei sistemi di copertura realizzati con capriate lignee e travature a vista, fino ad arrivare alle strutture più moderne, realizzate nel corso del secolo scorso, come i silos in calcestruzzo armato per il foraggio e la copertura per la mungitura all’aperto con portali in acciaio e travature reticolari. Sul finire del secolo XX, con la diminuzione della produzione, la cascina subisce un totale abbandono dell’uso produttivo e residenziale, ad eccezione del solo piano terra della villa, abitato dal custode. Ad oggi, non si può dire che il complesso si trovi in un buono stato di conservazione, a causa delle trascurate manutenzioni e degli elevati costi per sostenerle; c’è da dire, però, che nel momento in cui si sono presentati problemi, riguardo alla sicurezza o all'eventuale perdita di alcune parti dei manufatti, i proprietari sono subito intervenuti, come nel caso della demolizione del corpo pericolante su via Lago o delle nuove realizzazioni dei tetti della cascina e dell'ala est dell'ingresso. I problemi più evidenti, riscontrati durante i diversi sopralluoghi, sono quelli legati alle strutture in muratura portante, che risultano interessante da importanti fenomeni di umidità di risalita, quadri fessurativi, cedimenti differenziali o fuori piombo. Proprio per questo motivo, il progetto propone, prima degli interventi progettuali pensati per il riuso degli edifici, di effettuare diversi approfondimenti diagnostici ed indagini, sia in situ che in laboratorio, necessari per l’analisi e lo studio dello stato di fatto e per la successiva determinazione di quelle che saranno le scelte per le operazioni di restauro, risanamento conservativo e consolidamento strutturale. Lo scopo primario del progetto è quello di riportare il complesso di Co’ di Sopra all'importanza storica attestata, sia dal punto di vista culturale che agricolo, recuperando gli edifici esistenti e riprogettando gli spazi aperti per renderli nuovamente fruibili dalla cittadinanza e rimettendoli al centro di un interesse collettivo che abbia voglia di salvaguardarli, valorizzarli e viverli come luoghi quotidiani di vita, dello stare, dell'incontro e dello scambio. Il tema di progetto scelto, per la riqualificazione e il riutilizzo degli edifici del complesso, si associa al mondo del biologico e alla realtà di Borghetto Lodigiano come una delle quattro “Città del Bio” della Lombardia; da qui, nasce l’idea di trasformare il complesso di Co’ di Sopra in una sorta di “Co’ del Bio”, con l’obiettivo di raccogliere, in un unico punto, tutte le aziende locali produttrici di biologico certificato e che utilizzano metodi produttivi sostenibili, allo scopo di farle conoscere sul territorio e permetterne un ulteriore sviluppo; il fine ultimo è quello di utilizzare la conoscenza di questo settore come leva verso un processo di sostenibilità più ampio, che tocca anche altre tematiche d’importanza cruciale, come l’ambiente, il futuro del pianeta e la sana alimentazione. I nuovi usi pensati per gli edifici ripristinano, ma con modalità differenti, le funzioni che un tempo il complesso esercitava, unendole a delle nuove funzioni, dettate dalle possibilità che offre il territorio. In particolare, vengono ripristinate le funzioni abitative per la villa e parte delle case coloniche della cascina, creando anche nuovi spazi residenziali negli edifici più a nord che, grazie alla loro posizione strategica, offrono la possibilità di una zona più riparata e meno pubblica, più idonea alla funzione residenziale. Per quanto riguarda le precedenti funzioni produttive della cascina, come l'allevamento del bestiame e la realizzazione dei formaggi, queste, non vengono ripristinate, ma lasciate alle già numerosissime cascine attive nel territorio; l’idea è, invece, quella di farle risaltare tramite la creazione di un nuovo polo nevralgico di mercato a livello sovracomunale, che ha lo scopo di raccogliere tutte le produzioni delle comunità agricole. Insieme a questo obiettivo, il progetto ha anche l’intento di portare a Borghetto quel ramo di cicloturismo, che già passa nel territorio lodigiano, legato alle tradizioni religiose, culturali ed enogastronomiche. Lo scopo è quello di creare una nuova tappa lungo questi percorsi, attraverso la realizzazione di nuovi punti di ristoro e di degustazione di prodotti tipici locali, biologici e a chilometro zero. Restano, poi, le varie funzioni commerciali, legate al funzionamento di questo nuovo organismo, pensate al fine di sviluppare introiti economici alle aziende produttrici locali partner di questo progetto, tramite la realizzazione di punti vendita o uffici in loco. Non per ultimo, l'obiettivo è anche quello di coinvolgere ed invogliare a conoscere più da vicino il settore del biologico, partendo dalle scuole fino ad arrivare alla comunità più longeva, proponendo incontri con personalità e aziende del settore, istituendo laboratori aperti a tutti e soprattutto creando orto, frutteto e vigneto pubblici.

Co' di Sopra: recupero di un complesso cascinale lodigiano per lo sviluppo sostenibile delle comunità agricole biologiche

Velluti, Martina
2023/2024

Abstract

The Lodi area is identified in that portion of the Lombardy Po Valley which extends between the Lambro, Adda and Po rivers, which act as natural borders within the landscape; in particular, the Province of Lodi is located between those of Milan, Pavia, Cremona and borders to the south with that of Piacenza, belonging to the Region of Emilia-Romagna. The Municipality of Borghetto Lodigiano, in which the case study is located, is located on the western border of the Province of Lodi, naturally sanctioned by the Lambro river, beyond which the Pavia area begins. The municipal territory, divided exactly in half by the Sillaro torrent and its Local Park of Supra-municipal Interest, does not only include the large central nucleus of Borghetto, the actual town, but also brings together a series of numerous hamlets, localities and farmhouses scattered in the agricultural plain around it. The town we see today is, in reality, made up of two different medieval centres, autonomous from each other: Fossadolto on the left and Borghetto on the right, which head towards the opposite banks of the Sillaro torrent; the first owes its name to its original location on a high moat, in defense of a fortress, while the second has the meaning of "small village", a very common name in Italian territory, used above all for small towns. Only in the year 1753, the two towns were officially united under the dominant town of Borghetto and this, only after the unification of Italy, took on the name of Borghetto Lodigiano, to distinguish itself from the other Italian towns of the same name. The complex object of this thesis, Co' di Sopra, is one of the various settlements of a historical-monumental nature located within the municipal territory of Borghetto Lodigiano; composed not only of this fifteenth-century noble villa, remodeled in Baroque style, but also of a historic entrance portal dated 1627 and the farmhouse annexed in the same year, which subsequently developed into a milk and cheese production settlement, together with various rustic buildings such as the hut, the stables, the wash house and the nineteenth-century water mill. The primary aim of the project is to bring the Co' di Sopra complex back to its attested historical importance, both from a cultural and agricultural point of view, recovering the existing buildings and redesigning the open spaces to make them accessible to citizens again and putting them back at the center of a collective interest that wants to safeguard them, enhance them and experience them as daily places of life, of being, of meeting and exchange. The chosen project theme, for the redevelopment and reuse of the complex's buildings, is associated with the world of organic farming and the reality of Borghetto Lodigiano as one of the four "Organic Cities" in Lombardy; from here, the idea of transforming the Co' di Sopra complex into a sort of "Co' del Bio" was born, with the aim of gathering, in a single point, all the local companies producing certified organic products and using sustainable production methods, with the aim of making them known in the area and allowing their further development; the ultimate aim is to use the knowledge of this sector as a lever towards a broader sustainability process, which also touches on other issues of crucial importance, such as the environment, the future of the planet and healthy eating. The new uses designed for the buildings restore, but in different ways, the functions that the complex once performed, combining them with new functions, dictated by the possibilities offered by the territory. In particular, the residential functions for the villa and part of the farmhouses of the farmhouse are restored, also creating new residential spaces in the buildings further north which, thanks to their strategic position, offer the possibility of a more sheltered and less public area, more suitable for residential use. As regards the previous productive functions of the farm, such as breeding livestock and making cheese, these are not restored, but left to the already numerous farms active in the area; the idea is, instead, to make them stand out through the creation of a new market hub at a supra-municipal level, which has the aim of collecting all the production of the agricultural communities. Together with this objective, the project also has the intention of bringing to Borghetto that branch of cycle tourism, which already passes through the Lodi area, linked to religious, cultural and food and wine traditions.
CAMPANELLA, CHRISTIAN
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
16-lug-2024
2023/2024
Il territorio lodigiano si identifica in quella porzione di Pianura Padana lombarda che si distende tra i fiumi Lambro, Adda e Po, che fungono da confini naturali all’interno del paesaggio; in particolare, la Provincia di Lodi si trova compresa tra quelle di Milano, Pavia, Cremona e confina a sud con quella Piacenza, appartenente alla Regione dell’Emilia-Romagna. Questo territorio viene considerato come una sorta di modello per il cicloturismo, grazie all’armoniosità del suo paesaggio, ai numerosi corsi d’acqua e ad una fitta rete ciclabile, che si estende per più di 500 chilometri, attraverso parchi, boschi e riserve naturali, dividendosi in diversi itinerari turistici, religiosi, culturali ed enogastronomici, utili ad assaporare la tradizione culinaria locale, basata soprattutto sulla produzione di formaggi. Il Comune di Borghetto Lodigiano, nel quale è situato il caso studio, si trova al confine occidentale della Provincia di Lodi, sancito naturalmente dal fiume Lambro, al di là del quale inizia il territorio pavese. Il territorio comunale, diviso esattamente a metà dal torrente Sillaro e dal suo Parco Locale di Interesse Sovracomunale, non comprende solo il grande nucleo centrale di Borghetto, il paese vero e proprio, ma accorpa anche una serie di numerose frazioni, località e cascine sparse nella pianura agricola attorno ad esso. Le origini di questo luogo risalgono già all’epoca romana, nel periodo che va tra il 30 a.C. e il 640 d.C., quando, nel territorio borghettino, si trova la stazione di “Tres Tabernae”, sull’antica “Via Mediolanum-Placentia”, che metteva in comunicazione Milano e Piacenza, passando per Lodi Vecchio. Il paese che oggi vediamo è, in realtà, formato da due diversi nuclei medievali, autonomi tra loro: Fossadolto sulla sinistra e Borghetto sulla destra, che si capeggiano sulle sponde opposte del torrente Sillaro; il primo, deve il suo nome alla sua collocazione originaria su un alto fossato, a difesa di una rocca, mentre, il secondo, ha il significato di “piccolo borgo”, nome molto comune nel territorio italiano, usato soprattutto per paesi di piccole dimensioni. Entrambi compaiono citati per la prima volta, nel 1034, fra i possedimenti dell’arcivescovo milanese Ariberto da Intimiano, che lascia i suoi averi in eredità al Capitolo milanese e, da quest’ultimo, vengono concessi in feudo ad alcune delle più potenti famiglie dell'epoca, fra le quali i Rho, che ne diventano ufficialmente i signori nel 1481. Solo nell’anno 1753, i due paesi vengono uniti ufficialmente sotto l’abitato dominante di Borghetto e questo, solo successivamente all’Unità d’Italia, assume il nome di Borghetto Lodigiano, per distinguersi dalle altre località italiane omonime. A Borghetto Lodigiano si distinguono diversi edifici di carattere storico, culturale e religioso, alcuni dei quali appartenuti o fatti edificare dalla nobile famiglia dei Rho a cavallo tra i secoli XV-XVI, come: Villa Rho, edificata tra il 1481 e il 1510, come prima residenza ufficiale della famiglia, nell’abitato di Fossadolto, ristrutturata e affiancata, nel 1627, da Cascina Sant’Ambrogio; Palazzo Rho, oggi sede municipale, nato come sontuosa seconda dimora familiare, sulla sposta opposta del Sillaro, a Borghetto, insieme alla nuova Chiesa di San Bartolomeo. Villa Rho, poi Confalonieri e Belgiojoso, fa parte dell’insieme di edifici appartenenti al complesso oggetto di questa tesi, Co’ di Sopra, uno dei diversi insediamenti a carattere storico-monumentale che si trova all’interno nel territorio comunale di Borghetto Lodigiano; composto non solo da questa villa nobiliare quattrocentesca, rimaneggiata in stile barocco, ma anche da un portale d’ingresso storico datato 1627 e dalla cascina annessa nello stesso anno, sviluppatasi poi successivamente in insediamento produttivo di latte e formaggi, insieme a diversi edifici rustici come la casèra, le stalle, il lavatoio e il mulino ad acqua ottocenteschi. Le tipologie costruttive presenti all’interno del complesso variano dalle strutture in muratura portante, realizzate tra il secolo XV e gli inizi del Novecento, ai porticati su pilastri, alle caratteristiche volte, alcune delle quali affrescate, ai bellissimi solai lignei a cassettoni decorati in stile barocco nella villa, per non parlare della moltitudine di altri solai lignei e dei sistemi di copertura realizzati con capriate lignee e travature a vista, fino ad arrivare alle strutture più moderne, realizzate nel corso del secolo scorso, come i silos in calcestruzzo armato per il foraggio e la copertura per la mungitura all’aperto con portali in acciaio e travature reticolari. Sul finire del secolo XX, con la diminuzione della produzione, la cascina subisce un totale abbandono dell’uso produttivo e residenziale, ad eccezione del solo piano terra della villa, abitato dal custode. Ad oggi, non si può dire che il complesso si trovi in un buono stato di conservazione, a causa delle trascurate manutenzioni e degli elevati costi per sostenerle; c’è da dire, però, che nel momento in cui si sono presentati problemi, riguardo alla sicurezza o all'eventuale perdita di alcune parti dei manufatti, i proprietari sono subito intervenuti, come nel caso della demolizione del corpo pericolante su via Lago o delle nuove realizzazioni dei tetti della cascina e dell'ala est dell'ingresso. I problemi più evidenti, riscontrati durante i diversi sopralluoghi, sono quelli legati alle strutture in muratura portante, che risultano interessante da importanti fenomeni di umidità di risalita, quadri fessurativi, cedimenti differenziali o fuori piombo. Proprio per questo motivo, il progetto propone, prima degli interventi progettuali pensati per il riuso degli edifici, di effettuare diversi approfondimenti diagnostici ed indagini, sia in situ che in laboratorio, necessari per l’analisi e lo studio dello stato di fatto e per la successiva determinazione di quelle che saranno le scelte per le operazioni di restauro, risanamento conservativo e consolidamento strutturale. Lo scopo primario del progetto è quello di riportare il complesso di Co’ di Sopra all'importanza storica attestata, sia dal punto di vista culturale che agricolo, recuperando gli edifici esistenti e riprogettando gli spazi aperti per renderli nuovamente fruibili dalla cittadinanza e rimettendoli al centro di un interesse collettivo che abbia voglia di salvaguardarli, valorizzarli e viverli come luoghi quotidiani di vita, dello stare, dell'incontro e dello scambio. Il tema di progetto scelto, per la riqualificazione e il riutilizzo degli edifici del complesso, si associa al mondo del biologico e alla realtà di Borghetto Lodigiano come una delle quattro “Città del Bio” della Lombardia; da qui, nasce l’idea di trasformare il complesso di Co’ di Sopra in una sorta di “Co’ del Bio”, con l’obiettivo di raccogliere, in un unico punto, tutte le aziende locali produttrici di biologico certificato e che utilizzano metodi produttivi sostenibili, allo scopo di farle conoscere sul territorio e permetterne un ulteriore sviluppo; il fine ultimo è quello di utilizzare la conoscenza di questo settore come leva verso un processo di sostenibilità più ampio, che tocca anche altre tematiche d’importanza cruciale, come l’ambiente, il futuro del pianeta e la sana alimentazione. I nuovi usi pensati per gli edifici ripristinano, ma con modalità differenti, le funzioni che un tempo il complesso esercitava, unendole a delle nuove funzioni, dettate dalle possibilità che offre il territorio. In particolare, vengono ripristinate le funzioni abitative per la villa e parte delle case coloniche della cascina, creando anche nuovi spazi residenziali negli edifici più a nord che, grazie alla loro posizione strategica, offrono la possibilità di una zona più riparata e meno pubblica, più idonea alla funzione residenziale. Per quanto riguarda le precedenti funzioni produttive della cascina, come l'allevamento del bestiame e la realizzazione dei formaggi, queste, non vengono ripristinate, ma lasciate alle già numerosissime cascine attive nel territorio; l’idea è, invece, quella di farle risaltare tramite la creazione di un nuovo polo nevralgico di mercato a livello sovracomunale, che ha lo scopo di raccogliere tutte le produzioni delle comunità agricole. Insieme a questo obiettivo, il progetto ha anche l’intento di portare a Borghetto quel ramo di cicloturismo, che già passa nel territorio lodigiano, legato alle tradizioni religiose, culturali ed enogastronomiche. Lo scopo è quello di creare una nuova tappa lungo questi percorsi, attraverso la realizzazione di nuovi punti di ristoro e di degustazione di prodotti tipici locali, biologici e a chilometro zero. Restano, poi, le varie funzioni commerciali, legate al funzionamento di questo nuovo organismo, pensate al fine di sviluppare introiti economici alle aziende produttrici locali partner di questo progetto, tramite la realizzazione di punti vendita o uffici in loco. Non per ultimo, l'obiettivo è anche quello di coinvolgere ed invogliare a conoscere più da vicino il settore del biologico, partendo dalle scuole fino ad arrivare alla comunità più longeva, proponendo incontri con personalità e aziende del settore, istituendo laboratori aperti a tutti e soprattutto creando orto, frutteto e vigneto pubblici.
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